Antonio Juvarra – Sette postulati di scienza belcantistica

Creato il 05 febbraio 2016 da Gianguido Mussomeli @mozart200657

Ricevo e pubblico il consueto contributo mensile di Antonio Juvarra. Questa volta il docente veronese si limita a esporre una serie di enunciati che dovrebbero costituire la base di ogni metodo credibile nel campo della didattica vocale e che lui stesso ha più volte ribadito nei suoi scritti. Come sempre ringrazio il maestro Juvarra per la preferenza accordata a questo sito e vi auguro una buona lettura.

   SETTE POSTULATI DI SCIENZA BELCANTISTICA

1 – L’ avvio del suono puro, perfettamente sintonizzato (chiamato dai belcantisti “suono franco” o “suono pronto”) è creato dalla stessa ‘scintilla’ iniziale immediata del semplice suono parlato e da nessun atto meccanico- intellettualistico, sia esso ‘scientifico’, ‘tecnico’ o ‘estetico’.

2 – Il fattore di trasmutazione del suono parlato in suono cantato è dato dalla respirazione naturale globale, che non è né quella naturale ma superficiale del parlato, né quella meccanico-muscolare e fantascientifica della foniatria, ma quella del sospiro di sollievo e della boccata d’ aria rigeneratrice. Essa è l’ unica in grado di aprire la gola in modo duttile e flessibile, tale da non bloccare o ridurre la naturale mobilità e perfetta scioltezza dell’articolazione parlata, che è quella che ricrea il nucleo del suono puro.

3 – La fusione naturale delle due naturalezze, quella superficiale del parlato e quella profonda del respiro globale, dà origine a un fenomeno nuovo, olisticamente superiore alla somma delle due componenti, che ha preso il nome di ‘canto’. Esso risuona in uno spazio che è il frutto dell’ accordo armonico tra la bocca (parlato) e la gola (respiro). Quando uno dei due processi viene meccanizzato, il risultato sarà il similcanto o il grido.

4 – La ‘posizione’ della voce non esiste; esiste solo l’ ILLUSIONE della posizione della voce. Analogamente, non esiste l’ immobilità della ruota che gira, ma esiste solo l’ illusione dell’immobilità della ruota che gira. Mettere un dito tra i raggi della ruota ‘immobile’ e cantare tenendo la ‘posizione’ determinano effetti di pari natura distruttiva, con la differenza che la seconda delle due operazioni viene da alcuni scambiata per ‘tecnica vocale’.

5 – La brillantezza della voce NON è creata dall’ ‘aggiungere’ o dal ‘timbrare’, portando ‘avanti’ o ‘proiettando’ il suono, esattamente come la luce del giorno NON è creata da un faro acceso… A generare la luce naturale del suono cantato è il MOVIMENTO sciolto, essenziale, autogeno e perfetto della semplice articolazione parlata naturale. Dire che la creazione delle vocali deve avvenire ‘avanti’ o ‘fuori’ e non internamente è come dire che gli occhi devono uscire dalle orbite per vedere meglio.

6 – Le note devono generarsi dallo stesso movimento essenziale, sciolto, automatico e naturalmente minimale con cui, da sole, si cambiano le vocali. Questo come logica conseguenza e applicazione del principio belcantistico del ‘si canta come si parla’, principio che non riguarda lo spazio di risonanza che crea la rotondità del suono (e che nel canto è generato dalla distensione espansiva della respirazione naturale globale), ma riguarda l’ articolazione parlata come sintonizzatore automatico della voce.

7 – L’ energia che conferisce la potenza e la risonanza libera al suono non è creata da attivazioni muscolari volontarie localizzate, ma dal semplice contatto naturale tra il processo dinamico della respirazione naturale globale (che crea anche lo spazio di risonanza) e il suono puro (generato dal processo dinamico dell’articolazione). Questo contatto naturale ha preso tradizionalmente il nome di ‘appoggio’, che ha rapporto col moderno ‘sostegno’ esattamente come lo stare in piedi ha rapporto con lo stare in punta di piedi, e ha rapporto col moderno pseudo-appoggio come lo stare seduti SULLA sedia ha rapporto con lo star ‘seduti’ CONTRO la sedia.

Antonio Juvarra