Catturata ancora una volta da questo racconto pieno di fascino, in cui vediamo crescere e farsi donna la nostra protagonista, Urmilla. Da bambina, esprime già grande forza quando, rimasta orfana di Auda, si confronta con la morte, ed impara prestissimo che non deve averne paura, perché essa fa parte della vita, è un inizio, così come lo è la nascita, è il passaggio da un’energia ad un’altra. Apprezzo il suo divenire una donna forte, intelligente, determinata e sensibile, con l’animo propenso ad ascoltare il proprio cuore e la propria coscienza, al fine di trovare Dio. Ma questo percorso di cuore e coscienza diventa anche motivo di sofferenza, che determina una crisi interiore sia in lei che nella persona che ama. Bellissimo il graduale ritrovarsi della sua smarrita famiglia che, sebbene appartenente a fedi diverse, ritrova la compattezza, perché il legame di sangue và oltre il proprio credo, le differenti religioni, le caste.
Rimane invece difficile da condividere la scelta di vita finale; chi infatti come Urmilla ha vissuto con una persona uno stato di felicità pura, mistica, ultraterrena, che potenzialmente potrebbe protrarsi nel tempo, deve fare l’impossibile, a costo di sovvertire tutte le regole, per conservare questo stato. Perché “chi non sa distinguere tra la superficie agitata del mare ed il fondo calmo e intatto, non è saggio”. Quindi… il mio personale finale di questo libro sarà un po’ diverso, perché… è giusto così!!
Anna Mocco