Itinerario fantastico che abbiamo già percorso. Di qua ci son passato la prima volta durante la meravigliosa Traversata Carnica. Molti tratti sono invariati, mi sembra di essere tornato indietro nel tempo. Nulla è cambiato, i silenzi dei boschi, il vento che soffia sui prati di alta quota, i panorami che si aprono sulle valli, le creste dei monti che si specchiano sulle dolci acque dei laghetti montani. Un tempo che non passa, è la montagna che lo impone, come impone un passo lento, necessario per apprezzare tutte le note di una magnifica sinfonia.
Ci vuole pazienza e passo dopo passo il sentiero, lungo da percorrere, riuscirà a conquistare chiunque. E’ successo anche stavolta, anche se per un lungo tratto, una strana sensazione non ben definita mi tormenta, una specie di nervoso non molto chiaro mi infastidisce. Forse il tempo che minaccia pioggia, forse l’incertezza e la voglia di aggiungere una cima non ancora definita al già lungo itinerario, magari altri problemi, fatto sta che la salita lungo la stretta di Fleons, avvolti nel bosco umido in genere ovattato, è disturbata dal frastuono impetuoso dell’acqua che scende nella stretta gola. Mentre Marisa sale, già in sintonia con l’ambiente, io non riesco a rilassarmi, la pista forestale che porta alla sorgente di Fleons è piena di resti di slavine e schianti del bosco che rendono il paesaggio un po’ disturbato. Superata la sorgente, un piccolo guado ci separa dalla prosecuzione del sentiero che sale a Casera Sissanis di sotto, dove, programmata una prima sosta, spero di rimettere a posto i cassetti della mente e finalmente lasciarmi andare all’ascolto della natura e della sua musica.
Il cielo nerissimo sopra il gruppo del Monte Avanza, sui monti di Fleons e su tutta l’alta valle omonima, la cima del Navagiust che da un po’ miravo come meta, avvolta dalle nuvole, e la splendida val Sissanis, violentata dai resti dell’inverno, non mi mettono di buon umore, non riesco ad apprezzare la giornata, adesso inizia anche a piovere.
La valle Sissanis è uno dei posti più belli delle Alpi Carniche, il rododendro in fiore, il volo di una farfalla, i mille rigagnoli creati dalla neve sciolta, impreziositi dalla calta palustre, qua e là genziane e camedri e così, salendo, superiamo grandi massi di terra e neve, siamo, sono fuori dal tratto imbruttito, la nostra meta non è più la cima del Navagiust, la nostra direzione è l’azzurro del cielo sopra Quota Pascoli. La vista del laghetto Pera con la Creta di Bordaglia riflessa nelle sue acque, le bianche rocce dei monti di Volaia e finalmente tutto ritorna normale, la mente viaggia creativa . Ce biel puest !
Dietro le nostre spalle la cima del Navagiust e un cielo nero grigio. Davanti a noi l’azzurro e la tranquillità di verdi saliscendi verso Passo Giramondo che meglio di così non poteva chiamarsi. Senza rimpianti, non ci voltiamo indietro, avanti, si scende verso il laghetto. Lasciamo a destra il sentiero che porta a Casera Bordaglia di sopra, passiamo accanto al laghetto e poi tra l’insellatura di Quota Pascoli e la Creta di Bordaglia da cui scende il ripido ghiaione che precede l’ultimo tratto prima del Passo. Sotto di noi il laghetto di Bordaglia.
Una valletta verde precede il Passo Giramondo la nostra meta. Da lì si può proseguire, in discesa verso l’anfiteatro dell’ Obere Wolayer Alpe, con i suoi pascoli, con i suoi macereti da cui sorgono i ghiaioni che sembrano sorreggere l’interminabile anfiteatro roccioso dei Monti di Volaia. Ci fermeremo al Passo oggi. Tra le rocciose creste del BiegenKopfe e la Kreuzleit Hohe, o meglio Punta di Giramondo, salendo sui dolci prati che sovrastano il passo, facciamo sosta, riparandoci un po’ dal vento, quel tanto che basta da poter godere delle prime viste sul Rauchofel e sulla parete Nord del Coglians. Montagne spettacolari, anche piene di ricordi di guerra, arricchite oggi da un bel cielo azzurro con nuvole bianche degne della fantasia del miglior direttore d’orchestra. E il temporale che avevo in testa è spazzato via, dal vento che ora ci fa compagnia.
Una puntatina verso il Passo della Valle dell’Inferno ci regala una bella compagnia di marmotte intente a giocare tra loro. Siamo sottovento, non si accorgono di noi per un po’, consentendoci di avvicinarci abbastanza. Si guardano, sembrano darsi pugni tra loro, mostrano simpaticamente i denti. Poi ci vedono. Con le marmotte ho adottato un metodo che spesso funziona. Siccome loro fanno la guardia , avvisando il gruppo di ogni movimento con dei fischi, finchè stai fermo, anche loro stanno ferme e vigili, se ti muovi fischiano e fuggono. Così arrivati abbastanza vicino, grazie al vento, stiamo immobili e loro anche. Riesco a fare delle foto interessanti , poi ci salutiamo
Percorsa la verde valletta, e raggiunta un’altra insellatura, il sentiero passa a fianco dell’acclive ghiaione, lo seguiamo per un po’, per poi tagliare lungo il pendio verso il sottostante Lago di Bordaglia, incastonato come una gemma di valore, in una verde conca pascoliva. E’ pomeriggio avanzato e il lago, generalmente frequentato è ora deserto, ci siamo solo io e Marisa, ultimi escursionisti di giornata. La sosta lunga ha un gusto rilassante, sembra di stare in una piccola oasi.
A malincuore riprendiamo il sentiero, raggiungiamo Casera Bordaglia di sopra in stato di abbandono. Due Muli fanno la guardi a poche capre !!! di mucche al pascolo neanche l’ombra.
Scendendo alla Casera Bordaglia di sotto, si passa accanto alla Fontana dell’Alpino, poi perdendo quota ripidamente lungo un costone erboso, a strette svolte, spesso rovinate dallo scorrere di piccoli rivoli, si esce nei prati. Un ultimo sguardo in su verso il Monti Volaia e Ombladet, come a fissare una prossima meta e non ci resta che seguire la pista forestale, magari tagliando qua e là nel bosco.
Ormai le acque dei Rio Bordaglia, anche quando incontrano quelle di Fleons, non fanno più rumore, sono solo musica .