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Antonietta Pirandello nata Portolano (Dialogo mancato con Luigi) di Marina Argenzano

Creato il 28 giugno 2012 da Postscriptum

Antonietta Pirandello nata Portolano (Dialogo mancato con Luigi) di Marina Argenzano: la Post-recensione

Telemaco Signorini – La sala delle agitate – 1865

La saggista Marina Argenzano, studiosa degli autori del 900 e in particolare di Luigi Pirandello, ci racconta in questo suo libro la triste vicenda di Maria Antonietta Portolano (anche Portulano) circa il matrimonio con il famoso scrittore siciliano.

 

Nel 1894 Calogero Portolano combina il matrimonio della figlia Maria Antonietta con Luigi, che all’epoca stava scrivendo L’esclusa, offrendo come dote per la figlia 70.000 lire e i proventi della miniera di zolfo di Aragona di cui è proprietario. I preparativi procedono per il meglio, eccezion fatta per le assurde gelosie di Calogero nei confronti di quella figlia che ha ceduto ad un estraneo, e i due novelli sposini si organizzano per trasferirsi a Roma, città in cui lo scrittore risiede per lavoro.

 

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Antonietta Pirandello nata Portolano (Dialogo mancato con Luigi) di Marina Argenzano: la Post-recensione

by  on 28 GIUGNO 2012 in ARTE, BIBLIOTECA, CULTURA&SOCIETÀ

Antonietta Pirandello nata Portolano (Dialogo mancato con Luigi) di Marina Argenzano: la Post-recensione

Telemaco Signorini – La sala delle agitate – 1865

La saggista Marina Argenzano, studiosa degli autori del 900 e in particolare di Luigi Pirandello, ci racconta in questo suo libro la triste vicenda di Maria Antonietta Portolano (anche Portulano) circa il matrimonio con il famoso scrittore siciliano.

 

Nel 1894 Calogero Portolano combina il matrimonio della figlia Maria Antonietta con Luigi, che all’epoca stava scrivendo L’esclusa, offrendo come dote per la figlia 70.000 lire e i proventi della miniera di zolfo di Aragona di cui è proprietario. I preparativi procedono per il meglio, eccezion fatta per le assurde gelosie di Calogero nei confronti di quella figlia che ha ceduto ad un estraneo, e i due novelli sposini si organizzano per trasferirsi a Roma, città in cui lo scrittore risiede per lavoro.

 

Purtroppo però Maria Antonietta si accorgerà presto di dover dividere le attenzioni del marito con il suo lavoro di scrittore e questo causerà una frattura nel loro fragile rapporto, un muro tra le due parti eretto inconsapevolmente e inconsciamente per difendere il proprio io più intimo, una crepa che diventa ben presto voragine a causa di un dialogo tra marito e moglie che è colpevolmente e ostinatamente assente per colpa dell’uno, che è troppo preso dal proprio lavoro per accorgersi della situazione, e dell’altra, che precipita inesorabilmente nel vortice della gelosia e dell’odio, prima di finire nella più cieca e bieca follia che neanche la nascita dei tre figli riesce a curare.

La Argenzano ci presenta un Pirandello tanto geniale nella sua produzione artistica quanto inconsistente come marito e compagno, un personaggio che per la moglie diventa fautore di un dolore che nasce e cresce nella sofferenza e che si nutre dell’astio silenzioso che i due riportano scrupolosamente sui propri diari ma che non esternano mai come se il fatto di non parlarne ne cancellasse automaticamente l’esistenza.

Il breve romanzo ci riporta anche ad un passato non troppo lontano, purtroppo per la Sicilia, in cui il matrimonio veniva trattato come un affare più che come un momento di gioia, un delicato e minuzioso puzzle di circostanze e particolari che le famiglie degli sposi cercavano di mettere insieme prima che i due si conoscessero.
Per fare impazzire una persona basterebbe solo questo ma se aggiungiamo anche l’essere strappati dalla propria amata terra ed essere costretti a vivere in una città caotica e ostile, come può facilmente sembrare Roma, allora risulta assai facile mettersi nei panni della povera Maria Antonietta.

 


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