Il libro del male è un thriller magistralmente architettato che non cede mai alla banalità. Una lettura anche per i palati più esigenti.
Titolo: "Il Libro del Male"Autore: James OswaldCasa editrice: GiuntiPagine: 400Prezzo: 12.90TRAMADieci anni. Dieci donne. L’ultima è stata Kirsty, la fidanzata dell’ispettore Tony McLean. Finché Donald Anderson, il killer di Edimburgo, non ha commesso un grave errore consentendo a McLean di porre fine a quella catena di ferocia. Dodici anni dopo Anderson è morto, è stato ammazzato in cella, ma il tempo di assaporare la vendetta per McLean non è ancora arrivato. Con l’avvicinarsi del Natale, infatti, un altro corpo viene rinvenuto: una ragazza nuda, legata a un ponte, e sottoposta allo stesso brutale rituale di anni addietro. Un killer che emula le gesta di Anderson? O l’uomo messo in prigione era quello sbagliato? O forse Il libro del male, un antico e oscuro manoscritto, sta guidando la mano di assassini diversi? McLean è costretto a riaprire il capitolo più doloroso di tutta la sua carriera e scoprire il tassello mancante prima che l’assassino colpisca ancora.
Il primo titolo della serie Nel nome del male è stato osannato dal pubblico e dalla critica, consacrando James Oswald come uno dei più grandi scrittori di genere contemporanei.
Ecco un'intervista che è stata fatta all'autore
1. James Oswald, scrittore per passione e contadino, in pochi mesi è passato dall’autopubblicazione a essere autore di punta per alcune delle più importanti case editrici del mondo. Perché ha iniziato ad autopubblicare i suoi racconti? Avrebbe mai immaginato un tale risultato/riscontro?Ho pubblicato da solo i primi due romanzi dell’Ispettore McLean perché nessun altro li avrebbe pubblicati. Ho scritto Nel nome del male nel 2006 ed è stato nominato per il premio della CWA Debut Dagger nel 2007, ma gli editori non hanno apprezzato il mix di procedure poliziesche e indizi di influenza sovrannaturale. Ho avuto lo stesso problema con il sequel, Il libro del male, anch’esso nominato per il Debut Dagger l’anno successivo.Non conoscevo la possibilità di autopubblicare un ebook fino al 2011, quando un amico, lo scrittore Allan Guthrie, mi raccontò quanto questa esperienza si fosse rivelata efficace per lui. Così ho pubblicato entrambi i racconti aspettandomi di vendere qualche centinaia di copia all’anno e fare un po’ di soldi, ma il loro successo mi ha letteralmente sorpreso!2. Lei vive nella bella e tranquilla campagna scozzese ma nel suo libro descrive scenari urbani caotici, oscuri e violenti: da dove nasce questo contrasto e qual è la sua fonte d’ispirazione?Sono cresciuto in campagna, questo ambiente mi è sempre stato familiare, ma ho vissuto e lavorato anche in città. Ho sempre desiderato scrivere racconti dove la possibilità che gli spiriti maligni esistano davvero si scontrasse con una visione più razionale del mondo. Penso che questo funzioni meglio in un contesto urbano, in particolar modo in una città con una lunga storia. Londra sarebbe andata bene, ma Edimburgo è anche meglio.Per quanto riguarda da dove traggo l’ispirazione, la risposta è ovunque. Il segreto è riconoscere che qualcosa di quello che leggi, o che qualcun altro ti dice, merita di essere tenuta a mente. Devi sempre fare attenzione quando parli con uno scrittore – non puoi mai sapere dove potranno andare a finire le tue parole!3. Cos’è il male per lei al mondo d’oggi?Il male coincide con molte cose nel mondo moderno, ma per me assume sempre il valore di aggettivo più che di sostantivo. Le persone commettono atti di violenza per motivi strettamente egoistici, ma non penso che siano cattivi per natura. Non credo neppure a spiriti maligni, demoni e cose del genere, anche se me ne servo per le mie storie. La misoginia, il razzismo, l’intolleranza religiosa (all’interno e fra le religioni), la fede cieca…tutti questi elementi sono difetti della natura umana che ci portano a compiere il male.5. La stampa inglese l’ha acclamato come il nuovo Ian Rankin: cosa pensa di questo paragone?La stampa è sempre molto brava a etichettare cose e persone. Dal momento che i miei gialli sono ambientati a Edimburgo, i paragoni con Ian Rankin erano inevitabili. Ne sono lusingato – adoro i romanzi di Ian e aspiro a scrivere bene come lui – ma non penso che il confronto regga. Penso anche che Rebus e Tony McLean non andrebbero molto d’accordo tra loro.6. Accade sempre più di frequente che le serie narrative vengano trasposte in serie televisive: sarebbe felice se l’ispettore McLean diventasse un personaggio di culto anche in tv? Chi vedrebbe bene nei sui panni?Sarei onorato di vedere i miei racconti in una serie televisiva, ma non saprei proprio dire chi potrebbe interpretare il ruolo di Tony McLean. Le ragioni sono due: per prima cosa, non ho davvero idea di come Tony sia fatto fisicamente. Non viene mai descritto all’interno dei romanzi, perché sono scritti dal suo punto di vista. Questo artificio narrativo è abbastanza voluto in quanto dà la possibilità al lettore di immaginarselo come meglio crede.La seconda ragione coincide con il fatto che, essendo un contadino a tempo pieno e scrivendo due o tre romanzi l’anno (scrivo anche fantasy sotto il nome di J D Oswald), raramente riesco a guardare la tv, di conseguenza non conosco i nomi degli attori che potrebbero interpretare questo ruolo.Se mai tale serie televisiva venisse prodotta, ciò che sarebbe interessante sarebbe vedere come reagirei ad avere un volto fisico-l'attore scelto- nella mia testa quando scriverò il prossimo libro della serie. Sarebbe un bel problema!
L'AUTORE
Avete già letto il primo libro? Vi è piaciuto?