In libreria dal 10 ottobre 2013
Descrizione: Francesca Serra continua a stupirci, perché ha il raro talento di far balzar fuori dalla modernità temi che giacevano seminascosti e di metterli a sfrigolare nel nostro presente. Prima si è occupata della costruzione ideologica della pornolettrice; adesso ci parla di un’altra figura chiave, la sposa cadavere, e del femminicidio simbolico e artistico che sta dietro a quelli reali di cui rigurgita oggi la cronaca nera.Le donne si possono uccidere anche in modi incruenti, per far risuonare la propria fama. È accaduto negli ultimi due secoli e i responsabili erano raffinatissimi esteti: artisti, scrittori, dandy. Uomini al di sopra di ogni sospetto, in quanto dediti anima e corpo a un unico culto, quello della bellezza. Venerato come un oggetto sacro a partire dal Romanticismo, il corpo senza vita delle donne è stato vittima di un fatale eccesso di idealizzazione, ancor più pericoloso, forse, del disprezzo misogino. Invece che con la forza dei muscoli uccideva infatti con l’adorazione, disseminando l’Ottocento e il Novecento di incantevoli cadaveri femminili e assicurando così un lasciapassare per l’immortalità. Francesca Serra scopre subito i nomi degli «assassini» – tra i più illustri della storia dell’arte e della letteratura – ma ci tiene ugualmente col fiato sospeso davanti a questo sterminio di massa in nome dell’Estetica, del Bello e dell’Ideale.
L'autrice: Francesca Serra, critica e studiosa di letteratura italiana del Settecento e del Novecento, è nata e vive a Firenze. Ha pubblicato vari saggi, tra cui Calvino e il pulviscolo di Palomar (1996), Casanova autobiografo (2001), Galleria Palazzeschi (2005) e Calvino (2006). Presso Bollati Boringhieri è uscito Le brave ragazze non leggono romanzi (2011, 2 ed.).
Dall’autrice di I figli dell’imperatore, 200.000 copie negli USA, per molte settimane nella classifica dei best-seller del «New York Times».
Descrizione: 2004, Cambridge, Massachusetts. Nora Eldridge, insegnante elementare sulla quarantina, è da tempo scesa a compromessi con il sogno di essere un’artista di successo, una madre e una donna amata. È piuttosto diventata la «donna del piano di sopra», una persona gentile ma insignificante, un’amica affidabile ma sempre spettatrice dei successi altrui. Finché nella sua vita arrivano i cosmopoliti Shahid: Reza, un nuovo alunno, un bambino di otto anni che sembra uscito da una fiaba, e i suoi genitori, Selene, artista italiana di grande fascino, e Skandar, professore libanese a Harvard per un anno di insegnamento. Quando Reza è vittima di un episodio di bullismo, Nora viene coinvolta sempre più intensamente nella vita degli Shahid, fino a ritrovarsi innamorata di ciascuno di loro, come se ognuno dei tre, separatamente, andasse a colmare l’abisso di desiderio appannato dalla vita quotidiana. Sarà la loro intelligenza, il loro talento, il loro successo, o la loro sessualità aperta ad affascinare Nora? Oppure la diversità «europea» che emana dalla loro vita libera, dalla loro casa elegante, dalla loro tavola esotica? I rapporti con i membri della famiglia diventano via via più intimi, personali, e la suspense aumenta man mano che i sentimenti si fanno più ambigui. Quando Selene e Skandar torneranno definitivamente in Europa senza più contattare la loro amica americana, Nora cercherà di capire le ragioni del loro allontanamento. Ma soltanto, anni dopo, durante un viaggio a Parigi, saprà cos’è veramente successo, che cosa si sia immaginata e chi fossero in realtà i due esotici europei. Claire Messud possiede un talento sicuro nel creare suspense e ambiguità, nel tenere il lettore con il fiato sospeso da una pagina all’altra, avvolgendolo nella stessa rete leggera, impalpabile, in cui la coppia di intellettuali anticonformisti d’oltreoceano imprigiona l’ingenua Nora. Come nei romanzi di Henry James, l’americana «innocente» si fa sedurre dagli europei «diabolici»: il risultato è una storia ad alta tensione psicologica dal ben congegnato finale choc.
L'autrice:
Claire Messud, nata nel Connecticut e cresciuta tra Stati Uniti, Australia e Canada, è autrice di I figli dell’imperatore (2007) selezionato come miglior libro dell’anno dal «New York Times», dal «Los Angeles Times» e dal «Washington Post». Il suo primo romanzo When the World Was Steady e la raccolta di racconti The Hunters sono stati finalisti al PEN/Faulkner Award; il suo secondo romanzo The Last Life è stato il miglior libro dell’anno per «Publishers Weekly» e per «The Village Voice». Claire Messud è stata premiata con lo Strauss Living Award dall’American Academy of Arts and Letters e ha ricevuto i Fellowships Guggenheim e Radcliffe. Vive a Boston con il marito, il critico letterario James Wood, e due figli.
Descrizione:
«Seduto alla scrivania, in un caffè, in un aeroporto o in treno, cerco di ritrovare un avvenimento che non ha importanza, che sia banale, desueto, ma che, nel momento in cui lo ritrovo, scatenerà qualcosa». Georges Perec descrive così il suo progetto di autobiografia: la memoria, sollecitata da un evento qualunque, pesca negli anfratti del suo serbatoio piccoli episodi, frammenti di vita caduti nell’oblio, e l’autore li trascrive, senza commento o altra forma di interpretazione. Riaffiorano alla mente il titolo di una canzone, una trovata pubblicitaria, un nome in passato assidua presenza nelle cronache; piccole cose un tempo frequentate ma poi superate, cose inessenziali, banali ma di forte potere evocativo, capaci di ricreare atmosfere perdute. Il risultato è un lungo elenco di frammenti, 480 microricordi per la precisione, a formare un tessuto connettivo nel quale si può riconoscere un’intera generazione, curiosa di sapere quali tracce il tempo condiviso ha lasciato nella memoria altrui. Il ritmo incantatorio illumina angoli bui e apre nuovi percorsi della memoria del lettore, che Perec invita a compilare la propria lista di microricordi. Tutti possiamo ripetere l’esperienza di questo lavoro. E allora via con i «mi ricordo»: mi ricordo Brigitte Bardot, mi ricordo il Monopoli, mi ricordo l’idrolitina...
L'autore: Georges Perec (1936-1982), dopo studi di sociologia, sidedicò a un’intensa attività letteraria, in particolare nell’ambito di quell’Ouvroir de littérature potentielle (oulipo) che ebbe tra i suoi Queneau e Calvino. Della sua opera, la cui originalità e importanza è ormai riconosciuta, Bollati Boringhieri ha pubblicato: Specie di spazi (1989), Teatro(1991), Sono nato (1992 e 2012), L’infra-ordinario (1994), Cantatrix sopranica L. (1996).