Secondo lo studio, il nostro mondo sta attraversando un momento critico della storia umana. Tra circa 20 anni il potere egemonico americano sarò notevolmente ridotto ma è probabile che non ci siano altri stati che emergeranno per soppiantarlo. Se si verificasse uno scenario simile, con nessun paese in grado di sostituire gli Stati Uniti come garante dell’ordine internazionale, è probabile il verificarsi di un periodo di anarchia globale.
Il mega-trend (inteso come l’insieme degli eventi altamente probabili) più importante e più rivoluzionario per il futuro del pianeta, sarà la crescita della classe media su scala mondiale. Per la prima volta, la maggioranza della popolazione mondiale non sarà povera e la classe media sarà la forza sociale ed economica più importante nella maggior parte dei paesi di tutto il mondo.
Nel mondo si diffonderà una maggiore prosperità economica, ma con degli spostamenti di influenza e potere rispetto agli equilibri attuali. L’Asia supererà Europa e Stati uniti messi insieme, in termini di potenza globale: PIL, popolazione, spese militari e investimenti tecnologici. Tale cambiamento significa che l’andamento delle economie di Europa e Stati Uniti, avranno un minore impatto sull’economia globale. I nuovi attori, che rivestiranno un ruolo economico particolarmente importante saranno, oltre a Cina, India e Brasile, anche paesi come Colombia, Indonesia, Nigeria, Sud Africa e Turchia.
La domanda di cibo, acqua ed energia crescerà rispettivamente del 30%, del 40% e del 50% a causa dell’aumento della popolazione e della diffusione dei modelli di consumo della classe media. I cambiamenti climatici aggraveranno le prospettive per la disponibilità di risorse critiche.
Fino a qui, il Global Trends Report evidenzia gli eventi che hanno alte probabilità di verificarsi. Ma il rapporto si spinge oltre, illustrando scenari probabili ma non certi. Tra questi eventi ci sono il crollo dell’euro, una grave pandemia, un attacco nucleare dal Pakistan o dalla Corea del Nord, l’avvento della democrazia in Cina e in Iran.
Lo studio avverte che alcuni paesi corrono alti rischi di fallimento: Afghanistan, Pakistan, Ruanda, Uganda e Burundi. Il rischio di guerre civili e conflitti militari rimane alto sia in Africa che in Medio Oriente, mentre si abbasserà in tutta l’America Latina.
Le previsioni a lungo termine sono sempre difficili e spesso si rivelano inefficaci a consuntivo. Certamente non servono a conoscere cosa succederà nel futuro ma, come sanno molto bene gli investitori, a intravedere le tendenze e le linee guida lungo le quali paesi e popolazioni si stanno muovendo.
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