Anomalisa

Creato il 26 febbraio 2016 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
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  • Anno: 2015
  • Durata: 90'
  • Distribuzione: Universal Pictures
  • Genere: Animazione
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Charlie Kaufman
  • Data di uscita: 25-February-2016

Chi lo ama e segue non sarà sorpreso di sentir parlare ancora una volta di solitudine, dolore, paranoia e fallimento personale e relazionale nel cinema di Charlie Kaufman. Sono queste, infatti, tematiche care e ossessivamente esplorate dallo sceneggiatore newyorchese nei precedenti lavori di scrittura per Essere John Malkovich e Il ladro di orchidee di Spike Jonze e Se mi lasci ti cancello (infausta traduzione italiana di The Eternal Sunshine of the Spotless Mind) di Michel Gondry, nonché nel suo esordio alla regia Synecdoche, New York, uscito in Italia dopo la morte del suo turbato interprete Philip Seymour Hoffman.

Anomalisa è un lavoro a quattro mani durato due anni ed elaborato insieme all’esperto di stop-motion Duke Johnson sulla base dell’opera teatrale di Kaufman scritta sotto lo pseudonimo di Franco Fregoli. La sindrome di Fregoli è un disordine psichiatrico per cui chi ne è affetto è convinto che le altre persone siano in realtà tutte lo stesso individuo con diverse fattezze.

Il protagonista Michael Stone (la voce è di David Thewlis) è un guru nonché autore acclamato di libri sul tema del customer service (uno dei titoli è How May I Help You Help Them?). Lo vediamo in volo da Los Angeles a Cincinnati per un convegno sul tema e arrivare in taxi nell’albergo di lusso Fregoli. Nei brevi e secchi scambi di battute sull’aereo con il vicino di posto, con il tassista e poi con il receptionist e il facchino dell’albergo avvertiamo disturbo e disagio in lui. Le interazioni con l’altro non sono gradite.

Kaufman e Johnson non si lasciano sfuggire nessun dettaglio di questa tediosa notte prima del convegno costruita nel rispetto delle unità aristoteliche, dove non manca la consueta chiamata a moglie e prole lasciati a LA. La noia stancante della notte non sembra un sentimento sconosciuto a Michael. Le azioni ordinarie compiute da Michael nella stanza d’albergo – ordinazione di cibo in camera, recupero del ghiaccio, ripetizione del discorso del giorno dopo – sono tuttavia scosse dal tarlo di un amore abbandonato anni prima a Cincinnati, Bella Amarossi. Dopo un’impulsiva conversazione al telefono con lei, Bella lo raggiunge in albergo e l’incontro tra i due si risolve in un disastro. Michael ha perso il senso dell’esistenza, è depresso, infelice e disperato per la sua incapacità di stabilire delle relazioni, perché i rapporti umani sono demoliti da un sentimento di omologazione che scatta in lui per il prossimo, magnificamente rappresentato dal geniale duo usando un timbro di voce uguale per tutti (modulato da Tom Noonan). Quella stessa notte qualcosa di sorprendente sta per accadere nella vita di Michael, una voce fuori dal coro, un’anomalia della società, risuonerà infatti nei corridoi del Fregoli. È Lisa – da qui il nickname del titolo Anomalisa (voce di Jennifer Jason Leigh) – una ragazza goffa, paffuta e tutt’altro che sofisticata. Lisa è l’elogio della banalità, nelle fattezze, gusti e riflessioni, eppure per Michael quella voce che di lì a poco intonerà Cindy Lauper in inglese e in italiano è la prova vivente di un’isola felice. Non sperate nella sua durevolezza.

Kaufman sostiene lo sguardo pessimista (o realista?) dei lavori precedenti e in tutta coerenza si accomiata negando il lieto fine, preannunciato da un incubo talmente angoscioso – tutti lo amano e vorrebbero una parte di lui – da sembrare vero.  Il risveglio da una notte d’amore minuziosamente rivelata nei movimenti di corpi imperfetti vibranti di autenticità saluta la melancolia di un’illusione svanita, resa con un effetto tutto da “sentire”. Her, con l’assenza/presenza in voce di Scarlett Johansson, echeggia nella mente per più di una ragione.

Questi pupazzi dal viso di marionette vintage, composto da due pezzi assemblati, dai corpi flaccidi, ingrassati e malfatti appaiono ai nostri occhi inquietantemente vivi e reali. Le loro intime inquietudini, la difficoltà di definirsi in una società omologante, la resa finale all’inattuabilità di una vita felice e “anomala” e di un amore unico e imperituro corroborano la desolazione di carne e sangue dell’uomo post-moderno secondo Kaufman.

Francesca Vantaggiato

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