Angosce, misteri e suspense in The Missing

Creato il 01 dicembre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Nell’ormai lontano 2006, Tony Hughes (James Nesbitt), Emily (Frances O’ Connor) e il figlioletto Oliver si recano in Francia per una vacanza. I tre riescono a godersi in serenità i momenti di relax familiare, fin quando un evento cambierà del tutto le loro vite. Dopo essere rimasti con l’auto in panne in un paesino e costretti a prendere una stanza in un hotel, durante la partita del mondiale Francia-Brasile, in un pub, il piccolo Oliver viene rapito mentre si trovava lì con il padre. Il loro idillio è dunque terminato. Le loro vite vengono stravolte per sempre. Otto anni dopo, Tony non riesce ancora a darsi pace e torna in Francia per provare a ritrovare il figlio convinto di avere una pista, dopo il ritrovamento di una sciarpa appartenuta al bambino. Nel frattempo, la coppia ha divorziato ed Emily sta tentando di rifarsi una vita, ma i fantasmi del passato la tormentano. Riuscirà Tony a ritrovare l’amato figlio e a la serenità perduta?

Questi sono i punti attorno a cui ruota The Missing, serie britannica, firmata da BBC One e scritta da Harry e Jack Williams. Lo show vede come protagonisti James Nesbitt, Frances O’Connor, nei panni dei due coniugi, e Tchéky Karyo in quelli del detective in pensione che farà di tutto per aiutare Tony a ritrovare il figlio. La serie sarà trasmessa anche in America su Starz, che ha coprodotto la serie. Ma analizziamo meglio i punti di forza e i motivi validi per cui vi consigliamo la visione di The Missing.

1. La ricerca del figlio e della felicità perduta
La serie si concentra, come abbiamo già detto, sulla snervante e determinata ricerca di un padre che, in preda a sensi di colpa, ha perso e vuole ritrovare la cosa più importante che aveva. Dopo aver perso anche la moglie, per lui è fondamentale cercare di ridare un senso alla sua vita ritrovando Oliver.

2. Confronto tra passato e presente
E’ interessante analizzare quanto devastante sia stata nella famiglia la perdita di Oliver. Lo show è incentrato sull’angoscia, sui continui rimpianti dei due genitori e il contrasto tra felicità e tragedia. Determinante anche il mix tra passato e presente e i fondamentali dilemmi “Sliding-doorsiani”, basati sulla tipica domanda: “cosa sarebbe successo se…”.

3. Ricorda Prisoners
Il tipo di genere ricorda un po’ quello di Prisoners, film con Jake Gyllenhall e Hugh Jackman. Chiaramente la serie offre molti spunti innovativi e non si rischia di vedere qualcosa di ripetitivo. Molti elementi, come il padre che vuole a tutti costi farsi giustizia da solo e che è determinato a ritrovare il figlio in una lotta contro il tempo, rimandano al film sopracitato.

4. Non annoia
In un prodotto di questo tipo è fondamentale mantenere alto il livello di curiosità e di attenzione del pubblico e in questo la serie britannica ci riesce dignitosamente. Il telespettatore rimane affascinato e incuriosito dagli eventi e ciò lo induce a volere andare oltre il pilot per capire chi si cela dietro il rapimento e cosa è accaduto durante questi anni di transizione tra il rapimento e il presente.

5. Il Cast
James Nesbitt non è certo l’ultimo arrivato. Nel suo curriculum vanta la convincentissima performance in Bloody Sunday, che gli è valsa la vittoria del premio British Independent Film Award come migliore attore, a altre presenze in film come Match Point, Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato, Lo Hobbit – La desolazione di Smaug e presto sarà nel terzo e conclusivo capitolo della trilogia firmata da Peter Jackson. Come padre tormentato, afflitto e determinato se la cava bene. Ottimi anche la O’Connor e soprattutto Karyo.

Di Francesco Sciortino per Oggialcinema.net


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