Ansia da partenza.

Creato il 16 gennaio 2012 da Enricobo2
Niente da fare , è sempre la stessa storia. Ogni volta che mancano pochi giorni alla partenza, vengo preso da una frenesia ansiogena e pasticciona al tempo stesso. E' tutta una agitazione, saltabeccando di qua e di là per finire di procurarsi informazioni, raccogliere le ultime cose, quelle da non dimenticare, compitare negli elenchi delle cose da fare, quelle che si sono scordate, preparare materiali e lanciare maledizioni preconizzando la certezza di dimenticare dati e cose fondamentali che condizioneranno di certo la riuscita del viaggio. Eppure non sono di primo pelo e questa situazione l'ho vissuta già una infinità di volte, ma deve essere forzatamente iscritta nel mio genoma, diciamo che ho la sindrome dell'ultimo momento. Accidenti programmo sempre o quasi le mie uscite con mesi di anticipo, mi ripeto, questa volta non ci casco, anzi mi ricerco con attenzione un elenco di letture appropriate che mi prepareranno culturalmente e soprattutto empaticamente ai luoghi, alla gente e alle cose con cui verrò a contatto. Poi, non si sa come, i giorni scorrono veloci, sempre con altri impegni inderogabili da svolgere, si sa il pensionato è la persona più occupata del mondo, e i libri rimangono lì, va bene, li leggerò al mio ritorno, le liste (adesso sono di gran moda) di indirizzi web non riescono ad essere eviscerate, al massimo un'occhiata rapida e poco produttiva e come tutte le altre volte eccoci ai due o tre giorni che precedono la partenza ed ancora è tutto da fare, i dollari ancora da andare a ritirare, così non sai se ti rifilano 500 fogli da 1 dollaro o 5 da 100 che nessuno ti vorrà cambiare e così via. 
Devo ancora segnare sul calepino tutti gli indirizzi di base, i telefoni vitali, i posti tassativi, va beh ci sarà tutto sulla Lonely, la rileggerò in aereo. Certo son problemi seri, per fortuna che c'è qualcuno che mi prepara la valigia e sa quante mutande, quante calze e quante di tutte le altre cose che mi servono, dal sacco lenzuolo, ai cerotti di Voltaren, a quelli per le bolle nei piedi e così via. Certo perché l'altra storia è che non si riesce ad accettare il fatto che gli anni passano inesorabili ed i programmi si dovrebbero via via adeguare, invece credi sempre di avere trenta anni e allora definisci allucinanti itinerari a piedi, zaino in spalla, come se non ne avessi già uno fisso davanti di una trentina di chili e senza spallacci, che non puoi neanche posare un attimo nemmeno se lo volessi. Poi leggi i resoconti dei giovani trekkers che, sui vari forum, hanno trovato quel giro piuttosto "impegnativo" e cominci a domandarti ma chi te l'ha fatto fare, invece di andare a giocare a bocce o cercare di seguire i lavori del cantiere del ponte Cittadella che tanto non cominceranno mai. Va beh, a questo punto, inutile farsi problemi, ci penserò quando ci arriverò di fronte, vivendo il viaggio giorno per giorno, portandomi dietro la voglia, come dice la canzone, di non tornare più. Anche perché chissà cosa troverei ritornando da queste parti ormai in serie BBB anche se +, magari non ci sarà più neanche l'Euro, magari ci vorrà un passaporto diverso, verde padagno e una selva di diti medi sollevati mi impedirà il transito dalla barriera doganale, con un gendarme che mi dirà:"Ti negher se t'vol entrà 'n padagna, ti ga da parlà itaglian. La lega a l'è cuntra la ignorantezza!" e io come si sa sono piuttosto debole in italiano.
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