Una volta, nell’indimenticabile (per me) ottobre del 1997, mi trovavo a Parma in un negozio di CD – aperto anche di notte – con degli amici. Spulciando nella sezione metal, mostrai ad un amico che era con me la copertina di un CD death-metal completamente rosso, con quattro pazzoidi sopra che mostravano un ghigno satanico. Dissi, forse per darmi un tono da diciassettenne metallaro esperto (?) in materia, che quelli lì “sono davvero troppo cattivi“. La persona in questione ricorda ancora oggi, estremamente divertita, questo episodio: devo riconoscere che non aver variato la preferenza per quella cattiveria innata dopo tutti questi anni, in cui è capitato un po’ di tutto, fa sorridere me ancora oggi. Per la cronaca, la copertina rossa in questione era quella di “Feasting the beast” dei Deicide, che all’epoca si chiamavano ancora Amon ed avevano quel sound sanamente (!) casinaro che mi è sempre piaciuto un sacco. Se ci fosse bisogno di dirlo, il mio amico non amava assolutamente il metal allora, figuriamoci ora.
Gli Antrace, band inossidabile per ogni metallaro degno di questo nome, e che fa consequentemente schifo al cazzo a chiunque non la pensi come un metallaro, si formarono quasi trent’anni fa (fa sorridere ammetterlo), esattamente nel 1981, per volontà dei chitarristi thrashioni Scott Ian e Danny Lilker (futuro basso dei Nuclear Assault), scegliendo questo vocabolo (pare) da un libro di biologia in modo che suonasse apertamente “crudele”. Che ridere, volevano anche loro suonare cattivoni. Ironie malriuscite a parte, gli Anthrax generarono questa operona ultra-rapida (uno dei miei CD feticcio, oserei dire). Quella copertina in cui ho fatto fatica a capire che quella lì era la lingua del tipo, spappolato di legnate per chissà quale motivo.
E quei pezzi che scorrono uno dietro l’altro con la consapevolezza di chi sa colpire a fondo, sa far male a colpi di mitragliate thrash-metal senza compromessi. Quando sarebbe andato di moda dire lo stereotipato: “Buy-or-die”. Che disco, credetemi. Se non l’avete mai fatto, procuratevelo immediatamente e fidatevi, si può acquistare a scatola chiusa.
Apre le danze Deathrider, e sono subito dolori. Segue la trascinante Metal Thrashing Mad, e poi la cover di Alice Cooper “I’m eighteen” (i miei diciotto anni con questa colonna sonora, per la cronaca). La mia preferita, “Panic”, l’inno metallico che ha accompagnato la mia vita quando sapevo di non dovermi arrendere mai. Uno dei miei pezzi preferiti in assoluto, credo (esattamente come Breaking the law dei Priest e di Escape dei Metallica). Subjugator spezza a metà il disco, un pezzo anch’esso potentissimo ma che segna una linea di demarcazione col resto del disco. Infatti la seconda parte l’ho sempre trovata più debole della prima, salvo l’episodio “Death from above” e l’inossidabile (immancabile) Anthrax.
Wikipedia suggerisce che si tratta di “heavy metal(sic) grezzo e seminale, considerato, insieme ai debutti di Metallica e Slayer, tra i dischi che segnano la nascita del thrash”. Altra segnalazione su cui sarà scontato ironizzare, è l’allontanamento del cantante Turbin “per mancanza di carisma” (sic). Fatevi spiegare da lui cosa diavolo voglia dire.
Questo è (stato) thrash-metal: “Fistful of metal”. Velocità, violenza, ed emozioni selvagge. Niente altri fronzoli e chiacchiere sul disco, tranne una, vagamente emo – adesso va di moda dare dell’emo agli avversari come lo era, nel 1997, dare del “truzzo” o “discotecaro” a chi ti guardava storto se uscivi con le borchie ed avevi i capelli lunghi da puttana. Gli Anthrax sono tra le band preferite da due donne che ho conosciuto e frequentato assiduamente. Non ho mai avuto molta fortuna (finora) a livello di compagne-metallone, ma loro due hanno fatto eccezione. Una, bellissima, molto di recente, l’altra ormai diversi anni fa. Inutile dire che sono legato ad entrambe mediante ricordi molto piacevoli (e che tengo stretti e sigillati dentro me: parlandone è come se perdessi ancora qualcosa di loro). Non le nominerò apertamente, ma mi fa sorridere pensare che un giorno entrambe, in separata sede, possano leggere queste righe, scritte da quel “metallaro cattivo” che andava in giro di notte nei negozi di Parma nel 1997. Come stile metallo-brutale vuole, per la cronaca, con entrambe è finita in modo abbastanza fulmineo, e non so più nulla di loro. Il destino non esiste, post-stronze che non siete altro (perchè a dire stronze sarei… incoerente). Vado ad ascoltarmi “Panic”, di nuovo.
Perchè le grandi cose restano tali anche dopo tanti anni: e “Fistful of metal” è una di queste.
1. Deathrider 03:10 [view lyrics]
2. Metal Thrashing Mad 02:43 [view lyrics]
3. I’m Eighteen (Alice Cooper cover) 04:02 [view lyrics]
4. Panic 04:02 [view lyrics]
5. Subjugator 04:42 [view lyrics]
6. Soldiers of Metal 02:59 [view lyrics]
7. Death from Above 05:10 [view lyrics]
8. Anthrax 03:28 [view lyrics]
9. Across the River 01:27
10. Howling Furies 03:53 [view lyrics]
Dedica ai fan dal booklet del cd:
“A tutti i bangers del mondo che sono il cuore di questo aggressivo movimento metal che sta conquistando il mondo. Quest’album è per VOI”.
Formazione:
Neil Turbin: vocals
Dan Spitz: guitars
Scott Ian: guitars
Danny Lilker: bass
Charlie Benante: drums