Antonio Pio Mele, Calzolaio: quando l'artigiano diventa maestro.

Creato il 15 gennaio 2012 da Ilbicchierediverso

Abbiamo conosciuto Antonio Pio Mele all’incirca un anno fa e siamo entrati subito in fortissima sintonia con lui. Il perché si nasconde (neanche poi tanto) nella comune passione per la qualità, per la trasparenza, per l’artigianalità fatta di mani che lavorano, di occhi che si stancano e non di chiacchiere inutili che nascondono approssimazione o false promesse. Ci ha conquistato immediatamente coinvolgendoci nel suo lavoro, nel suo mondo, lo abbiamo seguito per 30 ore e più per vederlo all’opera su un paio di scarpe, lo abbiamo ascoltato in silenzio doveroso mentre ci incalzava con la sua filosofia imperniata di rispetto per il cliente e conoscenza del proprio lavoro.

Un maestro d’altri tempi, con un fortissimo senso del dovere e che ama visceralmente ciò che fa. A Milano nel suo salotto di via Soncino 3, si può entrare in uno spazio di pura manualità e grandissima affidabilità, in un mondo in cui le scarpe sorreggono l’idea di eccellenza a tutti i costi.

Durante il Pitti è nata questa intervista.

Buona scelta

IBD

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Perché si avvicina al mondo delle calzature?

Avvicinarsi al mondo delle calzature per me è stato naturale dato che tornato da scuola, subito dopo pranzo, venivo portato in fabbrica dai miei genitori, non per apprendere mansioni ma per fare i compiti negli uffici dell’ azienda di famiglia. Da qui era semplice scendere negli ambienti produttivi per curiosare in tutto quello che era il cuore della fabbricazione delle calzature.

Come si diventa calzolai? Ci racconta un po’ della sua esperienza e della sua gavetta?

Sembrerà ridicolo ma oggigiorno non ci sono enti o scuole che attestino tale titolo mentre nel passato nei territori che per antonomasia erano distretti calzaturieri – comela riviera del Brenta, Casarano, Fermo, Vigevano, Parabiago, Monsummano Terme, ecc. – c’erano istituti che rilasciavano, dopo svariati mesi ed esami, diplomi che attestavano determinate mansioni(orlatore di tomaie, tagliatore, cucitore di mocassini, modellista, modellista delle forme e così via).
Il calzolaio vero e proprio invece doveva stare per diversi anni a bottega da un calzolaio più anziano ed esperto, al fine di imparare tutti i passaggi necessari alla costruzione di una scarpa, a tal proposito io personalmente ho conosciuto circa 9 artigiani più o meno validi in varie parti di Italia ed in terra di Albione.
Tutti mi sono stati utili e vitali, tranne uno che adesso non esercita più in quel di Milano molto approssimativo e presuntuoso.
Dagli altri ho imparato il necessario sul piede, le forme, i pellami e tutti i tipi di costruzione della scarpa sia maschile che femminile, compresi gli stivali da equitazione.
In sintesi devo essere sincero, l’iter non può essere affrontato da tutti, bisogna sentirlo e provare, riprovare e ancora fino a quando la scarpa sinistra non è realizzata identica alla destra
Tuttora per dimostrare a me stesso che non si finisce mai di imparare, diverse volte monto prima la scarpa destra e poi la sinistra senza guardarle mai, solo alla fine mi rendo conto che sono identiche cosa che mi permette di testare la mia concentrazione e manualità.

Cosa non deve mancare quando si apprende quest’arte?

Tonnellate di pazienza.... ci fu un maestro a Casarano, in Puglia, uno dei primi che mi tagliava letteralmente a metà la scarpa che secondo lui non era abbastanza vibrante facendomi ricominciare da capo. Oltre alla pazienza ci vuole occhio, gusto, senso delle proporzioni e anche fortuna a volte.

Ci sono ancora artigiani puri in questo settore?

Nel vero senso della parola non più, perché oggi si tende a piazzare qualche paio di scarpe su misura in qualsiasi modo e subito dopo partecipare alle fiere per compratori (come il Pitti ad esempio)proponendo immediatamente il ready to wear fatto non si sa dove, da chi e con quali caratteristiche, sperando di attirare l’attenzione di buyer giapponesi o americani.
Il vero calzolaio non esiste più..

Essere artigiani nel mondo del “tutto e subito” cosa significa? Con cosa ci si scontra?

L’ artigiano nel mondo del “tutto e subito” non può convivere con il significato stesso della parola artigiano. Per fare una scarpa ci vuole il tempo che ci vuole, se la mano non ti lavora bene quel giorno significa che non puoi finire quel giorno e quindi devi allungare i tempi di consegna, passi ad un altro pezzo od un altra operazione. Ogni giorno succede qualcosa che non ti fa finire il lavoro, tutti quelli abituati a servirsi nei negozi di lusso per cosi dire, dove si calzano le scarpe per 5 minuti, si pagano e si portano a casa, devono continuare a farlo, da noi ci vogliono in media 4 mesi per avere un paio scarpe.

C’è ancora chi vuole imparare o presto non avremo più nessun maestro calzolaio?

Ci sono dei sentori di risveglio dei lavori manuali ma non si ha la pazienza di affrontare il giusto periodo di apprendistato che può anche durare 15-18 anni..

Facciamo le giuste distinzioni, come se non sapessimo nulla di artigianato etc. Che differenza c’è tra il suo lavoro, quello di un ciabattino e quello dei grandi marchi?

Il mio lavoro consiste nel trasformare un’ idea in realtà, il desiderio di un cliente da poter indossare in maniera perfetta ai suoi piedi, tutto seguendo i canoni rigidi della costruzione completamente a mano della scarpa con materiali naturali di prima scelta senza compromessi, passando dal modello cartaceo, la realizzazione della forma e del tendiscarpe; il ciabattino invece dovrebbe solo ed esclusivamente riparare scarpe è clamoroso il fatto che sento di ciabattini che si fanno chiamare calzolai creando grossi problemi a clienti sprovveduti.Per fare un paio di scarpe da uomo ci vogliono non meno di 30 ore di lavoro, chi ne impiega 5-8-10 non sta facendo scarpe fatte a mano, che siano o meno su misura.
I brand invece producono nelle aziende dei terzisti scarpe che vendono a prezzi divertenti per la gioia di chi non comprende l’importanza della scarpa fatta sul piede secondo regole ormai secolari.

Lei ha un rapporto fisico e quasi maniacale con la scarpa: cosa cerca di ottenere quando ne lavora un paio?

Entriamo nell’ ambito quasi religioso con il mio rapporto con la scarpa, non voglio essere blasfemo ma raggiungo la pace dei sensi solo quando il cliente mi chiama per complimentarsi del lavoro ben riuscito. Quindi cerco di avere la soddisfazione assoluta del cliente.

Quali sono i consigli che dà a chi vuole farsi un primo paio di scarpe bespoke?

La cosa che mi sento di consigliare è molto semplice, non affidatevi a internet per la scelta degli artigiani, visitate i luoghi, conoscete di persona il Maestro e fategli più domande possibili. Le poesie lasciatele ai poeti, a voi servono scarpe comode, belle, uniche.

Lei vuole che il cliente abbia …

Il cliente deve capire che il piede richiede la scarpa e non viceversa, ci sono piedi piatti, cambrati, a fagiolo, lunghi e magri, corti e carnosi, e via di scorrendo, bisognerebbe che entrasse in primis in questa visione e dopo questa immersione si lavora bene... il cliente deve conoscere se non lo fa già.

Quando termina un paio di scarpe cosa vede?

Al termine dell’ esecuzione diverse volte non vorrei consegnare la scarpa.... Gelosia forse e inoltre mi vengono in mente tutti gli abbinamenti con abiti e spezzati, azzardare nuove ma non troppo eccentriche unioni con tessuti cardati e pettinati che mi piacerebbe sperimentare.

Cosa accade se ci sono problemi dopo la consegna?

Se ci sono dei problemi alla consegna si può agire in maniera lieve, quasi impercettibile su piccole problematiche: tipo sostituire il sottopiede se risulta troppo spesso o viceversa, allargare un pelo lateralmente, quando il problema invece rende la scarpa insopportabile bisogna accettare l’accaduto e rifarla senza alcun costo da parte del cliente, fa parte del gioco, ecco perché diventa necessaria la prova intermedia, una, due e anche tre se necessario.

L’eleganza è una sua peculiarità, mani da lavoratore ma una grande attenzione all’abbigliamento e alla giusta sobrietà. Come mai?

Sono schiavo dell’eleganza. Una dolcissima e fondamentale schiavitù, essendo cultore del bello come potrei presentarmi in maniera diversa!?

Il mondo ha bisogno di scarpe nuove o piedi puliti?

Secondo me ha bisogno di scarpe nuove...


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