Anniversario ok (e l’immancabile ricco premio)

Creato il 23 gennaio 2013 da Jonlooker @Jonlooker

I

Per quanto mi diverta tantissimo a commentare le pubblicità, ci sono delle volte in cui davvero mi è impossibile rendere lo spot più ridicolo di quanto già non sia. L’apoteosi di questo stato d’animo ha oggi un nome e un cognome, Sigaretta Elettronica. O Emanuele Filiberto. Sono la stessa cosa: possono circolare in luoghi in cui i loro più prossimi antenati non potevano, hanno un aspetto che non convince per niente e fanno male alla salute anche se spergiurano di no.

Quest’uomo ha fumato per vent’anni.

Ahi ahi, ci si aspetta, danni vascolari, polmonari, displasie… Ma manco per niente: tosse, divieti, freddo. Eh, sì, i danni del fumo. L’essere costretti a tendere le manucce gelide verso la stufa a fungo all’esterno del ristorante che neanche i castagnari, ingiustamente privati del piacere di condividere il proprio enfisema con gli altri.

A salvare l’uomo arriva, a tempo di musica unz unz unz e di pari finezza, una fanciulla che esce dal locale e si fa una mezza sfilata con l’eleganza tipica della vanga da ghiaccio. Per sicurezza, la camera indugia per un secondo dove finisce la gonna. Non si sa mai.

Con grazia, dicevamo, ella si slancia verso di lui e se lo porta dentro, mentre nell’aria si ode il monito:

Smetti, smetti! Anno nuovo vita nuova!

Però, che premuroso il fantasma del Natale futuro, pensiamo. Poi però continua.

Fuma ok dove ti pare! Come un principe!

Al che dobbiamo riprenderci da tre sorprese – tre, capite, son troppe:

  1. Il fantasma che parla non vuole salvarlo, vuole sotterrarlo. Vabbé, un filo di logica comincio a percepirlo.
  2. “Fuma ok” è data come espressione di senso compiuto e non come analfabetica oscenità.
  3. “Come un principe” equivale a crogiolarsi nello splendido privilegio di sfumazzare al tavolo tra ragazze pagate per stare lì.
    In effetti qualche principe così c’è, ora che ci penso.

Fatto sta che Emanuele Filiberto e le signorine si fumano questa cosa inguardabile, a metà tra un cannonazzo giamaicano e una spada laser, suggendo forse da un bocchettino più piccolo, giacché paiono tanti colibrì ad un abbeveratoio di acqua zuccherata. Risputano fuori infine una quantità di vapore brucaliffesco, cercando di farla sembrare una cosa chic.

Se le volete, potete prenderle in farmacia. O in edicola. Il che dovrebbe far venire in mente dei dubbi a gente assennata, ma qui non ce ne sta l’ombra, quindi proseguiamo.

In realtà, già così ce la saremmo potuti portare a casa e ridere in famiglia per settimane. Eppure, io ve lo assicuro, il meglio ha da venire.

La ragazza al tavolo dietro brinda per i fatti suoi, facendo da sfondo all’acume verbale del principe:

Fumo ok, più benessere[1] e più fiato!

ammicca EF, sfoderando il suo sguardo da ottimo selezionatore di cetrioli sott’olio.

E più sesso!

ribatte l’accompagnatrice tutta appanterata, sfoderando il suo sguardo da pessima selezionatrice di uomini.

Più sesso? Ok!

risponde lui divertito e sorpreso, ché a questa cosa del sesso proprio non ci aveva pensato.

La ragazza al tavolo dietro si inserisce misteriosamente nel contesto sganasciandosi insieme a tutti gli altri nel ristorante, mentre la provocatrice in rosso aspira avidamente dal suo Cohiba klingon, sempre finissima, io mi aspettavo da un momento all’altro che sputasse per terra.

Fumo ok, la bionda!

abbozza la voce fuori campo, che un po’ si vergogna di fare da narratrice a simili dialoghi.

Elettronica, la più sexy!

insiste inutilmente lui, dimostrando per l’ennesima volta di non essere mai pertinente, mentre la bionda non elettronica sbuffa. Ma sbuffa appena appena, delicatissima: diciamo che se le si metteva un’armonica tra le labbra si suonava un blues per due, tre minuti al massimo, non di più.

E questo, signori, è il miglior spot antifumo di sempre.

II

Voi non ci crederete (o almeno, io ho contato tre volte perché mi pareva troppo) ma oggi questo blog compie cinque anni. Grazie a voi che non mi avete mai fatto perdere la voglia di scrivere, anche quando le circostanze cercavano di abbattermi.
Se siete dei lettori da abbastanza tempo, sapete che adesso arriva il momento migliore del post d’anniversario: il premio terribile!

Amica, amico! Vuoi vincere un premio bruttissimo messo in palio da me per l’occasione? Ma brutto brutto eh, come questo o questo?

Bene, partecipare è semplicissimo. Basta mandarmi una mail al solito indirizzo. Potete provare fin quando scriverò un commento qui sotto che annuncia il vincitore. Potete scrivermi anche dopo, naturalmente, che ci facciamo quattro chiacchiere.
Il più veloce, quest’anno, si accaparrerà nientemeno che questo splendido manufatto:

spedito a casa da me con tanto affetto, nella ormai celebre busta gialla triste e sgradevole. Ho speso tutta una mattinata al supermercato a sfogliare riviste di moda, nella speranza di trovarlo e come conseguenza nefasta ho dovuto acquistare un numero di Vogue, che è praticamente cartaccia da trasloco decorata a vestitini.
E notate la totale assenza di raccordo tra un pezzo di spalla e l’altro, caratteristica che non fa che accrescere il valore dell’opera.

L’unica regola, come ogni anno, è che non bisogna aver vinto nelle edizioni precedenti: non siate ingordi, siete già stati sfacciatamente fortunati.

Bando alle ciance, buon anniversario, che è mio quanto vostro, quindi va festeggiato insieme.

[1] Più benessere, sto grandissimo siluro NATO, non è vero. Fanno male uguale. Qualcuno sostiene che facciano addirittura peggio. Sempre che non vi scoppino in faccia prima.



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