Antonio Ingroia in Guatemala, da novembre affiancherà la commissione contro l’impunità

Creato il 22 ottobre 2012 da Eldorado

Antonio Ingroia è arrivato, senza troppo rumore, in Guatemala. Dopo aver ricevuto il parere positivo del Consiglio superiore della magistratura (con 23 voti a favore, 4 contrari e 3 astenuti) il magistrato del pool di Palermo si è incorporato alla Cicig, la Comisión Internacional contra la Impunidad en Guatemala.
Un lavoro che inizierà a tempo pieno a novembre e che lo vedrà affiancare una commissione a cui darà un contributo di qualità, che nasce dall’esperienza vissuta in Sicilia nella lotta contro la mafia e la corruzione.
Il Procuratore aggiunto arriva in Guatemala lasciandosi dietro le critiche per il suo operato sulle intercettazioni che avevano come oggetto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ed i suoi collaboratori. Lo stesso Ingroia si è riferito alla sua decisione di trasferirsi nel paese centroamericano a causa dell’impasse politico-istituzionale che ritiene un freno alla sua attività in Italia.
In Guatemala Ingroia farà parte di una commissione internazionale il cui lavoro, presieduto dal costaricano Francesco Dall’Anese, ha vissuto alti e bassi e che è stata implicata in alcune feroci polemiche, l’ultima delle quali l’anno scorso, quando il magistrato centroamericano aveva sollecitato un’epurazione delle più alte cariche giuridiche guatemalteche. L’annuncio era stato dato all’indomani della sentenza assolutoria dell’ex presidente Alfonso Portillo, accusato di corruzione e riciclaggio, una sentenza che aveva fatto gridare allo scandalo, considerando che l’ex capo dello Stato è in attesa di estradizione verso gli Stati Uniti. In questo paese, dovrà affrontare un procedimento penale dove dovrà difendersi dalle stesse accuse per cui è stato assolto in Guatemala. 
La Cicig, voluta dalle Nazioni Unite, è stata formata ufficialmente nell’agosto 2007 con il compito di appoggiare le istituzioni giuridiche locali nelle inchieste riguardanti i delitti commessi fuori dallo stato di diritto, sia da parte di gruppi clandestini delle istituzioni che da parte del narcotraffico e della criminalità organizzata. Un ruolo, questo, che si è scontrato con gli interessi del mondo politico e giudiziario guatemalteco, spesso e volentieri in collusione con il traffico di droga e l’abuso di potere. Il giudice italiano è chiamato ad affiancare il pool, composto da un centinaio di collaboratori di 18 paesi differenti, per apportare la propria esperienza in un progetto di ampio respiro, che aspira a modernizzare e rinnovare l’apparato giudiziario ed amministrativo guatemalteco.  
Ingroia è giunto in Guatemala la scorsa settimana per partecipare al convegno ¨Retos para poner fin a la impunidad en Centroamérica¨, che è stata l’occasione per una presentazione al suo prossimo incarico. Stimato ed apprezzato nell’ambito giurisdizionale, Ingroia gode in Centroamerica ed in Messico di una estesa popolarità, dove ha proposto l’applicazione del modello inaugurato in Italia dai giudici Falcone e Borsellino, di un pool investigativo di magistrati autonomi dal potere politico. In differenti interviste ai giornali locali è anche intervenuto nel merito delle politiche anti-narcos dei differenti paesi latinoamericani, criticando apertamente la scelta del governo messicano di Felipe Calderón di affidare all’esercito il ruolo, prettamente poliziesco, di affrontare la criminalità organizzata.  
Il Guatemala, dove Ingroia opererà, è un paese in prima fila nell’emergenza causata dai cartelli, centro di smistamento per le rotte dei carichi provenienti dalla Colombia e dal Sudamerica. È qui che venne arrestato il Chapo Guzmán, capo del cartello di Sinaloa (poi fuggito da un carcere messicano di massima sicurezza); ed è qui che negli ultimi due anni i temibili Zetas hanno lanciato un’offensiva criminale che ha causato una tragica serie di stragi ed attentati, con il duro intervento dello Stato, che per due volte ha dovuto dichiarare lo stato d’emergenza per le regioni settentrionali. È un Guatemala profondamente frammentato quello che troverà Ingroia, che dovrà fare i conti anche con una cultura ed un ambiente geloso delle proprie istituzioni. L’ultimo smacco per il sistema giudiziario è stata la scarcerazione dell’ex colonnello Byron Lima Estrada, considerato l’autore intellettuale nel 1998 dell’omicidio di monsignor Gerardi, il coraggioso religioso che aveva presieduto la Remhi, la commissione che aveva denunciato i crimini compiuti dalle Forze armate durante la guerra civile. La scarcerazione a metà della pena, dettata da un giudice per ¨buona condotta¨, ha nuovamente messo in scacco la legittimità dell’apparato giuridico guatemalteco. La Cicig, in queste condizioni, ha un duro lavoro da compiere per fondare un effettivo Stato di diritto in Guatemala. Ad Ingroia quindi il compito di apportare la propria, preziosa, esperienza.


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