Ok, ok, tempo fa avevo detto che avrei tenuto illibato il più possibile il mio cellulare, senza sottoporlo a torture di ogni tipo… beh, diciamo che l’idea era quella. Si, soltanto l’idea.
Dopo aver rootato il cellulare mi si è aperto davvero un mondo: non solo potevo installare un casino di roba visto lo spazio libero, ma potevo andare a modificare permessi, impostazioni, kernel… e tante altre cose che prima neppure mi sarei sognata.
Il guaio è che, vista la mia (relativamente) poca esperienza con i droidi, più che migliorarlo ho letteralmente affondato il telefono: rallentamenti, errori e force-close sono diventati all’ordine del giorno. Alchè mi sono detta: “Jessica, qui c’è poco da fare: o flashi il telefono con una stock ROM, oppure lo reflashi con una ROM ‘cucinata’ e vedi cosa succede“, tranquilla del fatto che, se avessi brickato, c’è sempre quel mio amico che con questi aggeggini è un mostro….
Ora, se è la prima volta che vi trovate di fronte alle parole “ROM cucinata” (o custom ROM), “stock ROM” , flash, reflash e brick, è giusto che prima di continuare nella scoperta della valle perduta io vi chiarisca un pochettino le idee, così da essere totalmente consapevoli di cosa stiamo andando a fare.
Personalmente, se non avete le idee esattamente chiare, vi consiglio di continuare la lettura di questo articolo… altrimenti potrete sempre saltare alla guida pratica al reflash di una ROM CUCINATA (nel nostro caso GingerLoL su LG O1).
Premessa (e ci tengo a farla): la parola ROM, informaticamente parlando, non significa affatto sistema operativo. All’interno di questo post, chiaramente, sarà usata relativamente al gergo dei devices cellulari (e, in tal caso, con ROM si intende tutto l’ambaradan del sistema operativo residente nella memoria interna).
Con Custom ROM (o simpaticamente italianizzato ROM cucinata) si intende, invece, un sistema operativo – sempre per il vostro cellulare - modificato (in kernel, files e pacchetto applicativo di base) da qualche manina esperta e di buona volontà, spesso per certi versi più funzionale della stessa stock ROM (e per altri un disastro, ma questo è relativo…).
flashare un firmware vuol dire sostituire, oltre che al sistema operativo e tutto il software connesso già esistente, anche le zone di memoria contrassegnate come “sola lettura” preassegnate dal firmware precedente (il termine “flashare” deriva dalla memoria interna dei nostri cellulari, detta proprio “memoria flash”), sovrascrivendole completamente e modificandone anche la locazione fisica. Scopriremo insieme, con il passare del tempo, che la procedura di flash è più macchinosa rispetto a quella di reflash!
Reflashare una ROM, invece, vuol dire sostituire semplicemente il sistema operativo, il kernel, le applicazioni… senza intaccare, però, le zone fisiche contrassegnate dal sistema come “sola lettura”.
In pratica, per dirla in termini semplici (ma NON prendetemi alla lettera, è solo un esempio…) se io ho un Macbook e vi installo sopra Leopard, Snow Leopard, Lion e via discorrendo sto reflashando, mentre se, invece, un giorno mi sveglio e decido di volerci installare su Windows allora farò qualcosa di simile al flash.
Detto ciò, vi sarà chiaro perchè, quando vi andrò a spiegare come reflashare il telefono con una ROM custom, vi imporrò di reflashare con una custom che abbia come base il sistema operativo precedentemente installato (se avete Froyo la vostra ROM cucinata dovrà essere Froyo-based, se avete Gingerbread dovrà essere Gingerbread-based… e via discorrendo).
E vi sarà anche chiaro il perchè, quando invece vi spiegherò come flashare il firmware del cellulare, non terrò assolutamente conto di cosa c’era sopra… ma vi dirò che la procedura è un po’ contorta e che il rischio di brick si alza notevolmente.
Spero di essere stata chiara e di aver soddisfatto la vostra sete di curiosità! :)