di Daniele Lucchetti
con Kim Rossi Stuart, Michela Ramazzotti
Italia,Francia 2013
genere, commedia
durata,100'
Tra dramma e commedia "Anni felici" si sviluppa in una dimensione privata e nel ricordo di un esperienza lontana nel tempo. Ne consegue una ricostruzione emotiva, volutamente epurata da quegli eventi forti (l'escalation terroristica, la lotta politica, la vivacità del mondo culturale ed artistico analizzati solo negli aspetti funzionali alla storia) che rischiavano di togliere forza al nucleo centrale del film imperniato sulle vicende sentimentali di Guido e Serena e sulle conseguenze di queste sul resto della famiglia. In questo modo tutto diventa accessorio rispetto al primo piano delle ragioni dell'uno e dell'altra, al loro modo di prendersi e lasciarsi, ma anche alla temperatura emotiva che si sviluppa attorno alle vicende legate ai tentativi di Guido di imporre il suo talento artistico cercando il consenso della critica che conta, ma anche ai continui smacchi subiti da Serena, prima subordinata non senza sofferenza agli estri ondivaghi del compagno e per questo disposta ad assecondarlo passando sopra alle sue infedeltà; successivamente trascinata in un vortice di sensualità inaspettato e fuori dalla norma quando diventa oggetto di un desiderio che si trasforma in qualcos'altro. Ambientato in un paesaggio colorato ed astratto in cui luoghi ed ambienti identificano non tanto uno spazio geografico ma una dimensione dell'anima (la Camargue per esempio, chiamata ad esternare e contenere con la sua natura edenica e selvaggia la rinascita di Serena) "Anni felici" riesce a mantenere inalterata la sua vena autoriale senza aver paura di manifestare una ricerca di empatia, affermata in maniera evidente dalla scelta di due attori tanto bravi quanto fotogenici. Ed è proprio l'interpretazione di Michela Ramazzotti più di quella di un Kim Rossi Stuart un pò troppo sopra le righe a valere da sola il prezzo del biglietto. Chiamata a confrontarsi con un personaggio che rischiava di cristallizzarla nel ruolo di "povera ma bella" più volte recitato, l'attrice si dimostra all'altezza del compito mettendo in mostra, oltre alla consueta fisicità, un caleidoscopio di sentimenti e di sfumature che le permette di diventare il barometro emozionale di un film che coinvolge senza il bisogno di essere ruffiano. Lucchetti mette il suo eclettismo a disposizione della storia costruendo una corrispondenza tra l'eterogeneità dello stile (da quello classico improntato ad una bellezza estetica che coincide spesso con la cura del dettaglio ad un altro più nervoso e sporco, pronto a restituire frenesia e voglia di vivere) la contaminazione di formati (filmini in super 8, pellicola e digitale) e l'eterogeneità del registri narrativi (nella prevalenza del realismo emotivo trovano spazio momenti surreali e quasi onirici) con l'esuberanza caratteriale e la simpatica folia dei personaggi, tutti nessuno escluso, alla continua ricerca di una felicità da vivere e condividere. Ma è nell'equilibrio del ritratto di due genitori complicati ma irrestibilmente veri che Luchetti vince la sua sfida perchè il ricordo del passato, lungi dall'essere un tributo nostalgico ed irreprensibile è il segno di un affetto sincero ed irriducibile che colpisce al cuore.