La socialdemocratica svedese Anna Lindh fu non soltanto una delle figure di maggior prestigio nel panorama politico del suo Paese ma anche in quello continentale. Nel 2001, infatti, Lindh, già deputata, già ministra e già eurodeputata, venne eletta alla presidenza del Consiglio d’Europa, posizione nella quale si distinse per essere riuscita ad evitare un conflitto armato durante la crisi tra Kosovo e Macedonia. Qualche anno più tardi, nel 2003, uno squilibrato di origine serba, tal Mijailo Mijailović, la pugnalò a morte, mentre faceva shopping in un supermercato senza la protezione dello Stato. Pochi giorni dopo si svolsero in Svezia le elezioni sull’ingresso del Paese nell’Euro, e la fazione della Lindh, favorevole alla moneta unica, perse. In molti altri paesi, l’ondata di shock ed il conseguente pathos emotivo scatenato da un evento di simile gravità e portata avrebbero condizionato gli elettori, orientandoli, in una sorta di comunione umana prima ancora che politica e ideologica, verso le posizioni che furono della Lindh. In Svezia, no. Non accadde. Peculiarità di una democrazia che voglia definirsi evoluta e matura è anche il saper resistere alle pressioni dell’istintualità, alle pulsioni emozionali del momento, al ventralismo più cangiante e multiforme. Il trauma collettivo per quanto accaduto a largo di Lampedusa non deve trascinarci verso decisioni d’impulso, dettate da un’incoscienza momentanea, da una siesta della consapevolezza razionale; se, infatti, è vera e innegabile l’irricevibilità di alcuni aspetti della Legge Bossi-Fini, altrettanto vero ed innegabile appare il limite di assorbimento del nostro Paese ai flussi migratori, soprattutto in un segmento congiunturale tanto sfavorevole come quello che stiamo vivendo. L’Italia non è le Americhe del XIX secolo e sarebbe un errore ed un dramma aprire le porte quando non si può o illudere il disperato che questo sia fattibile. Ragione, contingenza e non ultima la nostra posizione geografica tanto delicata per il caso di specie non possono che indurci a più ponderate riflessioni. P.s: ci si batta, piuttosto, per una maggiore inclusione della UE nei processi decisionali riguardo il problema, ma non si ceda il passo al populismo ed alla demagogia. Sono armi a doppio taglio ed assist ai razzismi.