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“Anno Domini” di Valentina Lumini il secondo dei racconti segnalati per "Wine on the road"

Da Silviamaestrelli

Secondo dei racconti segnalati per merito a “Wine on the road”, concorso letterario 2011 di Villa Petriolo, è “Anno Domini” di Valentina Lumini.
Valentina Lumini è nata a Firenze nel 1973 e abita a San Piero a Sieve. Laureata in Storia Medievale, ha lavorato nel coordinamento di attività di sensibilizzazione nelle scuole sulle tematiche dello sviluppo sostenibile presso l’associazione Manitese Firenze onlus, nel coordinamento dell’Assistenza Domiciliare degli anziani presso la coop. soc. ARCA e, dal 2010, è impiegata presso il Comune di Barberino di Mugello, Ufficio Sviluppo Economico.
Racconto “ANNO DOMINI” di Valentina Lumini
Anno Domini 983
Un carro ondeggia lungo la via. Un uomo incappucciato tiene le redini, sprona i cavalli, li incita con la voce. La strada è dissestata, un ammasso di grossi blocchi di pietra che emergono in certi punti ed affondano in altri per il terreno cedevole.
Atmosfera cupa, cielo che minaccia pioggia. La boscaglia si colora d'autunno.
Pensieri che volano, pensieri che opprimono, pensieri che ruotano vorticosi nella testa dell'uomo... ormai il villaggio è vicino.
Un carro ondeggia lungo la via, carico di botti di legno. La corda è allentata, il carico dondola ad ogni buca. L'uomo incita ancora i cavalli con sferzate di voce e frusta. Il bosco d'improvviso si fa rado e finisce in un sussulto di cespugli bassi e radi: un paesaggio dolcemente ondulato si apre di fronte agli occhi del viaggiatore... si può scorgere la strada, che indolente si snoda per alcuni chilometri e poi sparisce dietro una collina e poi riappare e poi nuovamente pare inghiottita dalla terra.
Là in fondo il villaggio. L'uomo fa rallentare appena i cavalli, si guarda intorno. E' circondato da file parallele di spiriti legnosi e rinsecchiti che tengono le proprie braccia sulle spalle dei vicini. Tante fila, un esercito di spiriti che sembrano ondeggiare tra le braccia della morte... torneranno alla vita?
Il timore delle insidie del bosco sembra sparire. Ormai il villaggio è vicino.
Un carro ondeggia lungo la via, carico di botti di legno piene di vino. Parte integrante dell'alimentazione, elemento vitale, unica bevanda che non si circonda di un'aurea di sospetto, come succede invece ineluttabilmente alle altre, attraverso le quali spesso si diffondono malattie ed epidemie. Un filo di soddisfazione appare negli occhi dell'uomo. Di questi tempi nessuno può sentirsi sicuro, eppure questo lavoro gli permette degli agi. Sono in molti a bere vino ormai. Certo, i poveracci e gli straccioni non possono permetterselo, ma chi se ne frega, sono i ricchi che arricchiscono i mercanti, che cercano merci pregiate e bevande raffinate. Gli spiriti, secchi e legnosi, non fanno certo immaginare una così ricca fortuna. Ma la terra, con le sue zolle grosse e pesanti che hanno raccolto il sudore degli uomini, promette uva e,su se stessa, in solchi sdruciti dalla pioggia invernale, scrive un grande avvenire.
L'uomo la conosce bene quella terra; conosce l'odore acre dell'umidità che si solleva in sottili bave di nebbia d'autunno, sa come affonda il suo piede fin quasi al ginocchio, durante l'inverno, se solo prova a camminarci su... è lei che difende gli spiriti adesso disarmati ed aspetta con fiducia ch'essi si armino di nuove forme e nuovi colori.
I cavalli procedono tranquilli, l'uomo si rilassa, il villaggio è ormai vicino.
Un carro ondeggia lungo la via, carico di botti piene di vino rosso, dolce e brioso. L'uomo ha una bisaccia di pelle in vita, che ne è piena. La stappa ed assapora il caldo dell'estate che finisce. L'autunno scompare in un attimo, gli spiriti non sono più legnosi e rinsecchiti, ma vestiti di colore e fieri nel sole caldo. L'uomo riapre gli occhi e sorride soddisfatto. Della migliore qualità. I signori saranno contenti. Già si vedono le porte del villaggio. L'uomo sprona i cavalli, li invita all'ultimo sforzo, ormai il villaggio è vicino.
Un carro ondeggia lungo la via, carico di botti piene di vino rosso, caldo e brioso, sapientemente riposto nei legni da un fior di donna rubicondo e sorridente. L'uomo pensa a lei, alla suo attenderlo fino al ritorno a casa, alla sua ansia... pensa al calore del suo corpo giacente accanto a lui, rosso e caldo come un grappolo della sua uva. Ferma i cavalli davanti alle porte, due soldati gli chiedono cosa sta portando. Vino, vino per i signori, risponde l'uomo con un mezzo sorriso, consapevole del potere che racchiudono quelle botti. Le guardie lo lasciano passare; l'uomo si volta e con la mano saluta ancora gli spiriti e pare, ma forse è solo un'illusione, che questi rispondino al suo saluto con un debole inchino.
Anno V del Regime (2030 del calendario antico)
Un cyberlorry, ultimo modello, designer avanzato D-423, procede sicuro lungo la duecorsie n. 50. Un uomo, a bordo, sfoglia noncurante una delle poche riviste autorizzate dal Regime, mentre il mezzo prosegue da solo nella giusta direzione. Atmosfera torrida, sole coperto da una nuvolaglia sottile e grigia. L'uomo si gode la sua aria condizionata. Vuoto di pensieri, bombardamento di immagini insignificanti che si ripetono a cadenze regolari. Nessun dolore, nessuna gioia.
Il viaggiatore da uno sguardo allo schermo X-gps, nota che mancano solo alcuni km, la città ormai è vicina.
Un cyberlorry, ultimo modello, designer avanzato D-423, procede sicuro lungo la duecorsie n.50, carico di bidoni di latta. L'uomo poggia la rivista, alza gli occhi; una nebbiolina si sprigiona dall'asfalto che ribolle. Ai lati della strada, fila parallele di stabilimenti lunghi e stretti si stagliano contro il cielo. L'uomo da un'occhiata stanca al paesaggio; davanti ad ognuno degli edifici si vedono il simbolo del Regime e la scritta Vigne Chimiche di Stato. Tante fila, un esercito di serpenti grigi che giacciono indolenti al sole.
L'uomo programma il computer ad una maggiore velocità, la città ormai è vicina.
Un cyberlorry, ultimo modello, designer avanzato D-423, procede sicuro lungo la duecorsie n.50, carico di bidoni di latta pieni di vino chimico...una grande invenzione, pensa l'uomo; un metodo semplice e veloce di sintetizzare il vino in laboratorio, senza le solite rogne della vendemmia, con la pioggia che rovina l'uva, gli animali che se la mangiano, le troppe storie che fanno se usi concimi troppo nocivi. Costa poco, tutti possono ubriacarsi in santa pace, senza star troppo a pensare alla vita. Quegli stabilimenti, chi lo direbbe che nascondono questo tesoro, quest'arma infallibile d'oblio? L'uomo li conosce bene quegli edifici; all'ingresso ci sono guardie armate, che se non rispondi al loro “Chi va là?” entro 5 secondi, ti fanno fuori. Sono loro che difendono il segreto del vino; solo presentando pass su pass, autorizzazione su autorizzazione ti fanno entrare, ma solo dove vogliono loro.
Tutto procede tranquillo, l'uomo si sente di essere tutto sommato un privilegiato perchè quelle strutture lui le ha viste. La città ormai è vicina.
Un cyberlorry, ultimo modello, designer avanzato D-423, procede sicuro lungo la duecorsie n.50, carico di bidoni di latta di tutti i colori, per tutti i gusti. L'uomo, che ha visto come viene fatto, si guarda bene dal berlo e, se pensa a quei poveracci ignari di ciò che immettono ogni giorno nello stomaco, si piega in due dal ridere. Chiude gli occhi e ripercorre tutto il procedimento, ossa di poveri cristi sminuzzate e sciolte in sostanze dai nomi complicati e dal colore poco affidabile... e poi tutto il resto. Riapre gli occhi, guarda l'X-gps: siamo alle porte della città.
Un cyberlorry, ultimo modello, designer avanzato D-423, procede sicuro lungo la duecorsie n.50, carico di bidoni di latta pieni di vino chimico di tutti i colori per tutti i gusti, riposto nelle stagne da smorti uomini bianchi che il Regime fa lavorare e sottopone ad un programma di recupero per le loro idee sovversive, sembrano piccole candele ormai consumate e non più utilizzabili. L'uomo è saturo del viaggio... alza lo sguardo ed, ecco, finalmente la città.
Oggi, 15 marzo 2011
Pullman di linea che dondola lungo le stradine della campagna toscana.
Finalmente torno a casa. Il sole di marzo scalda il mio sedile. Mi sono messa a raccontare la mia terra, ciò che era, ciò che sarà.
Ma, in fondo, guardo le linee morbide delle mie colline ed il sole che le abbraccia innamorato, l'erba verde e le zolle prosperose e, sempre di più, mi sembra che siano state e che saranno sempre così.

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