Antonia Arslan e La masseria delle allodole

Creato il 14 ottobre 2011 da Istanbulavrupa

L’ho finito ieri e non mi convince, ma non per motivi politici. Non mi convince sul piano narrativo: la prima parte corre via a ritmo forsennato, ma c’è il continuo freno di infiniti dettagli (nomi di persone e di oggetti, aggettivi superflui e indisponenti); la seconda parte bene con la scena – cruda ed essenziale – del massacro nella masseria, poi la narrazione diventa più articolata, meditata e avvincente: ma i personaggi non parlano quasi mai, i dialoghi sono inghiottiti da un egocentrico io narrante.

Anche le emozioni sono trattenute, il coinvolgimento totale del lettore – un po’ per il ritmo a perdifiato, un po’ per il profilo solo abbozzato dei peronaggi – mi sembra impossibile. Per carità, aver raccontato uno dei massacri più atroci della storia dell’umanità (che si tratti tecnicamente di genocidio o meno) è cosa meritoria, tanto più in Italia dove di queste vicende penso ci fosse una completa ignoranza: ma la materia sarebbe da epos (c’è la fuga, il riscatto è “un’altra storia”: la narrazione rimane monca, per questo più di tanto non decolla), non da romanzetto facile facile; che per carità, è anche toccante: ma non è letteratura, della letteratura non ha lo spessore.

Da domani mi tuffo su La strada di Smirne: che magari, tutti e due insieme…

Chi altro l’ha letto (La masseria, intendo)? Commenti? Chi ha visto invece il film che ne hanno tratto i Taviani?