ANNA CALVI [ST] : Favorevoli e Contrari

Creato il 10 febbraio 2011 da Restoinascolto

(favorevole)
No, non preoccupatevi non è uno scherzo. Non siete capitati sulla pagina personale di una di quelle ragazze avvenenti che oggi tengono banco sui principali giornali o sulle maggiori televisioni mondiali. Lei, seppure molto bella, indubbiamente avrebbe potuto ambire al successo e quindi direttamente alla “grana,” con facilità ed invece ci tocca sostenere l’ennesima donna (me tapino!!!) che da un calcio alla fortuna (di avere un viso ed un corpo invidiabili, magari anche una laurea - o come direbbe Totò una laura-). Di padre italiano ( così come potrebbe recitare il titolo di un film del caro Nuti ) ma vissuta musicalmente in quel di Londra si propone al grande pubblico con un disco omonimo a nome Anna Calvi. Occhi profondamente attraenti così come è incantevole il suo modo di cantare. Lei italiana dalla voce possente, lei italiana dai brani dal cantato epico, lei italiana dalle ritmiche ben scandite oserei dire Morriconiane, lei italiana dalla chitarra toccata con maestria e delicatezza che scherza con il vibrato e con suoni sapientemente dosati, lei italiana che gioca ad inseguire una semplicità di arrangiamenti degna di altri tempi. Maliziosamente nasconde tra i solchi (sigh i solchi !!!) un sapere musicale che la vede spaziare nel territorio classico fino lambire autori come Debussy ( di cui è stata peraltro fedele studiosa). Così come curiosamente si presenta con un singolo, Jezebel, non contenuto nel disco, ma che fu già reso celebre da una come la Piaf. E poi quel modo di farsi i coretti. Incantevole!!! Uno la ascolta e ripercorre a ritroso gli spazi densi della propria mente e sopratutto del proprio vissuto. Siouxie in primis chiaramente emerge da questo disco, diciamo, in maniera ineluttabile, così come cerca di far breccia l’animo ribelle di PJ Harvey. (splendido poterlo regalare nel giorno di San Valentino,- tra l’altro nella città in cui vivo il patrono è lui-, non trovate?) ma anche in un angolo mi si consenta, ehm, l’ombra di Hagen , P. Smith, U. Lemper. Quando poi si ha il compiacimento di gente come Nick Cave, Brian Eno e la stessa Harvey la strada al successo si presenta bene. La Domino non si è lasciata sfuggire un piatto così, diciamo, appetitoso. Nulla di nuovo quindi sul fronte musicale se non la piacevole riflessione che l’erba del vicino è sempre più verde. Sta a voi schierarvi e capire di che pasta è fatto il vostro cuore. Sta a voi capire se l’Italia che amate passa dalle parti di Londra.
GIAMP
“Mi scusi Presidente
non è per colpa mia
ma questa nostra Patria
non so che cosa sia.”
[G. Gaber da io non mi sento italiano]
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(contrario)
Bella presentazione Giamp, e mi dispiace rovinartela un po', ma proprio non ce l'ho fatta a non dire la mia. Chiaro, sempre di gusti si tratta. Ma, a mio modo di sentire, questo di Anna Calvi, è un altro di quei dipinti sopravvalutati. E gran parte del demerito va soprattutto alla stampa inglese (la solita next big thing dalle uova d’oro), anche se ho letto in generale lodi un po’ ovunque e qualche voce dissenziente sul blog di Harmonica Mi sono preso il tempo necessario da dedicare all'ascolto dell’album (una decina di volte possono bastare?) che complessivamente non hanno fatto che confermare che i paragoni azzardati, soprattutto con Jeff Buckley e PJ Harvey non hanno fatto bene alla Calvi al fine di ottenere un giudizio più obiettivo. Per cui per un confronto complessivo dire che il sospiro di Hallelujah di Buckley e la copertina di To Bring You My Love della Harvey valgono l’intero disco della signorina Anna. Davvero, con tutta la voglia di non lasciarmi influenzare dai (pre)giudizi, ma già dall’iniziale Rider to the Sea con quella chitarra suonata in quella maniera, all'ennesimo ascolto, i riferimenti alla musica del grande Jeff diventavano sempre più una costante, finendo così per accostare ad as. No More Words, l’esorcismo (in questo caso più adatto l’esorciccio) di The Devil, Morning Light e la conclusiva Love Won’t Be Leaving, tutte messe insieme a Corpus Christi Carol, Mojo Pin e Dream Brother . Certo, Desire è una canzone che ‘spacca’ ma chissà perché arrivato a metà finisco a canticchiare People Have the Power di Patti Smith. Suzanne & I, poi, mi riporta ai Simple Minds di Mandela Day, con quel fastidioso ‘big drum sound’ che l’accompagna. Le tracce che mi hanno convinto di più sono quelle dove la Calvi non carica la voce e non la enfatizza troppo fino a farla diventare oggetto di paragone, dunque First We Kiss e Blackout. In definitiva è come se avessero trovato degli outtakes (meglio detti scarti) da Sketches For My Sweetheart the Drunk e date alla Calvi con il compito di fargliele cantare alla maniera della Harvey. Per adesso, signorina Anna, ‘piacere di averti conosciuta, spero indovinerai il mio nome’ …Buon ascolto.
Gianni

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