Più dolce che mai
Lollipop ha rappresentato un grande salto in avanti per il sistema operativo Android, che ha goduto di un revamp stilistico e funzionale non da poco rendendolo al contempo molto più moderno e sotto certi aspetti efficiente. Purtroppo la strada è stata costellata di moltissime insidie, com'è logico in queste situazioni, e l'aggiornamento ha causato non pochi problemi agli utenti che hanno deciso di passare tempestivamente alla versione più recente; col tempo la realtà si è stabilizzata e gran parte delle magagne sono state sistemate in modo più o meno definitivo. Marshmallow continua l'opera di rinnovamento iniziata un anno fa e la sensazione è di trovarci di fronte alla vera release di Lollipop che sarebbe dovuta uscire nel 2014.
Non solo estetica
Il material design è ancora il paradigma alla base dell'interfaccia utente, sarebbe sciocco pensare a un'inversione di rotta dopo così poco tempo, e sotto questo punto di vista non vi sono poi così tante novità se non alcuni leggeri tweak che non modificano assolutamente l'esperienza d'uso in alcun modo. La home screen appare praticamente identica a 5.0 e l'unica differenza si nota nella barra di ricerca, grazie al logo di big G a colori e non più soltanto una scritta monocromatica. Sulla pagina più a sinistra è come sempre presente l'assistente personale Google Now che riceve un piccolo restyling grafico: addio foto di sfondo presente sulla parte superiore del display, al suo posto è posizionato un enorme spazio vuoto di colore grigio che risulta assolutamente meno piacevole da vedere rispetto al passato.
In quanto a funzionalità non vi sono cambiamenti che stravolgono l'utilizzo, escludendo Now on Tap di cui parleremo in seguito. L'app drawer, invece, subisce un rinnovamento non da poco grazie ad alcune modifiche che vanno a pescare direttamente dalle versioni più vecchie di Android per attualizzare un elemento tra i più usati. Lo scrolling , infatti, non si esegue più in orizzontale bensì in verticale, rendendo l'interazione molto più veloce grazie alla possibilità di passare velocemente all'ultima applicazione con un unico swipe, decisamente meglio della dozzina richiesti da Honeycomb in poi. Inoltre è integrata una barra di ricerca e una scrollbar che migliorano di molto il modo in cui si naviga in un mare di icone, prima decisamente più macchinoso e frustrante, specie per coloro che hanno installate un centinaio di programmi; fa piacere, inoltre, sapere che il ridisegnato app drawer non è prerogativa esclusiva di Marshmallow ma può essere tranquillamente installato su Lollipop semplicemente aggiornando Google Search. Vediamo ora la feature più interessante di questo 6.0, Now on Tap: premesso che al momento non è disponibile in italiano, permette di analizzare il contenuto della schermata per esibire informazioni utili e in linea col contesto generale. In sostanza, tenendo premuto il pulsante home tutto quello che è visualizzato sullo schermo viene inviato ai server Google che esamina le parole on screen e fornisce dati basati sul contenuto visualizzato; leggendo la wiki dedicata a George Clooney, ad esempio, il primo risultato è una semplice query al motore di ricerca seguita a ruota da una quantità variabile di schede prese da imdb.com, Twitter e altri social network. Siccome Now on Tap non conosce il soggetto a cui l'utente si riferisce, la scansione riguarda le notizie che il motore di ricerca crede siano di nostro interesse, con risultanti non sempre del tutto attendibili o talvolta totalmente errati: non di rado le email non restituiscono alcuna informazione utile, se non del tutto sbagliata, e il più delle volte il tutto si conclude con un nulla di fatto. Lo spettro di azioni eseguibili non si riduce soltanto a questo elemento, dato che si può anche fare una ricerca vocale incentrata sui risultati di Now: prendendo sempre come esempio il popolare attore statunitense, chiedendo a voce l'età Google esibisce una risposta. Per il momento, purtroppo, sembra ancora un'aggiunta sviluppata in fretta e furia senza un vero uso pratico, ma non vi sono dubbi che col tempo verrà ampliata e migliorata non poco, sempre che in casa Mountain View non decidano di tagliarla prima, anche se come eventualità non pare attualmente realistica.
Sotto il cofano
Il processo di ottimizzazione non riguarda soltanto i cambiamenti in ambito estetico, ma si estende anche a quelle che possono essere tranquillamente definite le fondamenta di Android, in questo caso si parla specificatamente dei permessi di sistema. Quest'ultimo aspetto ha subito un gigantesco cambiamento che influenzerà il modo in cui si utilizzerà in futuro un'app: tutti i programmi che hanno come target il nuovo SDK invece di presentare una copiosa lista di autorizzazioni all'atto di installazione, chiederanno l'autorizzazione di usare una certa funzione nel momento in cui si presenti proprio la necessità di accedervi. In parole povere, ci si trova di fronte ad una concezione simile a quella implementato su iOS, in cui il sistema operativo richiede tramite un prompt l'accesso alla fotocamera o al GPS. Quello che in caso Google stanno cercando di fare è dare maggiore consapevolezza all'utenza del perché un'applicazione abbia la necessità di usare una porzione o meno del SO, senza rendere troppo complicato un qualcosa che è stato creato in primis per notificare correttamente quali informazioni possono vedere le app. In quest'ottica ora si può negare o meno singolarmente un permesso senza rischiare crash o blocchi, anche se come detto in precedenza è necessario attendere che escano gli aggiornamenti sullo store. Molto probabilmente la mossa è stata escogitata in modo da placare in parte le accuse di invasione della privacy che troppo spesso vengono rivolte al gigante della ricerca on-line, dando all'utente la capacità di avere un controllo molto più granulare sui dati a cui possono giungere i vari fornitori di servizi. Da notare, comunque, che ora di default ogni app ha la facoltà di scambiare dati via internet senza possibilità di disattivare o meno questa funzionalità, cosa che pare un pelo eccessiva dato che una semplice calcolatrice, ad esempio, che necessità ha ad avere accesso al web. Altra news è l'App Linking e in sostanza permette agli sviluppatori di associare un determinato link ad una applicazione in modo da aprirla di default senza richiedere il solito prompt a schermo. Per fare in modo che questo sistema sia operativo è necessario che sul sito sia presente uno speciale file JSON che indica ad Android come comportarsi in quel specifico caso; ovviamente per chi non gradisse questo approccio è sempre disponibile nelle impostazioni un toggle che disattiva del tutto questo sistema di linking. Fa sorridere, in un certo senso, che nel momento in cui la maggior parte delle case è in procinto di abbandonare la memoria esterna Google abbia deciso di inserire una novità particolarmente succosa: la nuova feature chiamata Adaptable Storage eleva le schede SD esterne allo stesso livello della memoria interna.
Purtroppo non siamo riusciti a testare questa funzionalità; il nostro Nexus 5 non è dotato di slot microSD, ma pressappoco il procedimento prevede di formattare l'unità, la sua successiva criptazione e l'eventualità di muovere alcuni dati preesistenti sulla nuova porzione. Per concludere, parliamo di Doze mode, la nuova modalità di risparmio energetico che taglia in modo considerevole l'uso di energia nel caso in cui lo smartphone rimanga in standby; nell'eventualità in cui il telefono non venga mosso per un determinato periodo di tempo quasi ogni processo in background viene sospeso, connessione 3G inclusa. L'unica eccezione a questa regola è per le notifiche di alta priorità che vengono recepite anche in Doze mode; purtroppo, mossa veramente ingenua da parte del colosso statunitense, soltanto gli sviluppatori hanno la possibilità di impostare la loro creazione come High-priority e l'utente in questo caso non ha alcun potere decisionale. Non vi sono dubbi che tutto ciò verrà abusato anche per le notifiche più futili e a seguito delle lamentele dei consumatori Google farà marcia indietro con la prossima versione del loro SO.
Conclusioni
Quelle appena elencate sono soltanto alcune delle novità che caratterizzano Marshmallow e ve ne sono tante altre che vanno a raffinare un prodotto che in una sola generazione dalla grande rivoluzione ha saputo imporsi come un qualcosa di qualitativamente molto elevato.
Sul Nexus 5 non si riscontrano grandissimi rallentamenti nonostante i 2 anni sul groppone ed il tutto si comporta senza bug che rendano l'esperienza una spina nel fianco; di sicuro il lavoro svolto è di prima caratura e gli ingegneri di casa Mountain View hanno dimostrato di saper fare il proprio lavoro egregiamente. Purtroppo i lati negativi sono più che altro una conseguenza della frammentazione che nel 2015 ancora infesta Android: nonostante le centinaia di nuove API disponibili non vi sono incentivi per abbracciarle dato che il frutto di un duro lavoro viene apprezzato da pochi fortunati che ricevono per tempo l'aggiornamento, mentre tutti gli altri rimangono ancorati a KitKat o peggio Jelly bean. Nonostante possa sembrare un discorso antipatico, bisogna dare atto ad Apple di aver implementato un sistema di aggiornamenti che permette di rilasciare a tutta la propria user-base l'ultimissima versione del sistema operativo con conseguenti app pronte per il rilascio; è una caratteristica che Google deve assolutamente fare sua se vuole mantenere una crescente leadership nel mercato e non perdere quote a favore della casa di Cupertino, che non aspetta altro che cannibalizzare le vendite dei dispositivi di fascia media vendendo direttamente device rigenerati ad un prezzo aggressivo. Ma in fondo, fanboy di entrambe le fazioni a parte, tutto questo non può che far piacere a tutti gli amanti della tecnologia, dato che la spinta competitiva che viene generata può dare uno scossone ad un settore che ultimamente sta vivendo un periodo di stagnazione creativa che rischia di appiattire l'offerta di smartphone disponibili, sempre più simili l'uno con l'altro.