Angela Merkel e quel sorriso un po' così a Matteo de' Medici. Bastava non chiamarla “culona inchiavabile”

Creato il 18 marzo 2014 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Ne siamo convinti da sempre, Angela Merkel ama l'Italia e gli italiani solo che, fino a ieri, quelli che le sono capitati a tiro non erano, diciamolo, campioni di “italianità”. Anzi. Il primo è stato Silvio Berlusconi. Le sue gaffe con la Cancelliera tedesca hanno riempito pagine di storia e di giornali di gossip. Il “cucù” di Trieste, la mezzora d'attesa al vertice della Nato sul Ponte sul Reno e infine, la perla delle perle, quel “culona inchiavabile” che Angelina deve essersi legata al dito perché, prima che Cancelliera di una grande potenza economica, è una donna. Subito dopo Silvio il “galantuomo”, è arrivato Mario Monti detto o' Iceberg. Trovarsi di fronte Mario Monti deve essere un'esperienza unica. Il professore incarna l'anti-italiano strutturale: non sorride mai, fa battute senza senso e, ci scommettiamo, stringe la mano con una mollezza tale da denotare una atonia fisica sospetta. Difficile pensare a una cena con lui, men che meno a una serata da trascorrere a birra, wurstel, insalata di patate e rutto libero. Dopo Monti, LettaLetta. Chissà perché abbiamo sempre pensato che la stretta di mano di o' Nipote sia come il tentare di afferrare un'anguilla: rischio scivolosità altissimo. Troppo rispettoso del ruolo, Enrichetto, per essere anche un interlocutore credibile, troppo sottomesso per incarnare il ruolo dell'italiano un po' guascone e un po' paraculo che evidentemente Angela Merkel ha conosciuto durante le vacanze giovanili a Rimini. Poi arriva questo Matteo che ha alle spalle una gavetta di partito simile alla sua, che si attacca male il cappotto ma che stringe la mano con forza e la bacia con le labbra che le sfiorano la guancia, mica guancia a guancia... E la simpatia è immediata perché Angela ama la Toscana, e Matteo toscano lo è davvero, mica come quell'aretino spurio di LettaLetta. Il sorriso della Cancelliera è naturale e spontaneo e Matteo, da quel gran furbo che è lo capisce al volo. Si chiama empatia, non fisica dei Quanti, basta essere “umani” non supereroi machisti o intellettuali per parlare con una donna potente senza dare l'impressione di una virilità messa a rischio dalla forza dell'interlocutrice. Matteo incassa una apertura di credito che, di questi tempi, vale molto più di una messa. In Italia la cosa non è stata presa bene. Invidiosi peggio di un Pupi Avati qualsiasi, politici e giornalisti del Bel Paese hanno iniziato lo smontaggio del kit Renzi/Merkel. Maurizio Belpietro, i cui segugi vanno sempre a caccia di case e di affitti di favore (meno che quando si parla di Brunetta e di Scajola), ha sparato sulla prima pagina del suo giornale, finanziato abbondantemente dallo stato, “Matteo mostraci le ricevute dell'affitto di casa”. Non potendo attaccarsi ad altro, continua il metodo Fini-Boffo che tanta fortuna ha portato al padrone indiscusso della vittima dell'attentatuni, non identificabile nel suo editore che è tutt'altra persona. I destrorsi si sentono minacciati da Matteo e reagiscono come sanno: calunniando. E chi si è accodato alla campagna anti-Renzi di Belpietro? Ma Beppe Grillo, poffarbacco, chi sennò... Dal suo blog ha tuonato “Matteo tira fuori le ricevute dell'affitto”, sapendo che è una cazzata ma dimostrando di avere poche idee e pure confuse. Beppe è straordinario, non sapendo più che pesci pigliare, prima insegue la Lega poi Belpietro. Casa Pound no, quella ce l'ha già in casa portata, e rappresentata, direttamente dal gruppo romano dei pentastelluti. Per oggi basta così. E poi, fanculo ai fasci e ai loro protettori.

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