L'incubo inizia sempre nello stesso modo.
È stata una lunga nottata, il pianto del neonato intermittente, la stanchezza che ti attanaglia gli occhi. Non puoi dormire, semplicemente non puoi. Ma finalmente, alle prime luci dell'alba, il bambino si è addormentato. E tu sei crollata dalla stanchezza. Solo pochi minuti, appena riaperti gli occhi sei subito corsa verso la culla per vedere le sue manine paffute protendersi verso di te. Ma il piccolo è immobile. Lo tocchi, e non respira più…Per molte donne questo è solo un brutto sogno da cui risvegliarsi in un bagno di sudore. Ma per Helen Yardley, Ray Hines e Sarah Jaggard l'incubo è continuato anche una volta sveglie. Il loro bambino è morto, senza una ragione apparente. Tutte loro sono state accusate di infanticidio e ci sono voluti lunghi processi e molti anni di prigione, prima che fossero scagionate. «Morte in culla» è il verdetto finale. Fliss Benson è una giovane produttrice televisiva, a cui viene affidato l'incarico di girare un documentario sulla loro vicenda. Vittime di un errore giudiziario o pericolose assassine che sono riuscite a farla franca?
A Fliss non interessa. Questo è l'ultimo progetto a cui vorrebbe lavorare, perché la morte dei piccoli innocenti riapre in lei una ferita mai sanata che riguarda il suo passato. Un trauma segreto che non ha mai rivelato a nessuno. La mattina in cui sta per rinunciare all'incarico riceve un biglietto con sedici cifre. Un biglietto oscuro e ricattatorio.
A indagare sulla minaccia è la poliziotta Charlie Zailer, la quale scopre che gli stessi numeri sono stati inviati anche alle tre donne accusate di infanticidio. E quando vengono trovate assassinate una dopo l'altra, Fliss capisce che per salvarsi la vita deve trovare la verità, e molto, molto in fretta…
"Sono giorni che non dormi.Chiudi gli occhi solo un attimo.Ma al risveglio niente è come prima."