Articolo di Evi Mibelli
Padre Luigi Lorenzetti è considerato, negli ambienti ecclesiali, un assoluto punto di riferimento nel campo della teologia e della dottrina morale. Sacerdote dehoniano, laureato in teologia morale, è stato Presidente dell’Associazione Teologica Italiana per lo studio della morale (Atism) e insegna teologia morale presso lo Studio Teologico S.Antonio di Bologna e all’Istituto Superiore delle Scienze di Trento.
Perchè parlare di lui? Per cosa si distingue dai suoi colleghi di fede? Tra i tanti valori cristiani promossi nel suo operato ecumenico uno, apparentemente ‘secondario’, appare foriero di profonde riflessioni sull’agire dell’uomo e del suo rapporto con Dio: gli animali.
Padre Lorenzetti è uno dei rari sacerdoti che su questi ‘compagni di viaggio dell’uomo’ inverte il pensiero prevalente della Chiesa. “ Nella storia del cristianesimo filosofi e teologi hanno celebrato l’importanza dell’uomo – afferma Padre Lorenzetti – ma l’hanno negata agli animali. Hanno attribuito all’uomo un dominio incondizionato sull’universo e su quanto esso contiene. Da qui il prevalere dell’indifferenza nei confronti degli esseri non umani e una visione utilitaristica degli stessi. Va riconosciuto alla cultura ecologica e animalista il merito di aver indicato le responsabilità che l’uomo ha nei confronti della Natura e della sua conservazione, e tra i cristiani una rilettura della teologia della Creazione nella quale gli animali sono prima di tutto creature di Dio e l’uomo è parte della Creazione, pur godendo di una posizione di vertice”. Per Padre Lorenzetti gli animali non hanno bisogno di essere elevati al rango di esseri umani perchè significherebbe non riconoscergli la dignità che gli è propria. Non è essenziale dirimere la questione se gli animali abbiano o meno dei diritti, è invece essenziale che l’uomo sia consapevole che ha dei doveri nei loro confronti e nei confronti della Natura. “La superiorità affidata da Dio all’uomo – spiega Padre Lorenzetti – è da intendersi come servizio, custodia e perfezionamento della Creazione. Perchè mai Dio avrebbe interesse a vanificare ciò che ha creato e che ha giudicato buono?” . La riflessione si spinge oltre. Catastrofi, alluvioni, terremoti, uragani… non sono mai manifestazioni di una punizione divina ma l’esito di una ‘amministrazione’ del creato non allineata e armonica con il principio del rispetto e dell’amore. Un cambio di prospettiva fondamentale che inchioda l’uomo a una responsabilità diretta per le conseguenze che derivano dal suo agire, dalla sua volontà di dominio. Il suo porsi al vertice del creato determina una serie di riflessioni anche in altri ambiti di ‘responsabilità’, che vedono gli animali protagonisti indifesi di azioni cariche di dolore e sofferenza: la caccia, le pellicce, il cibarsi di carne, la sperimentazione. “La caccia per sport non può avere legittimazione né benedizione. I nostri contemporanei sono distanti anni luce dall’uomo preistorico che, mentre uccideva l’animale, gli chiedeva perdono per il fatto che lo privava della vita per fame. Non esiste ragione che giustifichi l’abbigliarsi con pellicce per lusso e vanità; la sperimentazione, ammesso serva, deve evitare di infliggere sofferenza e garantire l’integrità e la vita dell’animale. Il divertimento non può giustificare feste crudeli come le corride e i combattimenti fra animali. Si tratta di evolvere e di riconoscere il rispetto che si deve all’integrità della creazione”. Ma c’è un altro ambito di riflessione che apre un varco inatteso nella coscienza dell’uomo. Gli animali possono agire in chiave morale? Il sentimento di empatia, di giustizia, di reciprocità, di lealtà esiste anche negli animali – come dimostra uno studio congiunto del biologo evolutivo Marc Bekoff e Jessica Pierce (Wild Justice. The Moral Lives of Animals, 2009 The University of Chicago). Un topo che si rifiuta di spingere la leva del cibo dopo aver capito che quel movimento provocherà dolore a un suo simile, che cosa ci dice? Una madre gorilla che piange per giorni il suo piccolo morto, quali domande ci pone? Padre Lorenzetti, che di morale è un dotto, riesce a darci una risposta che cela tra le righe un messaggio di enorme valore: “La scienza che studia il comportamento degli animali è all’origine di una vera rivoluzione culturale. Le scoperte sono sorprendenti: gli animali sono più di quanto sembrano. In base a rigorose analisi, si dimostra che gli animali sono dotati di sensibilità, di memoria, di comunicazione, hanno un linguaggio non verbale che va decifrato e interpretato. Konrad Lorenz, nel libro Egli parlava con i mammiferi, gli uccelli e i pesci, conferma, con dati scientifici, quanto è narrato nella storia e nella leggenda di Francesco d’Assisi. Gli animali sono un mondo straordinario da interrogare. C’è un’intelligenza umana, ma c’è una intelligenza animale; c’è un sentimento umano, ma c’è un sentimento animale; c’è una morale umana, ma c’è una morale animale, guidata dall’istinto ma non per questo priva di chiare direzioni. È uno studio che è ancora agli inizi, ma che avrà acquisizioni sorprendenti se sarà guidato dall’animo contemplativo di Léon Bloy, scrittore e poeta, che scrive: «Non si bada al fatto che le bestie sono altrettanto misteriose dell’uomo e si ignora assolutamente che la loro storia è una scrittura per immagini, in cui risiede il segreto divino. Ma non si è presentato ancora – concludeva – nessun genio per decifrare l’alfabeto simbolico della creazione».
Ognuno può contribuire a decifrare «l’alfabeto simbolico della creazione» con la ragione e la fede” che sono come due ali per comprendere la questione ecologica in generale e la questione animale in particolare”.