Opera terza di Munzi, Anime nere è un film livido, cupo e doloroso. Una tragedia greca che fotografa l’oscurità dell’animo umano in una Calabria desolante.
Leo, figlio irrequieto di Luciano, una notte spara alcuni colpi di fucile contro una saracinesca in risposta a una provocazione. Un atto intimidatorio che lo porta a scontrarsi con il padre e ad allontanarsi a Milano, dove vivono gli zii, criminali che trattano grosse partite di droga. Tuttavia l’eco della bravata di Leo giunge fino a Milano e costringe i due zii a tornare in Calabria per sistemare dei conti in sospeso.
Film intenso, dai tratti decisi e netti, Anime nere immortala splendidamente un ritratto familiare e ambientale inedito. Perché Munzi in modo ambizioso si misura con un territorio a lui sconosciuto e riesce a trarne un’indagine antropologica di tutto rispetto. La terra che va a scandagliare è pregna di criminali d’altri tempi, di una violenza efferata e quotidiana. Il tutto immerso in un contesto cupo, privo di speranza, nel quale i personaggi si muovono con intenso pathos. E sono proprio l’intensità e la stratificazione narrativa i maggiori pregi di Anime nere: un’intensità radicata che si espande, che si ingrandisce parallelamente allo sviluppo del racconto.
Tratto dal romanzo di Criaco, Anime nere prende sicuramente spunto da Fratelli di Abel Ferrara, ne “ruba” le linee guida e lo sviluppo narrativo, ma ciò che colpisce è la violenta e inspiegabile escalation (progressiva e pronta a detonare) e la costruzione del contesto, così dettagliato e profondamente credibile. L’Aspromonte diviene così teatro di una tragedia che implode progressivamente e che sferra un doloroso cazzotto nello stomaco dello spettatore. È il dolore sempre più disperato, che attanaglia le membra e che scava nel profondo. Difatti ciò che Anime nere lascia è una ferita aperta, sanguinante, che non trova spiegazione, che lascia interdetti, basiti, sconvolti. Un esempio di cinema dal tratteggio oscuro (a partire dalla fotografia che non lascia trasparire un attimo di luce), che compenetra l’ambientazione esterna con la ciclica disperazione che accomuna tutti i protagonisti del racconto.
Ambizioso e degno di lode, Anime nere è un film che si discosta dai similari prodotti sulla criminalità del Sud Italia, perché è una pellicola più intima e profonda. Un’opera nella quale le devastanti emozioni trovano libero sfogo nei gesti e nei volti, segnati dal tempo, dalla fatica e da quel cupo dolore che non troverà mai pace.
Uscita al cinema: 18 settembre 2014
Voto: ****