Continua a tenere banco a Milano la questione sull’annullamento dei matrimoni gay celebrati all’estero. Il sindaco Pisapia, dopo il diktat del ministro Alfano, aveva comunque iniziato le trascrizioni delle nozze di diverse coppie omosessuali, salvo poi ricevere una pesante ingiunzione da parte del prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca, il quale aveva ordinato al sindaco, “in qualità di ufficiale di stato civile, di procedere agli adempimenti conseguenti all’annullamento senza ritardo e di darne immediata notizia al prefetto”. Insomma, un provvedimento che non lasciava spazio a troppe interpretazioni o a perdite di tempo, sebbene Pisapia abbia ribadito da subito la sua presa di posizione. “Vado avanti su un percorso che ritengo giusto e legittimo – ha confermato il sindaco – Ho un’indicazione che deriva dalle mie convinzioni personali e giuridiche condivise dalla maggioranza nel consiglio comunale, che rappresenta i cittadini”.
A questo punto è probabile che il prefetto opti per nominare un commissario ad acta che cancellerebbe le trascrizioni, come già accaduto nel caso di Udine.
Al di là delle questioni legate alla Chiesa, stupisce il fatto che in Italia i matrimoni gay creino così tante diatribe. In molti paesi esteri le coppie omosessuali sono riconosciute ai sensi della legge e le loro unioni civili non destano più tanto scalpore, anche se lo stesso non si può dire della questione legata alle adozioni.
Nel XXI secolo bisognerebbe andare oltre a certi pregiudizi derivanti da una visione molto antiquata, e permettere a tutti di avere un legame riconosciuto a norma di legge, anche solo per tutelarsi legalmente con le proprietà e senza andare ad intaccare i tanto difesi valori della “famiglia tradizionale” (e senza tra l’altro toccare la questione del diritto di poter amare e legarsi a chiunque indipendentemente dal sesso). Le adozioni possono, per il momento, aspettare, e discuterne, valutando anche alcuni casi già esistenti, è più che lecito, ma le prese di posizione a priori di certi enti e certi personaggi politici lasciano decisamente perplessi.
Allo stesso modo ha stupito, qualche settimana fa, la protesta delle “sentinelle in piedi”, che erano scese in piazza per dire “no” alla legge contro il reato di omofobia. In un paese come l’Italia, che sta attraversando una crisi economica e lavorativa enorme, forse sarebbero ben altre gli argomenti per cui protestare tanto animatamente.
di Maurizio Maiocchi
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