Questo è Ap-Punti, autopsie di recensioni, la rubrica di Pietro del blog dalnomeassurdo (del quale mi sento correo visto che la versione definitiva del nome gliel'ho consigliata io, prima era ancora più assurdo), che vi consiglio di visitare.
Cosa significa il nome di questa rubrica?
Semplicemente lo stile nella quale viene scritta, ossia per punti.
Il gioco di parole richiama poi gli appunti stessi, visto che ho insegnato questo metodo, ossia il prendere appunti durante la visione, al nostro giovane e valente siciliano.
Sono autopsie insomma, analisi scientifiche e separate di ogni singola parte.
Buona lettura.
Ah, lui ve lo confeziona con trailer, film e tutto...
Non ci fate l'abitudine eh, è una cosa di Pietro.
per la prima puntata di questa nuova rubrica ho pensato bene di iniziare con un film leggero, molto conosciuto e girato, fotografato, musicato e interpretato da quasi sconosciuti (all'epoca): MIDNIGHT EXPRESS
- il regista, Alan Parker, è lo stesso di filmetti come Evita, The wall dei Pink Floyd, Birdy-Le ali della libertà, il primo Fame e The Commitments, robetta insomma...
- la realtà è totale, la crudezza delle scene, l'impostazione dell'immagine tendono a far sentire lo spettatore parte non integrante della storia, tutto sembra asettico, ma la posizione e i movimenti della mdp fanno invece vivere allo spettatore la storia quasi fosse lì
- candidato all'Oscar come miglior film nel '79, viene battuto dal cacciatore di Cimino, che fu inizialmente pensato per la regia dello stesso Midnight express
- sappiamo la data di inizio della storia: lunedì 5 ottobre 1970, e lo sappiamo "grazie" a Janis Joplin, mentre la fine ce la dice lo stesso regista, la notte di domenica 4 ottobre 1975, esattamente 5 anni
- lo sceneggiatore, un tale Olivier Stone, ha avuto un'esperienza simile di rientro dal Vietnam (quindi riesce a raccontare perfettamente come ci si sente e cosa si prova)
- la pellicola si concentra più sulla storia che sui personaggi, a differenza del libro da cui è tratta (così mi è stato detto, non ho ancora letto il libro, ma spero di recuperare presto)
- nel cast troviamo tutti attori allora sconosciuti: Brad Davis, il protagonista, è un semi-divo della tv USA; Paolo Bonacelli fa la sua migliore performance come attore insieme a Franco Diogene e Gigi Ballista; un irriconoscibile John Hurt che pare abbia accettato la parte senza leggere neanche il copione, cosa che non farà neanche sul set, andando "a braccio" (si dice anche che per entrare nel personaggio l'attore britannico non si sia lavato per 53 giorni, allontanandosi e facendosi allontanare in tal modo da tutti i colleghi); il sosia di Bud Spencer è la più violenta e cattiva guardia carceraria mai vista (in culo a PrisonBreak, O.Z., The Experiment, Il Profeta, Cella 211 etc etc);
- fu il primo film a vincere un Oscar per la Miglior colonna sonora con delle musiche totalmente sintetizzate, che sono pura goduria per le orecchie di chiunque, e canalizzano perfettamente le emozioni durante la visione (Giorgio Moroder è sempre una certezza)
- William diventa uno stronzo vendicativo bastardo e violento, e le scene dove lo vediamo così diventano per noi una liberazione, un rash di rabbia
- il titolo italiano (Fuga di mezzanotte), come sempre, rovina la poesia e magia dell'originale e del suo significato più recondito (un treno espresso partiva davvero a mezzanotte da Istanbul, tagliando il confine turco e venendo usato spesso da chi voleva evadere dal paese, come farà il vero William) e fa pure un piccolo, ma enormemente significativo spoiler sul finale io invece per una volta lo trovo un buon adattamento del titolo, mi piace, suona bene (N.D.R, Nota Del Roditore)
- finita la visione ogni volta che vedrai uno che ti sta sul cazzo lo indicherai ed urlerai: "BUH!" sogghignando sotto i baffi
- funzionari e politici turchi si dichiararono indignati all'uscita in sala del film, solo nel 2004 Stone si scusò per come aveva rappresentato la Turchia e i turchi
- sul tubo è possibile trovare un interessantissimo making of, intitolato I'm healthy, I'm alive and I'm free (anche il nome del documentario è significativo)
- il film venne girato a La Valletta in seguito al rifiuto dell'autorizzazione da parte delle autorità turche
- alcune VHS distribuite in Europa recavano, tra i titoli di coda, il seguente testo: "Il 18 maggio 1978 il film che avete appena visto è stato mostrato ad un pubblico di stampa mondiale al Festival del Cinema di Cannes...43 giorni dopo gli Stati Uniti e la Turchia iniziarono dei negoziati informali per lo scambio di prigionieri."
- nessuno degli attori è turco, e il turco da loro parlato è così cattivo che un madrelingua troverebbe difficile seguirlo durante la visione
- fotografia claustrofobica, seppur più propensa ad essere documentaristica, come lo sono luci e messinscena: tutto deve sembrare reale, niente aggiunte, di alcun tipo, all'immagine
- l'inizio è quasi divertente, con la scena in aeroporto, e spiazza proprio per questo lo spettatore, che non si aspetta minimamente ciò che di lì in poi vede
- Yilmaz Guney, regista turco che nello stesso periodo, e per motivi simili, inizia a entrare nelle patrie galere turche, per gli americani non è abbastanza importante da essere nemmeno nominato nel film (in tal modo si sarebbe potuta dare visibilità ad un cineasta che ha fatto dell'impegno sociale la propria personale battaglia, combattendo personalmente e pagandone le conseguenze)
- la sezione dei pazzi è delirante, alienante, sconvolgente solo a pensare che sia realmente esistita: totalmente abbandonata a sè stessa viene utilizzata per abbandonare a sé stessi i detenuti
- il dialogo che avviene nel manicomio è significativo: dopo non essersi rassegnato ad uniformarsi, William dimostra di sapere anche quale sia il suo vero percorso, la sua strada, e sa anche come raggiungerlo
- messo tra i The ten best prison movie dal Guardian
- il film non è solo una critica alla turchia o al suo sistema carcerario, ma è IL film del decennio, quello a cui tutti i giovani "politicamente impegnati" faranno testo per le proprie rivendicazioni
- la scena della lingua è un ritorno alle origini, l'uomo che torna bestia e manifesta la sua superiorità mutilando il nemico
- subito viene detto allo spettatore che la storia è vera, per aumentare lo shock, e un pò anche per far identificare lo spettatore col protagonista (sapendo che è successo davvero si tende a riconoscersi più facilmente), aumentando l'empatia
il trailer
qui il film completo