Dopo qualche anno di divertimento, apprendimento, buona compagnia.. affiatamento.. finalmente siamo riusciti, non senza problemi logistici ed organizzativi, a fare un tuffo sul Piroscafo CABOTO.
La Caboto fu affondata il 22 dicembre 1917 dall’U-boat UB49 mentre era in navigazione da Calcutta a Genova, proprio davanti la costa di S. Vincenzo.
La Nave fu varata nel giugno del 1905, completata il 29 novembre e il 22 dicembre dello stesso anno compi’ il viaggio inaugurale sulla rotta Venezia Calcutta. La nave era di 4506 tsl ridotte successivamente a 4418. Aveva un motore Richardsons, Westgart & Co. a triplice espansione da 8167 CV; nel 1916 venne requisita; il 2 novembre 1917 ricevette una visita ispettiva a Calcutta dove, al comando di Augusto Pellegrini, riprese il suo ultimo viaggio verso l’Italia.
Quando fu attaccata dall’UB-49 era in convoglio scortato dalla torpediniera 54 AS e dalla vedetta G32. Vi fu una sola vittima fra l’equipaggio. La sorte volle che esattamente il 7 febbraio del 1918 lo stesso sommergibile affondasse la G32 mentre si trovava nella stessa zona in un convoglio con la vedetta Vortice, 3 piroscafi e 2 MAS.
L'immersione infine viene programmata per domenica scorsa, 23 Maggio, al centro sub Cecina. Saremo esclusivamente noi del GSD Team, Io, Davide e Primo, che per l'occasione, dopo innumerevoli test e riconfigurazioni, è finalmednte pronto a riportare in acqua la sua stupenda telecamera HD.
E' noto come la zona di San Vincenzo sia particolarmente critica per la visibilità, infatti praticamente sempre, ci viene riportato, la visibilità è intorno ai 2-3 metri a causa del fondo limaccioso e delle correnti da nord che sporcano, oltre ai soliti "amici" pescherecci che strascicano continuamente intorno ai relitti della zona.
Siamo comunque fiduciosi perchè la settimana è trascorsa con costante brezza da sud-est, che dovrebbe schiarire l'acqua. La giornata è delle migliori, soleggiata e con mare piatto. Arrivati al diving scarichiamo la macchina di Primo ..... sembra che l'attrezzatura sia per 10 sub!!! invece siamo in tre! Quando il gommone rientra dalla precedente uscita la nostra attrezzatura è già disposta in ordine sul molo, carichiamo e in 10 minuti siamo già in uscita dal porticciolo.
In circa 25 minuti di navigazione spedita arriviamo sulla verticale del relitto .... niente pedagno fisso ... acqua verdastra... Dino del diving ci ha detto che il giorno precedente sull'Impavido c'era una corrente folle ... ok, cominciamo bene!
Dino con la sua esperienza trova subito il relitto sullo scandaglio e dirige il lancio del pedagno mobile, che alla prima viene lanciato, sempre secondo Dino, sulla coperta del relitto. Il gommone resta alla deriva per permetterci di vestirci e prepararci, due stage indossate sul gommone, via in acqua, prendiamo telecamera e terza stage ... Primo controlla il Reb .. tutto ok! Ci avviciniamo al pedagno e ...... giù!
Dopo i primi 7-8 metri il verde lascia il posto ad un bel blu intenso ... meno male penso tra me e me ... continua la discesa veloce, lungo il misero cordino da 6 mm del pedagno che onestamente non infonde il massimo della sicurezza..! Ancora una volta.. sui 40 metri... compare uno strato di acqua verdastra e opaca... eccoci, ci siamo! Non si vede un mazza! ... 50 metri .... schiarisce .... 55 metri.... NOOO! ECCOLO! ...
L'acqua sotto i 55 metri ci ha regalato una tale limpidezza da permetterci di vedere bene il relitto, che giace su un fondale di 78 metri e si alza fino a 65 metri sulle strutture piu alte, mentre ci planavamo sopra... piu unico che raro!
Il pedagno è arrivato accanto alla struttura rialzata di poppa, ad un terzo di lunghezza della nave. Nei 25 minuti di fondo programmati (se ci fosse stato il nostro "master instructor, comandante, patrono nonchè mentore" Maurizio Bertini, in coppia con Primo, io e Davide avremmo programmato 30-33 minuti di fondo) sarebbe stato difficile raggiungere la prua, dove si trova un cannone e le ancore ancora nell'occhio di cubia.
Decidiamo perciò, anche in base alla stupenda visibilità trovata, di visitare la parte di poppa, solitamente molto torba e rischiosa a causa delle reti presenti. Dino ci dirà poi che in pochi hanno avuto occasione di visitare quella zona. Dieci secondi per legare la cima del pedagno ad una struttura del relitto, in modo che non si sposti, e poi proseguiamo.
Constatiamo anche il colpo di "fortuna" avuto nel trovare totale assenza di corrente! Incredibile! La nave, che giace sul fondo da 93 anni, è oramai completamente rivestita da una rigogliosa fauna bentonica... concrezionata da ostriche, enormi spugne, spirografi e chi più ne ha piu ne metta... le nuvole di anthias danzano intorno alle lamiere ad indicarci chiaramente.... che quella oramai è casa loro e noi siamo gli ospiti indiscreti!
Arriviamo alla poppa e ci caliamo alla profondità massima di 78 metri, qui l'acqua si intorbidisce per la vicinanza del fondo, ma distinguiamo chiaramente le lamiere contorte per l'impatto col fondo, le reti che fanno vela dalla balaustra di poppa verso il fondo, e ciò che resta del timone. Rapido cambio di posizione delle stage (finora io e Davide abbiamo respirato da un 7 litri di mix di fondo, per poi passare al bibo 12+12) mentre riguadagnamo quote piu "tranquille".
Risaliamo lungo la murata di sinistra e torniamo sul ponte, ripercorrendolo verso il "cassero" di poppa. Sorpassiamo bighi di carico e maniche a vento, strutture oramai poco riconoscibili... una buca che sembra essere una stiva.. e ci riavviciniamo alla murata di dritta, usciamo fuori dalla fiancata e scendiamo fino a dei grossi squarci, che presumo essere i punti di impatto dei siluri che hanno causato l'affondamento.
Non resisto alla tentazione di infilarmi un pezzetto dentro uno dei passaggi, scorgo lamiere contorte, scalette e un grongo di medie dimensioni che fa capolino nel buio.... ma le mie bolle stanno facendo smuovere il sedimento dal soffitto e la situazione si fa torba, meglio fare retromarcia, ancora non mi sento così sicuro da azzardare una penetrazione importante.
Siamo di nuovo al pedagno, siamo al ventesimo minuto di fondo, decicidiamo quindi di non allontanarci troppo e fare un giro sulla struttura rialzata che abbiamo li accanto. Saliti sopra di questa vi troviamo un grosso foro, che credo essere una specie di lucernario per i ponti sottocoperta, da cui si dovrebbe arrivare alla sala macchine. Illuminando all'interno si intravedono strutture non definite molto piu in basso, ma visto che il tempo volge al termine decido per non entrare... sarà per la prossima!
Riguadagnamo il pedagno, lo liberiamo dal relitto e lasciamo il peso libero di scorrere sulla sabbia .
Da qui comincerà una lenta risalita, per una decompressione accumulata di circa 75 minuti, intorno al cimino del pedagno che viene trascinato liberamente dalla corrente, col gommone di Dino che ci segue sopra le nostre teste.
La decompressione viene ultimata senza nessun problema ed al 107' siamo fuori... ci resta nell'animo l'emozione della prima visita ad un piroscafo tanto imponente (si, ok.. l'Haven è immensa.. ma niente a che vedere con un relitto del '17 a queste profondità!)... il senso di "squadra" che ne esce notevolmente rafforzato, la voglia di continuare ad esplorare questo mondo riservato a pochi ...
Questo è il percorso che abbiamo seguito sulla poppa del relitto ed il profilo dell'immersione:
Le immagini di questo post sono fermo-immagine estratti dalle riprese effettuate da Primo. Il prossimo week-end torneremo sul relitto, sperando in una visibilità altrettanto favorevole, per ultimare le riprese sulla parte di prua, con cannone, ancore, tagliamare e cassero di comando, per poi pubblicare un video completo ed accurato.
A presto quindi, con il mare nel cuore...!
Ciro.
NB: Per le foto storiche e la descrizione storica del Caboto si ringrazia http://www.gravitazero.org