I complimenti iperbolici non sono mai sprecati se riferiti ad Andrea Pirlo, fantasista della Juventus e della Nazionale, ex Milan – con cui ha vinto e rivinto tutto il possibile – ed ex Inter.
«Per me il gruppo conta tantissimo, ma se mi dimenticassi di me stesso toglierei forza proprio ai miei compagni: tanti singoli fanno una squadra, tanti sogni fanno un trionfo». Un fuoriclasse. Un super campione iper titolato: Andrea Pirlo.
Ciò che colpisce di lui, oltre al geniale estro, è la formidabile logica fuori e dentro il campo. Creatività e raziocinio abitano in egual misura il suo corpo mettendo splendidamente in connessione testa e piedi. Penso quindi gioco (Mondadori, pag. 144, 16 euro) è la conferma della perfetta efficienza della macchina Andrea Pirlo. Il regista bianconero usa i piedi per calciare, la testa per pensare e la lingua per dire ciò che sente, senza tatticismo o giri di parole. Fra le tante prese di posizione scomode contenute in questo libro, Andrea Pirlo è categorico sui colleghi calciatori coinvolti nelle scommesse, suggerisce provvedimenti drastici per combattere la violenza negli stadi e il crescente razzismo che colpisce gli atleti di pelle nera.
Andrea Pirlo non è certo tenero nei confronti dei dirigenti che hanno provato a rottamarlo, mentre ha qualche rimpianto verso quegli addetti ai lavori (Barcellona, Real Madrid, Chelsea) che gli hanno fatto una corte spietata, ma mai nel momento giusto. Andrea Pirlo racconta anche il suo lato spiritoso che si esprime negli scherzi da spogliatoio. Negli anni rossoneri il suo bersaglio migliore è stato Rino Ringhio Gattuso, oggi la voglia di divertirsi gli fa trovare continuamente nuove prede, nella Juve e in Nazionale. Per la prima volta Andrea Pirlo, “il calciatore di tutti” – come lo definisce il mister Cesare Prandelli – svela qual è l’intelligenza che guida i piedi più raffinati del calcio europeo.