Anche le emozioni sono trattenute, il coinvolgimento totale del lettore – un po’ per il ritmo a perdifiato, un po’ per il profilo solo abbozzato dei peronaggi – mi sembra impossibile. Per carità, aver raccontato uno dei massacri più atroci della storia dell’umanità (che si tratti tecnicamente di genocidio o meno) è cosa meritoria, tanto più in Italia dove di queste vicende penso ci fosse una completa ignoranza: ma la materia sarebbe da epos (c’è la fuga, il riscatto è “un’altra storia”: la narrazione rimane monca, per questo più di tanto non decolla), non da romanzetto facile facile; che per carità, è anche toccante: ma non è letteratura, della letteratura non ha lo spessore.
Da domani mi tuffo su La strada di Smirne: che magari, tutti e due insieme…
Chi altro l’ha letto (La masseria, intendo)? Commenti? Chi ha visto invece il film che ne hanno tratto i Taviani?