La massima della mia azione difforme,
infausto al popolo il fiume
che al cinema videro spopolare
il delta, i fertilissimi campi
e i più nocivi insetti (chiara
minaccia ai vizi dei governanti!)
Fra i pampini ovunque liberi testi poetici
galleggiavano, gonfi - e si fa vano
l'ufficio dello storicò. Ma saremo
a lungo preservati dal morso
del tafano azzurro, da iniezioni
di calciobromo, dall'unghie della zarina?
Lucenti strani corpi
violano il cielo; sbanda
il filo di formiche diagonale
nel cortile riemerso; ancora
il sole sorge dietro
la Punta Campanella incustodita
dai finanzieri corrotti e un argine
ultimo crolla. Lode
a un'estate di foco. S'io fossi
la piccola borghesia colata
nelle piazze fiorite e nei dì
di festa che salvi c'ignora
dalla droga e dalla noia per un po'
d'uva lavata in mare
presso la marcia catapulta; rifugiati
al primo tuono nelle gelaterie - chi fuggirei?
Passato il temporalaccio d'agosto
i graspi giungono a riva
fra i remi ai contrabbandieri salpati
nel novilunio e anzitutto conviene
(usciti dal vico cieco chiamammo
e orme erano ovunque
dell'abominevole uomo delle nevi)
fare l'amore intanto
che sui porti la Via Lattea dilata.
Il Po nasce dal Monviso;
nuvole... ma di ciò, altra volta.