Anna Giordano e il ponte sullo Stretto

Da Silviapare
Ho conosciuto Anna Giordano durante il mio viaggio con Jonathan Franzen, di cui ho parlato QUI. Poche persone mi hanno colpito quanto Anna (e anche Franzen ne è rimasto affascinato: leggete come la descrive QUI). Instancabile, coraggiosa e tenace, è da anni l'anima della lotta contro il bracconaggio sullo stretto di Messina, che ha raggiunto risultati notevoli in primo luogo grazie a lei. Sarebbe bello se un giorno scrivesse un libro per raccontare la sua storia.Anna è in prima linea nella lotta contro la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, il cui progetto, mi assicura, non è stato affatto abbandonato. Probabilmente il ponte non vedrà mai la luce, ma nel frattempo, come si spiega qui:"'Clausole di salvaguardia del contratto'. Con questo eufemismo Alberto Rubegni, amministratore delegato di Impregilo, ha fatto riferimento alla possibilità che lo Stato paghi la “grande opera” anche se il Ponte sullo Stretto non verrà realizzato. Ma cosa prevede l’accordo sottoscritto? A quanto ammonterebbe la penale? Guido Signorino, economista dell’Università di Messina, ci spiega: “Sarebbe il 10% valore del lavoro non eseguito, che si può calcolare in circa 400 milioni”. Impregilo potrebbe farsi riconoscere i costi sostenuti fino adesso, come quelli di progettazione. E gli utili non conseguiti. Il Ponte che non si fa, tra spese sostenute e penali, rischierebbe così di sfiorare il miliardo di euro. Tra quattrocento e cinquecento già spesi dal 1981 e altrettanti di penale. Ogni giorno l’iter va avanti: crescono i diritti delle aziende e diminuiscono quelli dello Stato." Nel frattempo, senza badare alle disastrose alluvioni che in questi giorni hanno colpito anche Messina, si parla di cominciare comunque qualche scavo, trasferendo milioni di metri cubi di terra in aree di impluvio. Ciò significa, come spiega QUESTO articolo: "Pensare di 'tappare' aree di impluvio con centinaia di migliaia di metri cubi di materiali di scavo, in alcuni casi con milioni di mc, è semplicemente irresponsabile. I terreni nei quali si vorrebbe stoccare il materiale di scavo del progetto del Ponte – insistono gli ambientalisti – sono facili all'erosione, e le bombe d'acqua ormai arrivano con cadenza annuale, possono avvenire ovunque, sempre più frequenti, come le drammatiche cronache di questi ultimi tempi confermano. Piazzare tali quantitativi di terre in aree dove le acque dovrebbero poter scorrere senza trovare ostacoli di alcun genere, significa mettere a repentaglio la vita di migliaia di persone che si ritroverebbero con l'incubo di possibili colate fangose. E solo per capire di quali cifre si parli, per l'alluvione dell'1 ottobre 2009 si stima che vennero giù circa 80 mila metri cubi, e non erano mc 'poggiati' su un suolo diverso, ma substrato originario e quindi coeso e non già disgregato da movimentazione meccanica e allocato altrove come quello che si vorrebbe collocare nel progetto definitivo del Ponte".

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