"Apocalypto"
di: M.Gibson
- USA 2006 -
Se il tema dominante del film, sottolineato dalla necessita ribadita più volte di "trovare un nuovo inizio", e' la sopravvivenza ad ogni costo, la volontà, proprio perché la fine incombe, di riaffermare la vita e con essa la possibilità di rimettere in moto la Storia, ecco che la sorte specifica del popolo Maya diventa sfondo - a tratti brutale, a tratti intimistico, talvolta enfatico, sempre coloratissimo, comunque la parte più debole del film - di un meccanismo molto più grande e inesorabile di fronte al quale anche le beghe nozionistiche svelano la propria inconsistenza e retrocedono a pretesti, se non a veri e propri atti di ridicolo involontario o, chissà, interessato. Ciò che conta - sembra dire Gibson - e' l'affermazione per cui ogni società - nel caso una società "arcaica" ma lo stesso varrebbe per qualunque avventura umana in un altro tempo e in un altro luogo - e' un corpo vivo che cresce, invecchia e muore (non necessariamente di morte tranquilla) e che non e' detto che quando due civiltà vengono a contatto (il film si chiude sull'approdo dei galeoni spagnoli verso cui Zampa di Giaguaro manifesta un atteggiamento più che guardingo) hanno voglia di conoscersi, si integrano e si migliorano. Concetti semplici all'apparenza, eppure oggi come oggi rimossi o dimenticati se e' vero, come e' vero, che la "moderna" comunità in cui viviamo si considera l'apice perfettibile della civilizzazione solo a partire da se stessa. Concetti che cineasti come nel caso Gibson - a modo loro - sentono il bisogno di riproporre alla nostra attenzione, privilegiando qui la semplicità della narrazione e sollecitando quel tanto di senso del meraviglioso che ancora abita gli occhi dello spettatore.