Questa premessa per introdurre ciò che poi ieri pomeriggio al ritorno abbiamo visto nei pressi di Venezia: GS Adventure trivaligiata e bella carica con targa inequivocabilmente russa! Il mio pensiero è stato immediato: "ANSTOPPABOL!!!!", tanto che appena visti i due ho ritenuto doveroso affiancarli per testimoniare loro la mia stima con almeno un gesto della mano dal finestrino, gentilmente da loro ricambiato con un saluto. La mia fiducia nell'affidabilità teteska era immediatamente risalita a livelli esagerati: solo con un mezzo del genere si possono fare certe trasferte... tanto che quasi mi è venuta la voglia almeno di provare un GS. Cose grosse, insomma.
Facciamo circa altri 200 chilometri e imbocchiamo l'Appennino in direzione Firenze. Ci si para davanti una fila di quattro moto con targhe bianche che ci ricordano qualcosa. Riconosco una CBR600F/Sport, una Kawasaki Versys, una vecchia Yamaha Diversion e un agghiacciante castommone nipponico (forse Kawasaki?) con trasmissione a cardano funzionante, che belli belli salivano su a passo di parata con le loro brave targhe RUS.
A quel punto mi è tornato lo sconforto, ben abbinato alla enorme stima anche nei confronti dei quattro appena incontrati.
Quale è la moto per viaggiare, cazzo? Alla fine probabilmente ha ragione il vecchio Matteo che con la teoria del "quel che non c'è non si rompe" cerca una vecchia Africa Twin con cui poter andare in culo al mondo certo di non rimanere in panne per colpa di inutili sofisticazioni? O forse quel che è successo alla Quattrostagioni è da ritenersi uno spiacevole episodio che non mi deve far perdere la fiducia nel moderno? O forse ancora la cosa migliore è gettarsi sul genere nippon e cedere alla presunta infallibile affidabilità di tutto quel che è prodotto in Giappone?
Io non lo so, ma lunedi prossimo (mal di denti permettendo!) è programmata la partenza per la Slovenia e mi sta frullando un'idea malsana per la testa. Scomoda, vecchia, rossa e bicilindrica...