“Apolcalypto” di Mel Gibson

Creato il 03 agosto 2011 da Cinemaleo

2006: Apocalypto di Mel Gibson

uscita usa: 8 dicembre 2006   uscita italia: 5 gennaio 2006  

Dopo il discreto L’uomo senza volto, l’ottimo Braveheart e il meno riuscito La passione di Cristo, ecco il tanto discusso attore australiano nuovamente dietro la macchina da presa.

Apoclaypto è un film a cui molte cose si possono rimproverare: un uso eccessivo della violenza, una ideologia di fondo non del tutto accettabile, un profondo manicheismo, una attendibilità storica discutibile… Ma è indubitabile che sul piano strettamente cinematografico il film sia un grande spettacolo, magnificamente girato.

139 minuti di alta tensione senza un attimo di pausa, massimamente coinvolgenti ed appassionanti. Ricostruzione ambientale sopraffina. Imponenti sequenze di massa. Attori non professionisti da plauso incondizionato. Il coraggio di utilizzare una lingua locale sottotitolata, particolarmente suggestiva. Immagini mozzafiato, fotografia splendida, ritmo frenetico… Gli ultimi 60 minuti raccontano esclusivamente la corsa del protagonista che fugge dagli inseguitori: una mirabile prova di regia che pochi saprebbero affrontare con la stessa maestria di Mel Gibson.

L’ambivalenza del film spiega le accoglienze contrastanti da parte della critica.

“È un film originale e diverso da tutti” (L’Espresso), “Ne esce un quadro confuso e schematico allo stesso tempo, dove gli elementi del racconto non rispondono a un qualche criterio di veridicità o realismo ma piuttosto alle esigenze “ricattatorie” del progetto” (Il Corriere della Sera), “Mel Gibson, alcolismo e intemperanze a parte, è un vero artista e si sta rivelando un regista fuori del comune” (La Stampa), “Un film importante per coraggio per estetica per forza” (il Farinotti), “Gibson vuol fare un cinema popolare e si impone con il ricatto emotivo sfruttando ogni occasione e ogni mezzo” (il Morandini), “Ancora una volta il centro della sua visione è la commistione viscerale di sangue e dolore” (Gli Spietati), “Dopo Braveheart, la deriva da spettacolarizzazione porta Gibson da un lato a servirsi della tecnologia (con un digitale che gli permette di utilizzare la luce naturale e fino a 4 cineprese in simultanea per sequenze anche da venti minuti), dall’altro a bearsi in riprese ipercinetiche e in una maniacale violenza sanguinolenta” (FilmUp), “Mel Gibson ci ha abituati a una visione del mondo basata su due principi contrapposti: il bene e il male. Preferibilmente entrambi con la lettera maiuscola. Incapace di accorgersi delle sfumature” (Offscreen).

p.s.

Particolarmente giuste mi sembrano due osservazioni.

Scrive Luca Baroncini: “Ci troviamo davanti alla solita interpretazione occidentale, e mistificante, dei fatti. Con una civiltà ridotta all’ennesima trasposizione del mito americano (uomo come tanti, solo contro tutti, che ha i minuti contati per salvare la famiglia e trasformarsi in eroe) e contrapposizioni tanto ovvie da risultare irritanti”.

Scrive Simona M. Frigerio: “…se Priscilla. La Regina del Deserto deve essere trasmesso in seconda serata, perché mai dovrebbe essere più educativo per un bambino vedere strappare un cuore a mani nude dal petto di un uomo ancora vivo? Misteri di una società sessuofobica, omofobica, bacchettona…”.

 

scheda  

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