Nei prodotti di più comune utilizzo, a parte qualche eccezione, si riscontra un' approssimazione sempre più evidente, ovvio risultato di metodologie di produzione improntate principalmente sulla fretta e sull'improvvisazione nonchè sullo sfruttamento di una forza lavoro sempre meno pagata in rapporto all'impegno impiegato, ergo molto poco motivata.
Le arti dovrebbero riequilibrare questo dissesto, rimangono un baluardo di passione, di ispirazione seguita da una cura certosina dei dettagli, e a meno che non si faccia rientrare nell'ambito i cinepanettoni o la musica leggera, qualcuno che fa egregiamente il suo dovere c'è ancora.
Uno di questi è sicuramente
Andrew Bird
Uno di quegli artisti che definire signorile, è soltanto un modo per rendere merito alla sua cristallina abilità di canzoniere.
Alla soglia dei quaranta, questo signore molto spesso elegante, ha acquisito una capacità di incantare tutta sua, basata principalmente sulla passione per il violino, suo strumento principe e dal quale di solito partono le sue composizioni, passione che mai sfocia nel virtuosismo fine a se stesso, bensì in canzoni molto spesso fantastiche.
Andrew Bird è uno che si mette in discussione, cerca nuove soluzioni processando il folk in un'effettistica che ormai ha fatto scuola, può riuscire meglio in questo o quel disco, ma di sicuro sono ormai diversi anni che col suo fischio, altro inconfondibile marchio di fabbrica, continua ad affabulare quelle orecchie in cerca di un artista che non sporchi le sue melodie con testi scontati, che ci metta la tecnica anche, ma che riesca a sorprendere senza effetti speciali, ultimo baluardo dei bardi, in un mondo senza passione.