In Italia e in Lombardia si vivrà sempre più a lungo, ma si starà anche meglio? Nel 2041 gli over-65 a livello regionale saranno circa tre milioni e mezzo, contro gli attuali 2 milioni. Tra il censimento del 1991 e quello successivo del 2011 la crescita degli anziani lombardi è stata del 5%, addirittura del 47% se si considera la fascia d'età 65-74 anni. Sono solo alcuni dei dati sui quali si è ragionato recentemente in un convegno organizzato dalla Fnp-Cisl Lombardia.
«Abbiamo voluto promuovere una riflessione che guardi avanti - ha sottolineato Valeriano Formis, segretario generale dell'organizzazione lombarda, aprendo la mattinata -. I bisogni sono crescenti e sempre più sofisticati, dobbiamo attrezzarci poiché cambiano la composizione della popolazione anziana, i contesti familiari, culturali e sociali».
A tracciare il quadro del territorio lombardo, a dare spunti di riflessione, gli interventi di Aldo Carera, docente dell'Università Cattolica di Milano e presidente di BiblioLavoro, Giancarlo Blangiardo, demografo, e Carla Facchini, docente di Sociologia della Famiglia alla Statale di Milano.
«Nei prossimi anni gli over-80 cresceranno più in Lombardia che nel resto d'Italia: saranno 1 su 20 anziani - ha sottolineato Giancarlo Blangiardo -. In parallelo, il modello di una società fondata sul figlio unico creerà famiglie sempre più fragili. Il sistema di aiuti familiari informali sarà insufficiente a reggere il peso dei bisogni di assistenza e cura». In Italia «il mutamento demografico è avvenuto in ritardo, rispetto agli altri Paesi, ma è stato poi velocissimo e non ha prodotto risposte politiche serie sul fronte della non autosufficienza e dell'assistenza - ha detto Carla Facchini -. Emblematico il fatto che il tasso attuale di istituzionalizzazione nelle Case di riposo sia lo stesso degli anni Cinquanta. Siamo fermi agli anni Settanta per quanto riguarda l'assistenza domiciliare. A 40 anni di distanza dall'avvio delle prime esperienze, il tasso di anziani assistiti a domicilio è del 2,5%, contro il 5% degli altri Paesi occidentali. In Italia mediamente solo 2 ore la settimana sono coperte da servizi domiciliari, contro le 3 ore al giorno degli altri Paesi. I cambiamenti richiedono servizi nuovi e alternativi». Di fronte «a un tale problematico scenario, diventa prioritario - ha sottolineato Paola Gilardoni, segretaria regionale Cisl - rafforzare la sinergia tra giovani e anziani, stringendo un'alleanza intergenerazionale che favorisca l'inserimento lavorativo e l'adozione di politiche più efficaci sul fronte del welfare».
Brescia Oggi