Antonio SagredoPoesie

Da Ennioabate

Vanitas di Mattia Preti (1613 – 1699)

Fedeltà è la notte -
regale povertà.
Terrificante città natale
senza gengive e doccioni,
ti seguirò con gli umori
di Cassandra,
- fallita negromante!

Come ingannare lo specchio,
se dal pozzo aspetto la risposta
e dalla luce taurina la domanda?

Roma, giugno 1990

*

Eschilo, vendetta!

Se di Cassandra avessi il mio ritratto
e il cieco sillabario di un oracolo avvizzito
amerei la vita monastica del sangue,
le radici del tasso sotto le muraglie.

Troni, sudari, scale di Giacobbe,
siete una epifania di gemiti e massacri,
balsami impazienti che in arterie e cisterne
maschere in fiamme mutano in sberleffo!

STRATOS È MORTO!

Vermicino, 18-19 settembre 2002

*
Non disturbare le mie fasciate ossa:
la maschera soffre di visioni incurabili,
ma le lagrime sono rancide allo specchio,
come se Cassandra avesse smarrito il suo responso.

Un figlio non è un azzardo come un numero
che irride con orgoglio il colpo fortunato
di chi, una volta, vinse una battaglia di ricatti.
Non s’addice a una madre l’umiltà di un sacrificio!

E fingo la spirale di una foglia che l’imbelle
autunno, come una sbandata vita, al vento
non decapita i circoli con false geometrie,
dimostrando che un reale assioma è irreversibile.

Vermicino, 26/05- 6/06 2005

*

Più quadri, per te, Cassandra!

E tu vedrai i miei trionfi sulle Vie dei Canti,
come sulle consolari un tripudio di epitaffi
in cenere fissa il Tempo alla sua rovina
e dissipa dietro le quinte lo spirito dei gesti.

Non avrai nemmeno un cantuccio per amare l’Arte
perché come un apostolo libertino l’umile potere
hai travisato per un’oncia di invidia bizantina:
il piacere del lutto hai vinto per un ignobile retaggio!

La lettura volgeva al tramonto di uno stile il vaticinio
di una lingua tòrtile, come una colonna asmatica
che dal leggio al calice celebra la sua caduta,
lo stupore di uno scacco e l’applauso di una metafora.

E non potrai mai scrivere un necrologio al mio pensiero:
ti manca la giostra dei numeri e dei sogni, le idiozie
degli arcani che sul Tempio dei Miraggi discutono
del fato, del destino, ma non sanno le destinazioni !

E se dici parola non ti consiglia l’Oracolo una visione
per divinare una sgraziata profezia… e ti disprezza,
e ti racconta frottole e menzogne se non hai valore,
e l’ispirazione credi vera, ma solo per la tua meschinità!

Vermicino, 11 marzo 2009


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