Fra sette mesi, più o meno, ci saranno le elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Aosta, la domanda che pongo non è quindi così in anticipo. Cosa ha fatto la Giunta del programma che avrebbe dovuto rivoluzionare la città? L’ha messo nel cassetto! E, per un certo verso, è stato un bene, per il resto è il nulla a parte un costoso quanto orribile e obsoleto sito del Comune. Quello che contraddistingue l’intera legislatura è la candidatura di Aosta a Capitale europea della Cultura per il 2019. In quella sgangherata proposta si riassume tutta l’incompentenza, il provincialismo, l’ignoranza e l’arroganza che hanno gestito il capoluogo in questi ultimi anni. Per essere corretti, questa Giunta capitanata dal sindaco Bruno Giordano, condensa in sé tutta la pochezza intellettuale che il Palazzo comunale ha ospitato negli ultimi venti anni e pure prima non brillava. Cosa ha imparato Aosta dalla gestione di questo suo ultimo condottiero? Che valore ha portato sul territorio e che esempio ha dato? Come ha affrontato la crisi e con quali progetti di sviluppo? Come ha utilizzato il suo patrimonio storico e culturale? E che tipo di turismo ha voluto implementare? Quale identità cittadina è stata riscoperta e quali i valori condivisi e ritrovati? Domande impegnative a cui questa Giunta sa rispondere con un’unica sintetica risposta: BOH!
Aosta non ha imparato niente: Aosta sa che deve contentare l’elettorato per poter stare al suo posto. Questo è l’unico valore che condivide con il resto della Regione. Il Patrimonio storico e culturale è un’occasione per dare lavoro agli amici in cambio di mazzette e di voti. Il turismo non vede strategie se non quelle della rapina e del contentino agli operatori locali. L’identità non risorge. La vivibilità storica è massacrata a colpi di favoritismi personali. Non c’è riqualificazione urbana, la città è diventata ancora più brutta e sporca (ma tanto la scusa è che non ci sono i soldi e non che non c’è l’intelligenza per sopperire alla scarsità di questi). I quartieri periferici sono rimasti tali, anzi ancora più allontanati a causa del degrado che li corrompe, soprattutto il Quartiere Cogne. Finita la stagione dell’industrializzazione Aosta non ha ancora un volto con cui presentarsi degnamente al mondo. Non è città di cultura, questa viene fatta a pezzi sistematicamente, negando il principio di meritocrazia che si dissocia da quello di clientelismo a cui invece presta molta attenzione. Aosta è quindi città clientelare. Non è città di cultura perché non ci sono centri di produzione del sapere, a meno che non si voglia prendere come esempi l’Università (ah ah) e l’Associazione artisti valdostani (ah ah ah). Non è città turistica perché non dispone di servizi come i trasporti e gli alberghi di qualità. Non è città turistica perché non ha stabilito nessun patto con il territorio e le realtà agricole circostanti, in sostanza perché non sa porsi come una Città-Regione. (Ripristinare il mercato di una volta in piazza Chanoux a scadenza settimanale, coinvolgendo le nuove e numerose aziende sarebbe impossibile? Che quello sotto ai portici è così avvilente che non può certo presentarsi come un’attrazione). Aosta è morta e non perché è un dormitorio che il silenzio è così prezioso che potrebbe valere oro, è morta perché la si vuole tale. E’ morta con le grigliate, con i palloni , gli sfigati sui trampoli, i monumenti torturati, le croste di acrilico, le aiuole di polvere, gli alberi abbattuti, con i raduni di auto, con tutto il bazar di cazzate che nasconde l’assenza di un PROGETTO VERO! Aosta è morta perché viva sarebbe più difficile da tenere a bada. (E Bruno Giordano sarà rieletto).