IL RACCONTO DELL’AUTRICE 'IO NON SONO MAI NATO' E' STATO SELEZIONATO DAL PREMIO NAZIONALE LA LUNA E IL DRAGO - VI EDIZIONE 2014 PER FAR PARTE DELLA SUDDETTA ANTOLOGIA CHE POTETE TROVARE SU ILMIOLIBRO.IT
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‘Io non sono mai nato’
Ingabbio la mia vera natura dentro radici consumate d’indifferenza. Mi sento memoria di un giorno dimenticato fra gli istanti. Ce ne sono tanti di attimi annullati, come tra i supplizi di un’umanità invalidante, mentre l’aria circostante rende il mio silenzio aliante di apparenza. Sostengo l’assenza di una lacrima in un urlo incessante, che il cuore blocca tramutando in cenere l’anima: ‘il nessuno’ di un nome mascherato da colui che non vorrei essere, ma il quale ogni giorno sono. Inconsistente idea di travestirmi dell’ignoto per celare veramente me stesso tra i vestiti strappati agli scheletri del mio armadio. Il mio ‘sentirmi’ lontano da ogni ‘dove’ e da ogni ‘quando’abbraccia l’incontinenza del volermi inadeguato agli occhi altrui. Sì, perché gli altri non ti accettano per quello che sei: non vorrebbero mai vederti buono,sensibile, paziente, sincero, onesto e semplice. Ti rendono un fac-simile a ciò che anche loro fingono di essere, un automa con indosso soltanto il sorriso per compiacere chi come ‘noi’ sillaba un ‘sì’ per ingoiare la paura di un ‘no’. Un assenso forzato per travestire di ‘carnevale’ ogni giorno che si aggiunge a questa vita chiamata ‘omertà’. Traccio le assi di un percorso fatto di voli di nebbia, la nebbia del mondo. Perché l’universo è pieno di nebbia, quella fitta foschia che acceca la nostra vera essenza per vibrare nel cerchio vuoto dell’amarezza di non comportarci come vorremmo. Dipingo sorrisi di falsa modestia tra i cenni di un finto buonismo incorniciato da abominevole perbenismo. Sosto inconsapevole fra le crisi di coscienza di un’anima, che non vive di rimorsi, ma trasforma il senso di colpa in corroborante silenzio. Assenza di parole sezionata da barlumi di asfissiante retorica fatta di espressioni marchiate dalla grottesca e ignobile ‘maschera’ della menzogna. Mi travesto da pusillanime, mi spoglio di me stracciando brandelli di orgoglio, mentre misere vergogne vivono in ancestrali nicchie, dove il ‘nessuno’ regna assoluto. Graffio con unghie invisibili questa faccia ‘non mia’ per mancanza di coraggio. Mi addormento con l’angoscia di non aver vissuto per come sono e mi risveglio ogni giorno con la voglia di essere ciò che l’istinto mi dice, ma che non ho mai avuto la forza di sfidare, sconfiggendo il ‘mostro’ della vigliaccheria. Attimi di scompenso decifrano la mia anima nuda, scolpendo battiti di un cuore abbandonato in un circo di bestie feroci. Quelle ‘bestie’ di fantasmi che amano farmi cadere in ginocchio attraverso la sola paura di guardarmi allo specchio. Sì, perché non posseggo solamente il pensiero pregno del rimpianto di non esser stato me stesso, ma ho un atroce delitto sulla coscienza. Ti ho ucciso, anima terrena, piena di aspettative e sogni per diventare ciò che vogliono gli altri. Ho ammazzato me stesso per vestirmi di quella agognata libertà, che il giudizio altrui non mi permetteva di avere. Ed ora che agli occhi di tutti sono quello che volevano, sono ancor più prigioniero della mia stessa vita. Un sogno sfumato tra le labbra del destino, mentre Dio non mi giudica, ma prova soltanto pietà per quest’anima derelitta in un nubifragio di facce diverse. Una tempesta perfetta di maschere accartocciate, dove di ‘perfetto’ non rimane niente. Solo l’ombra di una persona mai nata.
Francesca Ghiribelli