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“Anno della Fede” mostre itineranti del Maestro Francesco Guadagnuolo

Creato il 10 luglio 2012 da Yellowflate @yellowflate

“Anno della Fede” mostre itineranti del Maestro Francesco GuadagnuoloCon la Lettera Apostolica “Porta Fidei” Papa Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede, che avrà inizio l’11 ottobre 2012, 50° anniversario dell’Apertura del Concilio Vaticano II e avrà termine nella solennità di Cristo Re il 24 novembre 2013.

In occasione dell’Anno della Fede il Maestro Francesco Guadagnuolo ha realizzato una serie di opere pittoriche, riunite oggi in due mostre itineranti, una dedicata al Santo Volto di Cristo come valore di salvezza per l’intera umanità e l’altra rivolta alla Madonna, Madre del Redentore, che rivive la figura della Vergine Madre Santissima e l’alto compito cui è stata destinata.

Oggi più che mai, in questi momenti così difficili che stiamo percorrendo, in prossimità dell’Anno della Fede, l’esposizione del M° Guadagnuolo, diventa una forma moderna di comunicazione e di evangelizzazione attraverso l’arte, per raggiungere la sensibilità dell’uomo d’oggi, divulgando Gesù Cristo, in questo difficile inizio del XXI Secolo, attraverso la Vita di Maria, partendo proprio dall’Annunciazione per offrire a tutti l’annuncio della salvezza. Il richiamo alla protezione della Madonna, riprova la necessità per l’uomo di rifarsi alla Madre di tutti, che tutti comprende e che a tutti offre il Suo velo misericordioso.

Segue il saggio scritto dal teologo olandese Bonifacio Honings sull’umanesimo sacro, mettendo a confronto due artisti, interpreti della crisi dell’uomo, in tempi diversi, Rouault per un “umanesimo integrale” caratterizzato da un’indicibile pietà” attraverso il pensiero di Maritain e Guadagnuolo per la sacralità dell’umanesimo universale che passa dal religioso al trascendente, riscoprendo una nuova verità dell’arte, attraverso il pensiero di Guitton.

DUE ARTISTI A CONFRONTO: ROUAULT E GUADAGNUOLO

L’UMANESIMO SACRO DI MARITAIN E GUITTON

Per Georges Rouault (Parigi, 27 maggio 1871 – Parigi, 13 febbraio 1958) la considerazione dell’arte era vicina a quella del pensiero filosofico di Jacques Maritain (Parigi, 18 novembre 1882 – Tolosa, 28 aprile 1973). L’arte di Francesco Guadagnuolo (Caltanissetta, 1956), nato due anni prima della morte di Rouault, è in sintonia con il pensiero di Jean Guitton (Saint-Étienne, 18 agosto 1901 – Parigi, 21 marzo 1999). Nei due artisti, a distanza di mezzo secolo, ci sono delle analogie nelle tematiche affrontate, in quanto entrambi trattano il profano e il sacro, intessono e fondono le indegnità della vita dell’uomo causate dalle continue guerre e violenze. L’uno e l’altro, hanno contribuito a rinnovare l’iconografia sacra con stili indipendenti, non riconducibili a movimenti dell’arte a loro contemporanei. Il periodo storico vissuto da Rouault è l’evo della guerra; quello di Guadagnuolo è l’evo del terrorismo e della ‘cultura della morte’. Per non scivolare in un devozionismo che logora la creatività artistica, conviene affermare che l’arte, soprattutto quella sacra, è un’opera che nasce dal profondo dell’anima, è una rivelazione dell’umano e del divino, anzi nel divino nell’umano e dell’umano nel divino. Non tutti gli artisti possono accedere all’arte sacra, perché nel trattare questi argomenti ci vuole una solida cultura in vari campi, specie quella che riguarda lo sviluppo dell’arte cristiana; di certo si richiedono abilità di mestiere, sicurezza della mano, un’intuizione intellettuale creativa nel cogliere il mistero delle cose ed una sensibilità atta a svelare il senso del dolore e il dramma dell’uomo. Il Cardinale Jean Danielou scrisse: «Grande artista è colui che riesce a fare emergere gli aspetti umani e a misurare la profondità di una società. Senza il suo tramite il messaggio del nostro tempo non si trasmetterebbe alla maggior parte degli uomini». Paolo VI è stato il primo Pontefice del ’900 che ha sentito veramente il rapporto fra Chiesa e arte moderna-contemporanea, così come Mons. Pasquale Macchi, Segretario Personale di Paolo VI, Mons. Giovanni Fallani, Presidente della Pontificia Commissione per l’Arte Sacra e Mons. Ennio Francia che sono stati vicino a Papa Montini.

Il confronto

Con i suoi dipinti, Rouault vuole trasmettere il messaggio che tutte le situazioni negative, vissute dall’uomo, sono motivate dal sacrificio di Gesù, punto di partenza per ristabilire i valori umani. Rouault denuncia il disumano della guerra e descrive il dolore dell’umano, riferendosi sempre alla sofferenza di Cristo. Lo scopo del suo modo di fare arte è quello di liberare l’uomo dalle sue condizioni attraverso il Cristianesimo. Infatti, il tema centrale delle sue opere è la Passione, che rappresenta un Dio umanato che soffre come tutti gli uomini della Terra. La sua arte dimostra il bisogno di giustizia, per una società più umana e pacifica, e di compassione per le sofferenze umane. Rouault vuole dare un significato all’uomo, partendo proprio dalle sue abiezioni. Per questo, secondo Jacques Maritain, padre del personalismo cristiano, si potrebbe collocare la sua pittura sotto la categoria “umanesimo integrale”, appunto per indicare che la sua arte comprende, allo stesso tempo, la spiritualità e il lato tenebroso mortale. Francesco Guadagnuolo entra, a Parigi, in contatto con la filosofia di Jean Guitton e tende nei suoi dipinti, ad unire il sacro e il divino all’umano. La sua arte focalizza il tema profondo dell’Assoluto come unico mezzo per collegare spiritualità, storia e realtà. Infatti, attraverso i suoi lavori, che trattano temi di attualità e descrivono inquietudini e stati d’animo, Guadagnuolo fa riflettere sui gravi problemi che affliggono l’esistenza umana: il peccato e la perdizione. Dice Jean Guitton: la crisi che l’umanità sta attraversando riguarda complessivamente l’idea dell’esistenza in se stessa. L’arte di Guadagnuolo è un’arte originale perché analizza temi umani e li mette sempre in relazione con la teologia e la filosofia. È sintomatico come il pensiero e lo spirito di Guadagnuolo vadano sempre verso l’uomo e il mondo che lo circonda. Le sue opere interessano il pubblico e portano l’uomo d’oggi a meditare proprio perché riguardano avvenimenti della cronaca moderna, combinati a soggetti attinenti alla religione. Nel drammatico esistenzialismo del filosofo Jacques Maritain, Rouault intende partire dal dolore che si trasforma in spiritualità. Per fare questo, l’artista unisce episodi della vita di Cristo alle condizioni dell’uomo del XX secolo. La colorazione dei volti di Cristo, deformati e segnati da neri profondi, mostrano non soltanto il suo dolore ma, come sostenne Maritain, addensa «‘la bestialità’ e la jattanza dei ricchi e l’opprimente fatica dei poveri, l’infermità di tutti». Anche per Guadagnuolo il volto, e soprattutto il Volto dei Volti, è fondamentale per comunicare profonde emozioni umane e cristiane. Con la sua tecnica fatta di gesti veloci, colori vivaci, pennellate essenziali e scorrevoli, introduce un grado umano nel volto sacro di Cristo e un grado divino nel volto umano di ogni uomo. La forza, che la sua arte esprime, riesce a far vedere una bellezza interiore, anzi visionaria, che sfugge proprio all’uomo contemporaneo, accecato dalle mille cose che violentano i suoi sensi, la coscienza e i pensieri. Questa forza lirica rivela, nei volti, un’energia religiosa e spirituale. Soprattutto nel volto umano di Cristo, Guadagnuolo mostra la sacralità dell’umanesimo universale. Secondo Rouault, sempre partendo dalla sofferenza si può raggiungere il riscatto e la purificazione. Basandosi sull’idea del dolore, egli arriva alla salvezza in un clima fraterno di amicizia e giustizia. Solo in questo modo gli elementi costitutivi dell’uomo, l’anima e il corpo, si uniscono. Secondo Guadagnuolo sono, appunto, i temi del sacro, della condizione umana e la scienza che rappresentano e manifestano anche ciò che è più nascosto, ciò che è “invisibile”, il passaggio dalla morte all’eternità: la risurrezione. È particolarmente il tema della risurrezione che rivela, attraverso una vasta gamma cromatica, fatta di colori caldi, il trapasso dalla morte alla Vita. Sulla tela, infatti, Guadagnuolo riesce a rappresentare le realtà naturali in cui vive, insieme a realtà soprannaturali. Attraverso i suoi dipinti analizza il senso della religione e della vita in tutti i suoi aspetti. Descrivendo i segni dolorosi del peccato, Mons. Giovanni Fallani diceva di lui «che sa bene leggere e interpretare il dramma della coscienza», rappresenta le inquietudini della realtà in ‘una sorta di cammino doloroso della vita’, sempre a scopo salvifico. In varie opere Guadagnuolo fa vedere la morte sotto un aspetto meno drammatico, pensando il fine ultimo come passaggio necessario per dare il senso più vero e profondo alla vita terrena. Creando le opere, Guadagnuolo, riesce ad unire vita e arte, in quanto scopre nuovi modi e nuovi spazi pittorici per confrontare l’uomo con la religione e la scienza. Così ispirandosi al pensiero di Jean Guitton che manifestava un cattolicesimo esteso in tutti gli orientamenti, atto a inglobare religione e scienze umane, l’artista ci conduce alla scoperta del mistero divino e a superare quel dualismo tra redenzione e perdizione. La vicinanza dell’artista Rouault al filosofo Maritain contrassegna, il suo umanesimo di un forte desiderio religioso, pur denunciando lo strazio e le violenze della guerra. La vicinanza dell’artista Guadagnuolo al filosofo Guitton, contrassegna l’umanesimo di speranza, pur rilevando le violenze del terrorismo, la cultura della morte. Maritain e Guitton avvicinano ancora di più i due artisti. “Dai contorni atroci del peccato e della ferocia umana” (Maritain). L’arte di Rouault era caratterizzata da un’indicibile pietà”; l’arte di Guadagnuolo passa dal religioso al trascendente, riscoprendo una nuova verità dell’arte: la sua sacralità. Questa verità risponde alle esigenze del mondo contemporaneo più cosciente della forza equivoca del potere politico, della globalizzazione, e dei nuovi mezzi di comunicazione. Il confronto di Rouault e Guadagnuolo, a distanza di 50 anni, evidenzia che la loro arte rappresenta e ritrae in forme diverse, e in periodi diversi, un rimedio al decadimento dei tempi moderni. Le loro opere, pur connaturate da diverse situazioni storiche, sono intrise dallo stesso senso umanitario e basate sulla ricerca formale nell’umano, dello spirito e dell’eternità. Come tanti grandi artisti della storia, i nostri due artisti hanno fatto vedere una spiritualità configurata nella storia sacra in cerca di verità, credendo di essere salvata nella speranza di Cristo, Via, Verità, Vita.

  Bonifacio Honings


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