Anthony La Pusata. Designed in English, made in Italy.

Creato il 25 maggio 2010 da Sushit

Anthony La Pusata. Designer, Writer e Fotografo. Un talento dalle mille sfaccettature, come si dovrebbe dire per ogni buon creativo. Un esperienza decennale ed ancora la voglia di mettersi in gioco con i nuovi media, i progetti e gli incontri di idee. Lo abbiamo conosciuto dietro al filtro di una mail, in un caldo pomeriggio di maggio. Ecco cosa ci ha raccontato.

1)Un creativo italiano, condito all’ inglese, in cosa ti ha aiutato questa doppia esperienza?

Uso spesso la frase, ‘Designed in English, Made in Italy’, ormai un trademark, per definire il mio modo di lavorare e le mie opere. Ovviamente, essendo italiano nato e cresciuto in inghilterra, penso e creo con una logica, se non una mentalità inglese, ma tutti i miei lavori, di cui sono fiero, sono creati qui in italia e li esporto come prodotti italiani.
Credo, soprattutto, che il bilinguismo mi abbia aiutato tanto e mi abbia aperto molte porte dal punto di vista lavorativo e collaborativo, nel senso che ho potuto creare diversi legami con clienti e personaggi del settore in qualsiasi parte del mondo, invece di essere costretto ad una clientela locale. Un altro punto di forza dell’essere ‘condito all’inglese’, sono i miei studi fatti in Inghilterra, dove esistono vere e propri facoltà dedicate alla grafica, a confronto dell’italia e di tanti altri paesi dove purtroppo fino a poco tempo fa è stata considerata una “nicchia” di poca importanza.

2) Potremmo perderci nel tuo curriculum a giudicare dal numero delle tue esperienze. Potresti riassumerle agli amici di Sushit?

Si, sono molto fortunato ad avere accumulato diverse esperienze nel settore e di aver lavorato con degli artisti che ritengo superiore alle mie capacità che mi hanno permesso di imparare ancora di più. Ricorderò sempre il mio primissimo lavoro presso una rivista locale in inghilterra dove mi toccava lavorare con un Mac Classic con schermo da 9″ in bianco e nero. Da lì sono stato prelevato e spedito alla DWA di Torino, grazie al mio bilinguismo ed oltre alla mia capacità creativa. La DWA è una grande agenzia pubblicitaria dove si lavorava molto nello sviluppo concettuale su carta invece che direttamente al computer, che attualmente preferisco. Sono rimasto lì per un anno ma nonostante il lavoro svolto per grossi clienti tipo Invicta, Mazda, Energy, Cressi Sub, Banca di San Paolo ecc. mi sono sentito bloccato creativamente. Aziende del genere hanno già un’immagine riconosciuta, quindi sei costretto a restare entro i confini prestabiliti e perciò pian piano mi annoiavo. Perciò ho deciso di volare solo e ho messo su un’azienda in proprio, Republika D&MPB. Quest’ultimo mi ha dato la possibilità di esprimermi un pò più come volevo e, grazie a internet, sono entrato in un piccolo cerchio creativo. Nel 1999 ho concepito il Y2K Calendar, per festeggiare il nuovo milennio, che metteva assieme 12 artisti da diversi angoli del globo per creare una pagina del calendario ciascuno ed è stato forse uno dei primi ‘web collaborations’ del suo genere mentre oggi sono diventati all’ordine del giorno. Da qui, sono stato invitato a collaborare alla prima ‘Bienal de Valencia’ in Spagna per esporre un progetto interattivo cosidetto ‘WebArt’ assieme a Joshua Davis, Niko Stumpo, Matt Owen, Rinzen e tanti altri artisti internazionale di un certo calibro – infatti non so neanche come sono andato a finire tra di loro. Il successo di questa esposizione ha portato i miei lavori ai due FlashForward negli stati uniti, sia a San Francisco che a New York. L’anno successivo sono stato invitato dagli organizzatori, Oliviero Toscani e Achille Bonito Oliva, alla Biennale di Carrara per esporreun’applicazione interattiva nella loro nuova sezione dedicata alla ‘Web Art’. Lo stesso anno ho partecipato ad una mostra ‘Web Art’ alla GAM (Galleria di Arte Moderna) di Torino della durata di un anno e poi ad una mostra più tradizionale incentrato intorno alla tema della Religione presso ‘Farm’ in Sicilia. Adesso mi sto concentrando più sul settore editoriale con la pubblicazione di diversi libri, il primo è una compilazione fotografica, centrata sulle sensazioni provate quando ci si trova dall’altra parte del mondo, Chasing Sensation’, e l’altra è una cronologia storica delle mie opere preferite svolte negli ultimi 15 anni, intitolata, ovviamente, ‘Designed in English, Made in Italy’ che, come menzionato sopra, è l’unico modo per definire me e il modo in cui lavoro.

3)Qual è il progetto di cui vai più fiero?

Quel progetto è ancora da realizzare. Credo, come tanti altri artisti e creativi, che non siamo mai contenti dei i nostri lavori, penso che qualsiasi opera potrebbe essere sempre migliorata. Sono capace di arrivare quasi alla fine di un progetto, guardarlo da un altro punto di vista che mi fa cambiare direzione e così lo cestino e ricomincio tutto da capo.
Nonostante ciò, sto lavorando su un grosso progetto personale da oltre nove anni ormai, nei miei rari ritagli di tempo, e credo che quello sarà la mia più grande opera di cui sarò veramente fiero – se riesco a finirlo.

4)Un prodotto su cui ti piacerebbe lavorare.

Per dire la verità non ho mai pensato a un prodotto in particolare su cui vorrei lavorare, mi piace il fatto che riesca a lavorare con una diversità di clienti e con una diversità di prodotti da esporre. Ho lavorato con clienti che producono cibo, rubinetti, macchine, zaini, batterie, telefoni, artisti musicali e case editrici per nominare solo un paio che mi saltono in mente. Devo dire che lavorare nel settore editoriale e publishing è probabilmente il mio preferito: amo disegnare le copertine di riviste, libri e CD / DVD e soprattutto lavorare con gli artisti musicale. Con ciò, al contrario del web, sto creando qualcosa di permanente che rimarrà nel tempo e hai qualcosa di fisico da tenere in mano.

5)Sappiamo anche che ti piace sperimentare ogni tipo di media. Quale ti piacerebbe affrontare tra quelli che non hai ancora provato?

Ci sono tanti! Sicuramente per primo, mi piacerebbe molto lavorare in film, TV e animazione, un tipo di media che avrei voluto approfondire da tanto tempo. La mia maledizione è che sono facilmente ispirato e ho una miriade di idee, capita spesso che mi tocca alzarmi durante la notte per abbozzare un’idea oppure prendere degli appunti su qualcosa che mi è venuto in mente. Ho decine di quaderni in giro per casa, uno per ogni idea che sto sviluppando in quel momento. Perciò, scrivo sceneggiature costantamente, e con una mente visiva, vorrei poter realizzare visivamente ciò che scrivo – sia con gli attori, con la musica e con il ‘look and feel’ in generale. Fortunatamente, da recente, mi è stato dato l’opportunità di lavorare assieme degli animatori 3D per sviluppare un progetto per bambini quindi magari avrò la possibilità di sperimentare come regista-creatore e se va bene continuerò.

Inoltre, qulacosa un po meno probabile e che mi piacerebbe lavorare nel settore dell’architettura e di interior design. Prima di diventare un grafico la mia ambizione era diventare un architetto ma purtroppo per accedere a quella facoltà in inghilterra necessitavano voti alti in fisica e matematica che mio malgrado sono le materie più deboli. Comunque devo dire che sono felice di come si sono evolute le cose, trovo che fare il grafico è più un grande hobby che un vero lavoro per il quale però sono pagato.

6) Ora conosciamo un pò più del tuo passato, ed il futuro?

Spero che il futuro mi permetterà di allontonarmi lievamente dal settore grafico e dal pubblico in generale per potere concentrare le mie energie e il mio tempo sulle realizzazioni di progetti per film, TV, musica, publishing e progetti di grafica personale.
Ci sono tante ambizioni per il futuro e solo il tempo può dire se si realizzeranno o meno ma sto cercando di costruirmi la strada giusta per poi percorrerla. Vediamo.


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