Potreste, come me, occuparvi di prove prodotto e test, farvi cioè spedire a casa brandelli di esistenze e conversazioni altrui, sperimentarle sulla vostra pelle e poi scrivere sul vostro blog le recensioni. Nel migliore dei casi riuscireste a tirare su qualche soldino, nel medio vi restano appiccicati gli stati d’animo e vi fate carico di dolori e gioie altrui, nel peggiore rischiate di uscire fuori tema, i lettori vi sgamano subito, i committenti vi querelano perché avete male interpretato la loro privacy e la vostra web reputation finisce peggio di un vegano complottista animalista pentastellare qualunque. Che poi vedete, oggi le cinque stelle non si possono nemmeno più usare come massimo del punteggio da attribuire a qualcosa di veramente figo. Volevo assegnarle a chi le soddisfazioni proprio non sa più dove stanno di casa, lo so che è una sensazione comune nella società contemporanea ma non è colpa nostra se abbiamo così tanto tempo da dedicare a noi stessi che la nomea di animali sociali ormai non ce la dà più nessuno, nemmeno i nostri gatti perché il fatto che postiamo di continuo le loro foto filtrate da effetti vintage è per puro egoismo, per vantarci del nostro ego riflesso sui felini, mica per affetto disinteressato. La mancanza di soddisfazione dev’essere una specie di male del secolo perché ha annichilito persino le tradizionali forme complementari di appagamento del sé, intendo cose come la letteratura, la musica o la contemplazione dell’arte in genere prima dell’era della de-materializzazione. Qualcuno di voi potrebbe obiettare che è vero ma che tutto sommato sopravvive l’amore, ma preferisco non entrare nel merito perché secondo me, se ci pensate bene, si tratta di una teoria che fa acqua da tutte le parti. Oggi ho visto una donna visibilmente provata asciugarsi più volte le lacrime in solitudine, quindi indossare le cuffie dell’iPod e, appena partita la canzone selezionata per la funzione consolatoria, socchiudere gli occhi ed emettere un profondo sospiro. Ecco, avrei voluto farmi raccontare di più sulla sua vita, ma avevo paura di interromperla in quel fragile equilibrio di estasi. Non posso quindi dire la mia su questo episodio, non ho abbastanza elementi. Mi permetto allora un commento molto superficiale solo su chi mi ha scritto che ci mancano, a essere ottimisti, una cinquantina di natali circa prima di archiviare l’intera esperienza dalla parte dei vivi. Un’ottima intuizione, caro mio, ma non mi interesso di cose che non sono mai esistite, come quello che ci manca perché lo troveremo nel tempo a seguire. Preferisco ripercorrere a memoria quei quarantotto che sono sicuro di avere interpretato al meglio di me, e se qualcuno di voi se la sente posso anche concedergli l’esclusiva per testarli come si deve a patto che poi mi racconti tutto nei minimi dettagli.
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