Si definiva volentieri come un ladro di storie, e molti dei suoi racconti fanno riferimento a quest'idea di costruire la narrazione usando brani di frasi captate dalla strada, prese al volo da una conversazione.
Pezzi di destino anche, che nel loro concatenarsi finiscono per dar forma a un personaggio il cui percorso si perde nella nebbia del dubbio e delle ipotesi aperte.
In fondo, Tabucchi credeva nella sua buona stella. E l'ispirazione apparteneva per lui all'ordine della visitazione: degli angeli, benefici o malefici, che venivano verso di lui per consegnargli delle storie.
(Bernand Comment, su Libération e su L'Indice)