Angelize II. Lucifer
Serie Angelize
di Aislinn
Autore: Aislinn
Serie: Serie Angelize #2
Edito da: Fabbri
Prezzo: 16.00 €
Genere: Urban Fantasy
Pagine: 440 p.
Trama: Il massacro della chiesa di San Michele ha soffocato nel sangue lo scontro tra gli angeli caduti e i mezzi angeli. I pochi sopravvissuti si sono separati e, dopo aver perso amici, identità e amori, hanno tentato faticosamente di ricostruirsi una vita. Fino al momento in cui Lucifero mette in atto la sua vendetta. Il demone tradisce la Dea, riporta in vita Mikael e gli altri angeli uccisi e li trasforma nel proprio esercito personale, un’armata implacabile che ogni notte percorre le strade in cerca di vittime inermi. A contrastarlo i pochi mezzi angeli sopravvissuti, come Hesediel, pieno di rabbia e rancore, insieme ad alleati del tutto improbabili: l’arcangelo Uriel, che ha ormai imparato a vivere tra gli esseri umani, e Haniel, a cui la Dea ha concesso l’ultima possibilità per riscattarsi e salvare l’unica persona di cui gli sia mai importato. Solo che anche Lucifero ha un patto da proporgli… Mentre Mikael tenta con ogni mezzo di liberarsi dal controllo del demone, ognuno degli angeli dovrà compiere una scelta per la propria sopravvivenza – e per quella del genere umano. Tra vendetta e tradimenti, morte e redenzione, il cielo di Milano osserverà muto l’incrociarsi delle spade infuocate nell’ultima battaglia.
Serie Angelize:
1. Angelize
2. Angelize II. Lucifer
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All’inizio dell’anno, nella conclusione della recensione al libro Angelize, avevo lasciato scritto un pronostico in cui mi auguravo di leggere un proseguo della storia, ed oggi finalmente ecco esaudirsi il mio desiderio. Aislinn è tornata e con lei tutti i suoi unici e straordinari protagonisti in questo nuovo secondo capitolo: Angelize II. Lucifer. Urrà!
A contrastarlo in questa realtà immaginaria un ritrovato Hesediel spalleggiato con mio grande piacere dai redivivi Haniel nonché Rafael, che nel primo libro mi avevano praticamente conquistato il cuore e che non mancheranno di farlo anche qui. A capeggiarli tutti, presente ma quasi in maniera defilata, la Dea, colei che è al di sopra di ogni cosa esistente e non, persino del Dio onnipotente conosciuto dalla fede degli umani.
Ma adesso basta. Vi ho già anticipato tanto, troppo. Torniamo a parlare del libro. Una caratteristica che mi ha molto colpita, lasciandomi nuovamente e pienamente soddisfatta, è stata quella di ritrovare la peculiare modalità di espressione e di linguaggio di Aislinn. Non c’è un singolo passaggio o paragrafo che non sia netto, chiaro, preciso, con quelle immancabili battute ironiche, sarcastiche ad arricchirlo.
I banchi che s’intravedevano qua e là oscillavano irreali, e il soffitto formato da rami intrecciati, scuro e attraversato da aperture simili a ferite, si alternava all’ombra dell’affresco che Hesediel ricordava tanto bene. Era il momento di inventarsi qualcosa. Ma cosa?
Non ci hanno ancora visto, pensò. Magari riusciamo a non farci notare.
«Fermi, stronzi» proruppe Haniel.
Ecco, appunto.
La capacità di ‘umanizzare’ i suoi personaggi è straordinaria. Creature al di sopra di altre, o che si sono reputate sempre tali, come nel caso dell’angelo caduto Uriel, il quale ha accettato la sua condizione di umano fatto di carne, di sensazioni e sentimenti. O ancora in Mikael, che al contrario del primo rifiuta categoricamente questo suo nuovo stato fino ad arrivare a compiere gesti tragicamente estremi per uscirne. La scena di lui sulla metropolitana è stata a dir poco esilarante se me la raffiguro di nuovo nella mente. Mentre quella di Uriel che, a malincuore, in un grande gesto di altruismo abbandona i suoi nuovi e dolci ricordi di vita umana mi ha commosso davvero. Per me lui è il personaggio principe nel libro, quello che mi ha sorpreso e piaciuto più di tutti gli altri.
Uriel, l’angelo, anzi, l’ex angelo in jeans strappati e maglietta rossa, con i capelli sudati e la barba di almeno due giorni, volse gli occhi intorno, ma era come se non stesse vedendo niente: Hesediel era certo che si stesse guardando… dentro.
«Sì. Credo» rispose infine.
E di nuovo si coprì gli occhi. Gli sfuggì un singhiozzo, si piegò sul tavolo, la testa abbassata, i capelli a nascondere il volto. Senza suono se non respiri subito interrotti, senza un gesto se non le spalle che tremavano.
«Non…» mormorò Hesediel, ma non aveva la forza di proseguire.
«Non ricordi?» domandò Mehiel al suo posto.
Uriel si raddrizzò, asciugandosi il viso. I suoi occhi, arrossati, sfuggivano. Tentò di sorridere. «Non so nemmeno cosa dovrei ricordare.» Per un attimo si soffermò su Hesediel, facendolo sentire colpevole come se lo avesse derubato. «Direi che hai fatto un buon lavoro.»
Aislinn è attenta e scrupolosa, specie nei concetti di genere ideologico quando ci parla della differenza tra bene e male, caos e disordine, ma convenendo sempre sull’unico punto fermo e inscindibile: il libero arbitrio.
Lotta tra il bene e il male? No, niente affatto! Qui è una continua lotta tra il male sempre esistito (Lucifero) e ciò che a sua volta è diventato male, (Mikael) peccando di superbia (anche se la sottomissione costrittiva potrebbe essere una scusante a suo favore, ma solo un po’ sia chiaro!).
E in mezzo a questi due pazzi scatenati, ecco i sopravvissuti. Chi sono? Eh no! Leggete e lo scoprirete da soli, miei cari. Io il mio dovere di stuzzicarvi l’ho fatto!