Apocalisse a tempo? Purificazione cronometrata? Si, è possibile, almeno secondo il film "Anarchia - La Notte del Giudizio" (2014) scritto e diretto da James DeMonaco. Finalmente una pellicola distopica originale, che si vale di una sceneggiatura molto interessante. Siamo nel futuro, visto il trailer si immagina una interpretazione assai oscura, fuori controllo, ma la prima sequenza spiazza subito: Una schermata evidenzia come la criminalità è ormai sotto controllo. Cosa? Quindi, niente anarchia, niente distopia? Tutto il contrario, basta aspettare qualche minuto per capire. Le inquietanti sirene della città iniziano a suonare, i countdown sui vari media, sui maxischermi, arrivano alle cifre giuste: 00.00.00. Il 21 marzo, la notte dello "sfogo" organizzato, ha inizio, la normalità è disintegrata fino al mattino successivo. Proprio questa è l'idea, semplice ma diversa, che come un pitone figlio di puttana inizia immediatamente a stringere lo spettatore, farlo suo senza possibilità di fuga, di distrazione. Stringe forte, Anarchia, senza dubbio.
Siamo nel 2023, la criminalità nazionale degli Stati Uniti è scesa sotto il 5% da quando (9 anni prima) i “Nuovi Padri Fondatori” hanno inaugurato il giorno dello "Sfogo", della "Purga" (traducendo dall'inglese), dove ogni atto illegale, compreso l’omicidio, diventa legale per dodici ore. Basta usare armi fino al livello 4: lame, fucili d'assalto e mitragliatrici, vanno benissimo, sono gradite, ma niente roba eccessiva, niente detonazioni nucleari, chiaro. Il film ci lascia seguire le vicende di alcuni personaggi, la loro personale esperienza del giorno dello "Sfogo", singoli che diventeranno presto un gruppo di sopravvivenza, ne vivranno di tutti i colori. Di questo gruppo, che si unisce per caso, fanno parte la cameriera Eva Sanchez e la figlia Cali, Shane e Liz, una coppia di quasi separati, e il misterioso Leo Barnes, che si scopre essere un sergente cazzutissimo in fatto di armi. Sarà lui a guidare il gruppo nella notte dello "sfogo", a proteggerlo, a offrirgli una speranza di sopravvivenza, mentre il countdown scorre (troppo lentamente) verso la normalità del mattino. Non è un vero eroe, Leo, il suo piano, prima di incontrare gli altri, è quello di vendicarsi di qualcuno, farlo fuori approfittando della libertà concessa dal giorno dello Sfogo. Ma il suo viaggio sarà deviato.La città viene devastata dalla furia omicida di semplici cittadini, di casalinghe trasformate in abili cecchini, dal sadismo di gruppi di ricconi che celebrano una specie di capodanno sanguinario, mietendo vittime nelle loro riserve di caccia umana, gruppi organizzati che fanno dello "sfogo" un vero e proprio business, vendendo prede a chi paga bene e non vuole rischiare, milizie senza bandiera, militari che approfittano della situazione, delle dodici ore di anarchia, per fare pulizia, sgombrare palazzi, fare fuori chi è sulla lista nera. Sono loro a rappresentare la vera logica dello "sfogo", la lunga mano del Governo, ben armata, che spazza via parecchia povera gente ogni anno per evitare la sovrappopolazione, per tenere in equilibrio l'economia e la disponibilità di risorse, per accaparrarsi diritti e proprietà con la forza.
Queste milizie girano per la città dentro enormi camion blindati, il film ci mostra uno dei leader di questi "militari" che credono ciecamente nella filosofia dei nuovi "Padri Fondatori" degli Stati Uniti. Lo vediamo presto, nei primi minuti dello "sfogo", vestito da macellaio, con tanto di berretto patriottico americano, con la sua bella mitragliatrice potenziata installata sul retro del camion e un tappeto di pallottole esplose tra i piedi. Lo chiamano Big Baddy, il tecnologico macellaio del Governo, uno dei personaggi del film più penetranti, in tutti i sensi. Ma ci sono anche i gruppetti di rapitori dalle strane maschere, che sembrano usciti da un cimitero voodoo. Furgone per le prede, motociclette e mitra spianati, dotazione minimale per fare soldi durante lo sfogo. Loro non uccidono, non massacrano, catturano prede per i ricchi balordi, la gente che non è riuscita a barricarsi in casa dopo il lamento della sirena, dopo l'inizio dello Sfogo. Proprio i ricconi della città, nelle loro fortezze ben protette, saranno protagonisti delle scene distopiche più originali di questa pellicola. I riti di purificazione (che significano mandare all'altro mondo qualcuno) nelle case eleganti, con prede da fare a pezzi, volontari (vecchi e malati che si offrono in cambio di un bell'assegno, da far consegnare alla propria famiglia) o non, ma soprattutto le "aste dei catturati", le offerte da duecentomila dollari per far parte dei gruppetti, dotati di occhiali a infrarossi e armi ipertecnologiche, vestiti da safari umano, che lavoreranno nelle riserve di caccia per impallinare e affettare la povera gente, che cerca inutilmente di scappare, di nascondersi nel buio. La vecchia troia che presiede a una delle aste umane che il film ci mostra, con la sua acconciatura perfetta e la collana di perle, è un vero gioiello di sadismo, di indifferenza. Insomma, un bel film che consiglio di vedere, non si tratta certo di un kolossal con un budget straordinario (solo 3 milioni di dollari) per effetti speciali e star nella compagine degli attori, ma proprio per questo, con mezzi limitati, Anarchia - La notte del Giudizio mostra (pur con qualche perdonabile svarione, visto il contesto) come le idee possano essere vincenti, come una buona sceneggiatura o intuizione riesca ad arrivare nelle nostre sale, e farsi strada senza essere supportata da produttori-demiurghi dal portafoglio illimitato, appoggiati da partner e sponsor che abitano nel Partenone della nostra società, in alto, sopra la grande fogna di tutto il resto, del 95%, della realtà. www.alessandromanzetti.net