Ha un piede di qua e uno al di là della striscia ondulata che separa le pianure dell’infanzia dai terreni impervi dell’adolescenza.
Ha undici anni, un corpo che cresce, gambe che hanno ancora la smania di correre e giocare e un cuore che, allenato a danzare, sta imparando anche a palpitare dietro qualche suono nuovo , anche se non sempre ben accordato.
Annalilla compie tanti gesti normali, familiari per le coetanee, ma pensa anche tanti pensieri speciali, buffi, poetici, arditi. Prova i desideri di tanti ma riesce a discernere, e a chiamare per nome, anche quelli suoi soltanto.
Ha una sete di vita straripante e tanta curiosità per guardare al mondo, al futuro e al passato. E’ capace allo stesso tempo di piccole irresponsabilità e di grandi gesti di attenzione. Sa badare a se stessa e prendersi cura degli altri e, soprattutto, gli altri sa vederli, oltre le definizioni e i ruoli che sono stati decisi per loro.
Accade così che, quando i genitori sono fuori per una settimana di vacanza, Olga, la badante incaricata di occuparsi di lei e della nonna inferma costretta a letto, si ammala. Le strade sono due: o contattare al più presto mamma e papà per informali del contrattempo e attendere che rincasino in fretta e furia, oppure – idea ardita! – tacere, rassicurare tutti con qualche bugia e godere di una inaspettata, incredibile, preziosa settimana di libertà.
Annalilla ha pochi dubbi: sette giorni interi senza regole per lei e per la sua amica, la Vualà, ragazzina decisa, estroversa ed effervescente, di origini africane. Una fortuna non prevista che, nelle sue fantasie, è molto simile al paese dei balocchi: musica e tv, bibite e patatine, scorribande, giochi e chiacchiere…il paradiso!
Ma c’è la nonna. La vecchietta fragile e grigia che nella mente della ragazza è più vicina ad un soprammobile che ad un essere umano.
La nonna che dimora da tempo in una stanzetta con le tende tirate, che dorme sempre, che non si alza mai dal letto, che non ci sta più con la testa… La nonna che, forse, ha qualche segreto ma – che vuoi che sia? – è ormai impossibile cavarle spiegazioni sensate sulla sua vita, il suo lontanissimo passato. La nonna che chissà se è mai stata diversa da come è, giovane addirittura…
Dal contatto, inizialmente impacciato, timoroso, perfino un poco infastidito, con la nonna inizia un percorso di crescita e trasformazione. Ma non soltanto per Annalilla. Entrambe, anziana e nipote, saranno le protagoniste di un cammino intenso e luminoso che sposerà passato e presente, ricordi e fantasie, sogni e battaglie. Una via disseminata di scoperte, dove, passo dopo passo, torna a vivere l’affetto, dolce, tra le due donne, una in divenire, l’altra sul limitare del tramonto.
Un rapporto senza ruoli, dove la nonna è ora figura saggia, ora bambina, a tratti guida, a tratti essere indifeso da accudire. Ed è proprio l’esercizio, e l’alfabeto, della cura a diventare per Annalilla punti di partenza e traguardi di crescita.
La ragazza si scoprirà, nei sette giorni del suo passaggio da bruco a farfalla, in grado di vestire tanti ruoli, capaci di coesistere in lei, come i molti suoni, anche profondamente diversi, che compongono una melodia.
Nel mentre eventi, incontri, riflessioni sull’amicizia e prove della stessa, atti di coraggio, avventure, scelte, primi batticuori, monellerie….giornate vissute come una catena di prime volte, nelle quali tutto ciò che era in embrione, lì lì per essere, prende la forma giusta, quella che a volte fa piegare in un sorriso gli angoli della bocca, altre volte stringe allo stomaco ma che, in fondo, si può riconoscere sempre come la propria.
“Annalilla” è un romanzo ricco, emozionante, vibrante, vivo. Tutto batte nelle sue pagina: il cuore del lettore, quello dei personaggi, le parole…Tutto è acceso.
E’ un libro, allo stesso tempo, saggio e bislacco, poetico e vero. E’ come una luce sull’anima che parrebbe illuminare i fatti e invece guarda e scava dentro. E poi sorprende; per le frasi buffe e profonde, perché tutto è scanzonato e allo stesso tempo serissimo, perché è lieve eppure arriva proprio dritto dove per me sono i ricordi ma per un giovane lettore saranno di certo le emozioni.
Anche lo stile che Matteo Corradini ci regala è insolito, sognante. Una terza persona che a tratti somiglia a un flusso di coscienza, a tratti indugia in belle descrizioni della natura e della campagna che fanno da scenario al racconto. I dialoghi sono vivaci, spesso divertenti, a volte teneri.
L’idea risultante è che nessuna parola stia lì per caso, nulla non serva a parlare del dentro e del fuori dei personaggi i quali, infatti, risultano brillanti, freschi, ma anche densi, ricchi di spessore, difficili da dimenticare.
Consigliato a chi sta crescendo in fretta, a chi non si accontenta delle etichette, a chi è curioso, a chi adopera le armi della fantasia, a chi ama la vita in tutte le sue sfumature, quelle che ne raccontano l’inizio e quelle che ne accompagnano la fine.
(Età consigliata; dai 10 anni)
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