L’Istituto di statistica nazionale dell’Angola dà conferma, attraverso dati piuttosto attendibili che l’esportazioni del petrolio angolano in Cina sono aumentate nel corso di un anno del 50%. E non solo.
Esse costituiscono ormai circa la metà delle vendite rispetto agli altri Paesi-clienti in tutto il resto del mondo. Ottimo compratore si direbbe, insomma, la Cina.
Dal 2011 al 2012 , infatti, la quota di esportazione del petrolio angolano verso la Cina, cifre alla mano, è passata dal 35% al 49%.
Nello stesso periodo sono, però, diminuite le vendite nei confronti degli Stati Uniti, del Canada e della Francia.
Da parte cinese,com’è scontato negli affari,sono di conseguenza accresciute le esportazioni di prodotti commerciali in Angola.
Ma, accanto all’Angola, c’è anche la Nigeria, che vende il suo petrolio ai cinesi.
E anche qui ci sarebbe parecchio da dire ma, al momento, tramandiamo.
E questo spiega molte cose circa i timori e la competitività, che si è venuta a creare, da alcuni anni a questa parte, tra Cina e Usa nell’intento di mettere “le mani” sull’Africa.
L’unica risposta possibile per salvaguardare lo sviluppo di questi Paesi africani, spetta così solo ai rispettivi governanti locali nella consapevolezza intelligente che essi hanno in mano una ricchezza incomparabile e che fa gola a tutti.
E che, perciò, bisogna saperla gestire nell’interesse preminente della collettività e, soprattutto delle giovani generazioni,che dalla politica onesta si attendono un futuro migliore da poter vivere a casa propria senza più migrazioni di sorta.
In breve, occorre farla finita con un certo nepotismo, così com’è attualmente a Luanda e dintorni nella cricca dei potenti.
E poi basta anche col populismo becero, consapevoli che certe dittature (vedi Libia-Tunisia-Egitto), prima o poi, hanno necessariamente fine.
L’oro nero,se c’è la buona volontà di chi comanda e fa legge, può cambiare la qualità della vita di alcuni Paesi africani.
E senza giogo cinese o americano o d' altro ancora.
Repetita iuvant.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)