“ANNACARSI”. La sicilianità spiegata da Roberto Alajmo

Da Fabry2010

La prima domanda che il lettore (non siciliano) deve necessariamente porsi nell’affrontare la lettura del nuovo lavoro letterario di Roberto Alajmo, è la seguente: cosa significa annacarsi? La definizione di questo strano verbo è riportata nella quarta di copertina del libro che si intitola, appunto, L’arte di annacarsi. Un viaggio in Sicilia (Laterza, pagg. 274, euro 16): uno dei migliori testi prodotti fino a questo momento dall’autore palermitano. «Annacare / annacarsi = affrettarsi e tergiversare, allo stesso tempo. Un verbo intraducibile che significa una cosa e il suo contrario. Il massimo del movimento col minimo di spostamento». Ti vuoi annacare, che si è fatto tardi? Siamo in ritardo, la vuoi smettere di annacarti? Giusto per rendere l’idea. Il titolo è azzeccato, giacché la Sicilia è tutto e il contrario di tutto. Un esempio calzante dell’arte di annacarsi – lo evidenzia lo stesso Alajmo – è fornito nell’ambito delle feste religiose, dove Madonne, santi e canderole vengono portati in processione con un andamento danzante, ondeggiante, non necessariamente (e comunque non solo) in avanti, ma spesso di lato e senza disdegnare piccole retromarce. Forse si potrebbe dire che l’arte di annacarsi è una sorta di sintesi tra una appariscente tarantella e il ballo della mattonella. Insomma, ciò che conta è produrre, appunto, il massimo del movimento, con il minimo di spostamento. L’arte di annacarsi, dunque. Un titolo, dicevamo, che sintetizza le innumerevoli incoerenze e gli immobili mutamenti di una terra multiforme: Marsala, Palermo, Ustica, Porto Palo, Favignana, Agrigento, Siracusa, Tindari, Catania, Gela, Taormina, Messina (sono solo alcune delle tappe di Alajmo). Un viaggio che si tramuta in racconto ironico e sferzante, che si espande in ragionamenti volti a evidenziare paradossi, contraddizioni e situazioni ai limiti dell’inverosimile, ma che – in fin dei conti – ha sullo sfondo l’amore per questa terra: «Un amore che si prova per una canaglia. Tu sai che è una canaglia, ma non puoi farci niente».
Massimo Maugeri

Articolo pubblicato sulla pagina Cultura del quotidiano “Il Mattino” del 31 maggio 2010



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