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Antonio Albanese: Personaggi Senza Età in un’Italia alla Deriva

Creato il 28 gennaio 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Antonio Albanese: Personaggi Senza Età in un’Italia alla Deriva

Quattro anni di fortunata tournée teatrale, centinaia di repliche, numerosi riconoscimenti dalla critica: i Personaggi di Antonio Albanese non passano di moda ed hanno ricevuto, nei giorni scorsi, l'ennesimo tributo di folla al Teatro Nuovo Dogana di San Marino, alla presenza, tra gli altri, dei Capitani Reggenti dell'antica Repubblica del Titano.

Una pièce che, portata in scena per la prima volta nel 2005 e ripresa a partire dal 2010, si è arricchita, nel corso degli anni, di spunti, riflessioni, e nuove maschere di strettissima attualità; secondo un canovaccio, ormai consolidato, che riesce a rivelarsi ancora originale ed esilarante. E che mette alla berlina, oltre a vizi vecchi ed arcinoti, le piccole nevrosi dei nostri giorni: dalla fobia di una valigia incustodita in aeroporto alle interminabili attese telefoniche in linea con gli onnipresenti operatori dei call center; dalla millantata fierezza dell'imprenditore di un settore imprecisato, che lavora sedici ore al giorno, al tormentone dei cuochi televisivi, di cui, francamente "ci siamo rotti le balle".

Ed un comico che, a vent'anni dal boom televisivo, non conosce la stanchezza: straordinario per mimica facciale, irresistibile per la tipica camminata a scatti "segmentata", piacevole per la padronanza di ruoli interpretati con lo stesso, immutato, entusiasmo. Quello che colpisce, per l'appunto, è il divertimento del protagonista, costretto più volte ad interrompere una delle gag più famose, per regalarsi improvvisati momenti di incontenibili risate, per raccontare al pubblico dettagli inediti della sua fortunata carriera. Un coinvolgimento risultato graditissimo per la platea del teatro sammarinese, scatenato nell'interpretare, tra gli altri, il tormentone: "Ti devo dire due parole d'amore, sono solo due parole che escono dal cuore: la prima è TI, la seconda è AMOOO".

I personaggi, come detto, sono le arcinote macchiette dell'attore lombardo: l'Ottimista, Alex Drastico, Epifanio; maschere arricchite di arguti spunti introdotti dai coautori Michele Serra, Piero Guerrera, Enzo Santin e Giampiero Solari. Esilarante, in particolare, la nuova figura del Sommelier, grembiule nero al collo, che fa roteare il calice, lo annusa con enfasi, per poi concludere con responsi scontati quali: "È rosso. È vino".

E grande spazio alla politica con il Ministro della Paura ma soprattutto con Cetto La Qualunque, incontrastato per popolarità, con i suoi motti volgari "Liberté, egalité, 'ntu culu a te!" e "I have no dreams, ma mi piace 'u pilu!". Una attenzione satirica spiegata dallo stesso Albanese: "La verità è che di questo personaggio mi vergogno come una bestia: un amico, per consolarmi, mi ha detto che sembro Depardieu. In realtà mi sono sempre vergognato, dal primo giorno che l'ho interpretato: sarà la nutria che mi hanno messo in testa, tra l'altro anche usata. Dieci anni fa, con un amico autore, eravamo a corto di idee ed abbiamo pensato di cominciare a prendere in considerazione la politica, che è un po' come sparare sulla Croce Rossa. Abbiamo iniziato a seguire una trentina di comizi, da Nord a Sud... molto interessante... roba da perdere la voglia di vivere. Abbiamo visto, sentito e documentato cose che voi umani non potete immaginare. In un piccolo paese lombardo si era presentato un tale che era stato eletto, un tizio di una cattiveria spaventosa. E la prima frase che disse dopo l'elezione fu: "Avete fatto bene, ve lo prometto, sarò leale e circonciso". Bene, poi è diventato senatore. Oppure in un paesino calabro, dove un tale si presentò in campagna elettorale con la foto della moglie dell'altro candidato, presente in sala. Ebbe il coraggio di dire, additando la donna: "Chista è bbottana, quindi non potete votare un cornuto"".

Sul palco, nessuna scenografia, ma semplici effetti fatti con le luci per consentire al nostro one man show i frequenti cambi d'abito tra un personaggio e l'altro e simpatici stacchetti musicali, pescati talvolta nella musica leggera italiana più insospettabile, come in occasione del tormentone Amedeo Minghi. Una performance, con la regia di Giampiero Solari, che a molti ha ricordato la commedia dell'arte, con la sua forza arcaica, nonché l'amara comicità del clown, con la sua stralunata inquietudine: non è un caso che l'attore lombardo, per la sua attività teatrale, sia stato insignito del Premio Grock Città di Imperia 2010, intitolato alla memoria dell'artista circense più famoso di tutti i tempi.


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