Animal mix

Da Cannibal Kid
Splice(Canada, Francia, USA, 2009)Regia: Vincenzo NataliCast: Adrien Brody, Sarah Polley, Delphine Chanéac, Brandon McGibbonLinks: imdb, mymoviesTrovate il film nei cinema, oppure QUI
Si possono creare dei bei casini, quando si fondono insieme elementi molto diversi tra loro. Un po’ come quando una cantante di X-Factor prova a rifare un pezzo di Rino Gaetano in chiave shit pop. Ed è quello che succede alla coppia (anche all’infuori del laboratorio) dei due scienziati interpretati da Adrien Brody (che a me continua a non convincere del tutto, sarà per quel naso destabilizzante) e Sarah Polley (inquietante e bravissima, come al solito) in questo Splice: giocando a fare i Frankenstein della biotecnologia moderna uniscono tracce di DNA umano con quello di alcune razze animali a caso, creando un essere ibrido poco normale e molto cronenberghiano.
Una volta nata la “cosa”, i due svilupperanno un rapporto creatore-creatura molto differente: la Polley si affeziona talmente tanto all’esserino di sesso femminile chiamato Dren da diventare in pratica sua mamma (vedi la scena in cui le insegna a truccarsi), mentre Brody ha un rapporto misto tra l’odio (tenta solo di ucciderla) e l’attrazione sessuale. Attrazione che porterà fino a un rapporto di tipo animalesco-incestuoso che può tranquillamente andare a trionfare nella top ten delle scene più trash viste quest’anno al cinema. Sesso interspecie: sempre una garanzia per una vittoria (poco ambita) di questo tipo.Nei panni di Dren troviamo la diversamente affascinante Delphine Chanéac, attrice francese versatile di cui è probabile che sentiremo ancora parlare e che qui, anche grazie al make-up, è riuscita a rendere“molto umano” (sia letto alla Fantozzi) questo strano remix di varie razze animali.
La prima parte del film viaggia che è un piacere, fin dai notevoli titoli di testa che creano un’atmosfera avvolgente tra Fight Club, Gattaca ed eXistenZ, per proseguire con una vicenda stile La mosca resa angosciante e leggermente claustrofobica dall’ambiente asettico del laboratorio. Natali nel creare un'atmosfera di questo tipo è maestro, avendo già diretto quel capolavoro del cinema claustro che risponde al nome di Cube – Il cubo (film ottimo, ma se volete passare una serata spensierata evitatelo come la peste).Nella seconda parte l’ambientazione si sposta invece nella classica fattoria sperduta in mezzo al nulla e la storia prende vie ancora più inverosimili, rischiando (anzi, qualcosa più di rischiando) di cadere nell’assurdo, un po’ come il francese Ricky – Una storia d’amore e libertà o quella follia di Antichrist di Lars Von Trier.Dopo un inizio che ben predispone e fa salire la curiosità nello spettatore, il finale quindi scivola, anzi capitombola, verso un pasticciaccio non molto convincente. Peccato non da poco, che comunque non fa sparire del tutto le buone premesse di un horror da camera a tratti veramente ben girato e interpretato. E a tratti, ahimé, ridicolo.(voto 6/7)

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